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view post Posted: 4/4/2023, 22:55 L'ottava piaga - Recensioni film


Nel libro dell'Esodo si racconta l'uscita degli Ebrei dal Regno d'Egitto sotto la guida di Mosè. Uno degli episodi più importanti di questo libro è proprio l'invio delle dieci piaghe, o punizioni divine, contro il popolo egizio. L'espressione «piaghe d'Egitto», benché di uso comune, non è però precisa, in quanto il testo biblico applica il termine «piaga» solo alla decima, mentre le prime nove sono dette «prodigi» o «segni» La redazione finale del decalogo riporta:

Tramutazione dell'acqua in sangue
Invasione di rane dai corsi d'acqua
Invasione di zanzare
Invasione di mosche tropicali
Morte del bestiame
Ulcere su animali e umani
Pioggia di fuoco e ghiaccio (grandine)
Invasione di cavallette/locuste
Tenebre
Morte dei primogeniti maschi

Gli scopi delle dieci piaghe sono due: convincere il faraone a lasciar andare gli Ebrei e dimostrare la presenza di Dio agli Ebrei e ai non-ebrei.
la morte dei primogeniti Egizi avvenne in quanto gli Ebrei, ancora inconsapevoli della forma in cui Dio avrebbe realizzato questa punizione, dissero agli stessi Egizi che la piaga si sarebbe manifestata: i primogeniti, per timore di essere uccisi, iniziarono a difendersi contro chi li voleva uccidere i quali, a loro volta, per timore di essere uccisi li uccisero. Anche il figlio primogenito del faraone morì. Vi furono morti in ogni casa e, quando non vi erano primogeniti egizi, morivano altri non ebrei.
CITAZIONE
Secondo uno studio del dr. Marr, la decima piaga è una conseguenza diretta della settima e dell’ottava piaga (grandine e locuste): gli egiziani timorosi del castigo divinoannunciato da Mosè, si affrettano ad ammucchiare nei magazzini il grano e i foraggiumidi e infetti che, ammuffendo, produssero una quantità letali di tossine velenose. Iprimogeniti, per tradizione, ricevevano doppia razione di pane e di birra (prodotti inquel contesto con cereali contaminati) per cui soccombettero all’attacco dei funghimicidiali. Stessa ipotesi per gli animali: di norma il primogenito dominante, mangia perprimo e in maggiore quantità il cibo diventato tossico. Una seconda ipotesi è stata prospettata: di fronte alla carestia,si decise di andare a prelevare quanto era stato immagazzinato.Toccava ai primogeniti, responsabili della sorte della famiglia,
entrare nei depositi. Il cibo così immagazzinato, aveva prodotto
grandi quantità di “Stachibotrys atra”, una micotossina che inalarono e che provocò la loro morte. (altra mia ipotesi e' che i primogeniti-cavallette carnivore (ci hanno girato pure un film horror) erano simbolicamente i narcisi covert faraoni e gli ebrei gli evitanti schiavi dei faraoni. Solo ristabilendo un equilibrio tra faraoni e schiavi ebrei si restaurava la pace sociale. Come è noto (ved. ns. articolo sul n. 24 – marzo 2005) la pasqua ebraica “pesah”,deriva da un vocabolo egiziano che significa “flagello divino” e che è ora interpretato come “passaggio” in ricordo dell’uscita dalla schiavitù dell’Egitto

"a chiedere imperiosamente il sacrificio di Isacco non è Dio, bensì un richiamo atavico che sorge dal profondo, venendo accolto come fosse la voce di Dio. Una voce che ordina di ripristinare l’antico sacrificio del primogenito praticato da molti popoli in età arcaica, un comandamento inconscio di regredire a costumi tribali del passato, con un senso di colpa per aver trasgredito l’antico modo di essere e di esorcizzare la paura delle tenebre" Isacco sopravvissuto al sacrificio del primogenito sposo' Rebecca da cui ebbe due figli. il primogenito Esau e l secondogenito Giacobbe. Il libro della Genesi ci racconta che quando Esaù nacque, prima di suo fratello gemello Giacobbe, era rossiccio e peloso (cfr. Genesi 25,25[3]).

Crescendo, Esaù si dimostrò abile nella caccia e uomo della steppa, e per questo era prediletto dal padre (cfr. Genesi 25,27-28[4]).

Una volta, rientrato affamato dalla campagna, vide Giacobbe che aveva cotto un piatto di lenticchie. Quando gli chiese da mangiare poiché era sfinito, Giacobbe chiese in cambio la primogenitura, e Esaù accettò (cfr. Genesi 25,29-34[5]).

In seguito perse anche la benedizione di Isacco in punto di morte, riservata al primogenito. Infatti Giacobbe, prima di lui, aveva indossato i suoi abiti e ingannato il padre, che era quasi cieco ma riconosceva i figli dall'odore, e aveva cotto un animale del gregge facendolo passare per sua selvaggina (cfr. Genesi 27,1-29[6]).

Quando si accorse di aver perso anche la benedizione, ottenne da Isacco una benedizione secondaria (cfr. Genesi 27,30-40[7]).

Inizialmente determinato ad uccidere il fratello che l'aveva ingannato, molti anni dopo che Giacobbe era fuggito per evitare la sua ira si riconciliò con lui. ............................................

Sempre i primogeniti nella parte di Caino! Sara' destino! :rolleyes:
view post Posted: 3/6/2022, 00:39 Sassolini in riva al mar.. - Blog Bakeca
"Un dialogo, senza frasi fatte, mette in me il diavolo.. " devilred
view post Posted: 1/6/2022, 12:51 Bestiario psicologico (è primavera svegliatevi bambinii!!!) - Blog Bakeca
Screen-Hunter-2

I tratti di personalità rappresentano schemi di pensiero, percezione, reazione e relazione relativamente stabili nel tempo. I disturbi di personalità compaiono quando tali tratti divengono talmente pronunciati, rigidi e disadattivi da compromettere il funzionamento lavorativo e/o interpersonale.
Quindi siamo tutti disturbati, ma finche’ non si superano certe soglie limite possiamoconsiderarci dotati di tratti di personalità, come fossero biodiversità della natura antropomorfa…
Andiamo a distinguere (molto velocemente, perché’ ci sarebbe da scriverci un libro sopra) almeno 5-6 tipi di disturbi, copia-incollando da vari siti di psicologia, e proviamo ad associare a ciascuno di essi un animale o un personaggio dei fumetti, dei cartoon ecc. che li riprendono per analogia……

Vediamo un po’ che ne esce fuori!


Disturbo narcisistico:

Sono sempre loro i protagonisti dei fumetti, probabilmente a causa del fatto che il disturbo è caratterizzato da un modello pervasivo di grandiosità, necessità di adulazione. Poiché i pazienti con disturbo narcisistico di personalità hanno difficoltà nella regolamentazione dell'autostima, hanno bisogno di lode e di affiliazioni con persone speciali o istituzioni; tendono anche a svalutare altre persone in modo che possano mantenere un senso di superiorità (la loro aggressivita’ dipende da questa esigenza).
Lo sfruttamento degli altri per promuovere se stessi è caratteristica comune con il disturbo antisociale.Tuttavia, i motivi sono diversi. I pazienti con disturbo antisociale di personalità sfruttano gli altri per guadagno materiale; quelli con disturbo narcisistico di personalità sfruttano gli altri per mantenere la loro autostima.

Rosenfeld (1987) ha distinto due forme di patologia narcisistica: overt e covert


1.Narcisisti ‘a pelle spessa‘ o narcisisti overt

Mostrano dirette espressioni di esibizionismo, auto-importanza; sono arroganti, aggressivi,
tendono a distruggere l’oggetto e sopravvivono grazie all’investimento in un sé idealizzato.
Mancano di empatia e non sono in grado di identificarsi con i bisogni degli altri; ciò influisce
anche sulla loro capacità di partecipare a gruppi. Sono spesso invidiosi degli altri (dei loro
talenti, risultati e possedimenti), e quindi rovesciano la realtà credendo che gli altri siano
invidiosi di loro. Questo li fa sentire sospettosi e non gli permette di fidarsi degli altri, in
oltre si sentono profondamente minacciati, il che crea intensi sentimenti di rabbia. Esagerano
i loro risultati e talenti e si aspettano di essere riconosciuti come superiori, anche senza
risultati sufficienti. Sono sfruttatori interpersonali e trarranno vantaggio dagli altri per
raggiungere i propri bisogni. In pubblico puntano a manifestarsi come fighi, calmi e sofisticati,
ma dentro esplodono di rabbia.

Sono personaggi ispirati a questo tipo di personalita’:
Orchi delle fiabe, Incredibile Hulk, Uomo roccia, Tigrotto, Diavolo della Tasmania, Supermen, Re Leone, Gatto Silvestro, Orlando, Cesare, Napoleone ecc.

Sono animali totem di questo tipo di personalita’:
Leoni, tigri, gatti, cavalli, panda, maiali, cinghiali, rinoceronti ecc.


2. Narcisisti covert. Narcisisti a pelle sottile


Intelligente, introverso, sensibile, talvolta depresso e vulnerabile, si presenta così il narcista ”
nascosto” o covert. Ma dietro la maschera del raffinato intellettuale, dell’artista
anticonformista o del bravo ragazzo dai nobili principi si nasconde una personalità narcisistica,
incline a stabilire rapporti con gli altri di tipo utilitaristico e di sfruttamento. Il narcisista
covert sembra essere ipersensibile, ansioso, timido e insicuro, ma osservato da vicino
sorprende con le sue fantasie grandiose che tiene nascoste. Mancano della spinta verso la
realizzazione personale che caratterizza invece il narcisista overt, con cui condividono la
mancanza di empatia emozionale e che compensano invece con quella cognitiva. Provano
vergogna e senso d’inferiorità, cercano approvazione e sono ipersensibili a qualsiasi critica
(permalosi). I narcisisti covert ci tengono a presentarsi come delle persone molto sofferenti,
identificandosi con la loro triste storia che è il loro biglietto da visita con tutti quelli con cui
entrano in contatto. Non è infrequente che sin dall’inizio (qualche volta persino al primo
appuntamento) il narciso accenni ad un episodio particolarmente doloroso del suo passato che
ha avuto un impatto sconvolgente su tutta la sua vita. Non importa quale sia il contenuto del
triste racconto, il narcisista tenderà a presentarsi come una persona sfortunata e sofferente
con una vita e un passato travagliato. Tuttavia, non è mai un buon segno quando il dolore viene
esibito.
Secondo Cooper (1998) Il DSM descrive in modo abbastanza adeguato il tipo overt,
mentre non descrive adeguatamente il tipo covert a causa dell’omissione di una
comprensione psicodinamica della patologia del narcisismo covert.

Le comorbilità sono frequenti nei naricisisti. I pazienti spesso hanno anche un disturbo depressivo (p. es., disturbo depressivo maggiore, disturbo depressivo persistente),
anoressia nervosa, un disturbo da abuso di sostanze (soprattutto cocaina), o un altro
disturbo di personalità (istrionico, borderline, paranoide).Gli individui con Disturbo
Paranoide di Personalità provano costantemente del risentimento, e sono incapaci di
dimenticare insulti, offese, o ingiurie che pensano di avere ricevuto. Piccoli torti evocano
grande ostilità, e i sentimenti suscitati persistono per molto tempo.La loro natura
aggressiva e sospettosa può suscitare negli altri una risposta ostile, che serve a
confermare le loro aspettative originarie, e il pensiero malevole è confermato e validato,
profezia che si auto-avvera.

Sono innumerevoli i personaggi ispirati a questo tipo di personalita’:

Topolino, Batman, Vampiri, Zorro, Picchiarello, Spidermen, Iron Men, ET l'extraterrestre, Bugs Bunny,
Bambi, Stich, Pinocchio, Capitan Harlock, Hobbit, Streghe, Iside, Belzebu’, Hermes, Proserpina, Dioniso, Maria Maddalena, Sant'Agostino ecc.

Sono animali totem di questo tipo di personalita’:
Aquile reali, topi, pipistrelli, ragni, cani, conigli, cervi, cerbiatti, serpenti, tartarughe, lorichetto blu, mantidi, squali, pecore nere ecc.


3. Disturbo dipendente di personalità’

Il disturbo dipendente di personalità è caratterizzato da un pervasivo, eccessivo
bisogno di essere curati, che porta a sottomissione e a comportamenti di
attaccamento. Nei pazienti con disturbo dipendente di personalità, la necessità di
essere accuditi ha come effetto la perdita della loro autonomia e dei loro interessi.
Poiché sono intensamente preoccupati che qualcuno si prenda cura di loro, diventano
eccessivamente dipendenti e sottomessi. Questi pazienti si considerano inferiori e
tendono a sminuire le proprie capacità; prendono ogni critica o disapprovazione come
prova della loro incompetenza, minando ulteriormente la loro fiducia. Chi soffre di
questo disturbo ha una percezione tipica di sé che lo porta come conseguenza ad avere una
bassa autostima (Sindrome dell'impostore). Normalmente le persone con questo disturbo si sentono inadeguate rispetto
agli altri, come se avessero qualcosa di meno che le porta a sentirsi inferiori; si percepiscono
infatti sbagliate. Tale considerazione le rende quindi insicure e con bassa autostima e questo
si ripercuote sul loro modo di relazionarsi con le persone e sul ruolo che gli altri rivestono
nella loro vita. Essi sentono il bisogno solitamente di una persona di riferimento, di una religione, da cui sentirsi protetti e guidati,
che può essere un genitore, un famigliare stretto,un amico, il partner o collega più esperto. Le parole chiave per descrivere questo disturbo di personalità sono “appiccicoso” e “arrendevole”. Questo disturbo colpisce con maggiore frequenza il sesso femminile e soggetti con un’età media superiore ai 40 anni. Le persone con il disturbo dipendente di personalità si scelgono partner con caratteri forti che assumono nei loro confronti comportamenti dominanti e che, in alcuni casi, possono divenire abusanti.
Un'abilità che questi soggetti hanno di solito ben sviluppata è la capacità di comprendere in
anticipo i bisogni della persona a loro cara, così da anticiparli sul tempo. In questo modo
sperano di insinuare nella mente della persona interessata l'idea che loro sono essenziali per
la sua felicità e benessere; questo li salvaguarderà da eventuali pensieri negativi che l'altra
persona possa fare su di loro. Cercano di curare le proprie ferite emotive occupandosi di
quelle altrui.

Sono vari i personaggi ispirati a questo tipo di personalita’:
Paperino e Paperopoli, la gallina Marta, la Sirenetta, Sailor Venus, Mew mew Focena, la madre sufficentemente buona di Winnicot, la Madonna cristiana ecc.

Sono animali totem di questo tipo di personalita’:
Anatre, papere, galli e galline, pesci, delfini, lumache, pecore bianche ecc.

4.Disturbo evitante di personalità’

Il disturbo evitante di personalità si caratterizza per l'evitamento di situazioni sociali
o interazioni che comportano il rischio di rifiuto, la critica, o l'umiliazione.
L’evitamento è una strategia comportamentale messa in atto per riuscire a gestire al
meglio le emozioni. Lo scopo, dunque, è sottrarsi dall’esporsi a situazioni, persone,
eventi temuti per evitare di affrontare l’emozione negativa che ne deriva.
L’evitamento, perciò, è un meccanismo difensivo, o strategia di fronteggiamento, dei
problemi, tipica dei disturbi d’ansia. Infatti, uno dei sintomi caratteristici di molti
disturbi d’ansia è proprio l’evitare di entrare in contatto con la situazione o con la cosa temuta.Più evitiamo le situazioni, meno ci sentiremo efficaci, e questo rinforza l’ideache non siamo in grado di metterci in gioco. Inoltre, quando evitiamo, l’ansia diminuirà
e, a questa riduzione, si assocerà un immediato senso di sollievo che ci porti a credere
nell’effettiva efficacia dell’evitare, dato che l’emozione negativa si è, appunto,
momentaneamente abbassata. La strategia migliore è’ allora il fronteggiamento.
Le comorbilità sono frequenti. I pazienti spesso hanno anche disturbo depressivo
maggiore, disturbo depressivo persistente, disturbo ossessivo compulsivo, o un disturbo
d'ansia (p. es., disturbo di panico, in particolar modo fobia sociale [disturbo d'ansia
sociale]). Essi possono anche avere un altro disturbo di personalità (p. es., dipendente,
borderline, oppositivo-provocatoro). I pazienti affetti da fobia sociale e disturbo evitante di
personalità hanno sintomi più gravi e disabilità rispetto a quelli con un solo disturbo.Il
bambino affetto da disturbo oppositivo provocatorio litiga spesso con adulti e coetanei, si
rifiuta di rispettare le richieste e le regole, spesso ride se sgridato, irrita deliberatamente gli
altri e li accusa dei proprio errori. Sono state avanzate diverse ipotesi per spiegare
l’eziologia del disturbo oppositivo provocatorio; alcune di esse fanno rifermenti a fattori di
rischio di tipo temperamentale, come un’elevata reattività emozionale, una scarsa
tolleranza alla frustrazione o tratti di iperattività. Altre ipotesi attribuiscono invece una
rilevanza maggiore ad aspetti di natura ambientale, quali pratiche educative troppo rigide e
incoerenti. Il disturbo ossessivo-compulsivo di personalità è caratterizzato da una
preoccupazione diffusa per l'ordine, il perfezionismo, e il controllo (senza spazio per la
flessibilità) che in ultima analisi rallenta o interferisce con il completamento di un lavoro)

Sono vari i personaggi ispirati a questo tipo di personalita’:
Pippo, Lupo Alberto, Elfi, Puffi, Winnie the pooh, Dumbo, Poison Ivy, Mew mew viola, Minions viola, Thor, Flash, Sonic, Sponge Bob, Osiride, Gesù Cristo, Ghandi, San Francesco ecc.

Sono animali totem di questo tipo di personalita’:
Lupo, Orso, Riccio, Mucca, Elefante, ecc.


5. Il disturbo borderline di personalità

è caratterizzato da una modalità pervasiva di instabilità e di ipersensibilità nei
rapporti interpersonali, instabilità nell'immagine di sé, estreme fluttuazioni
dell'umore, e impulsività. I pazienti con disturbo borderline di personalità hanno una
intolleranza all'essere soli; fanno sforzi frenetici per evitare l'abbandono e generare
crisi, come la realizzazione di gesti suicidari in una modalità che invita al salvataggio e
all'assistenza da altri. Un'anamnesi remota relativa all'età adolescenziale di abusi
fisici e sessuali, di abbandono, di separazione dei genitori, e/o la perdita di un
genitore è comune tra i pazienti con disturbo borderline di personalità. i pazienti
borderline sono alla ricerca di attenzione, assumono un comportamento manipolatorio
e presentano emotività rapidamente mutevole; questi soggetti manifestano sentimenti
cronici di vuoto profondo e idee pervasive di essere cattivi. l'instabilità emotiva è una caratteristica
fondamentale del disturbo borderline di personalità. Il paziente borderline cambia umore rapidamente
e con molta facilità (cioè, passa dal sentirsi bene all'essere estremamente giù di morale o depresso in pochi minuti, tanto da essere spesso erroneamente confuso con bipolarismo e schizofrenia) e può addirittura provare emozioni contrastanti nello stesso momento;
a momenti di disforia si possono alternare tristezza o ansia generalizzata. Altre caratteristiche sono
il comportamento impulsivo e spericolato, abuso di sostanze, cleptomania, frequenti rotture e autosabotaggi delle relazioni e tendenza alla sessualità promiscua

Sono vari i personaggi ispirati a questo tipo di personalita’:
Joker, Harley Queen, Arlecchino, l'Enigmista, Cremonini, Arisa, Elisa ecc.

Sono animali totem di questo tipo di personalita’:
Pinguino, unicorno, fenicottero rosa?


6. Il disturbo istrionico di personalita’

Il disturbo istrionico è un'alterazione della personalità caratterizzata da continua
ricerca di attenzione ed esagerata emotività. Quest'ultima si manifesta attraverso
modalità teatrali e costanti tentativi di ottenere rassicurazione, approvazione e
sostegno dagli altri. Inoltre, le persone con disturbo istrionico hanno un
atteggiamento fortemente seduttivo e manipolatorio, tendono alla somatizzazione e
sono continuamente alla ricerca di stimoli che siano in grado di mantenerle in un
costante stato eccitatorio. La tendenza di questa personalità all'eccessiva
drammatizzazione può compromettere, infatti, le relazioni e, nel tempo, condurre alla
depressione. I soggetti istrionici hanno uno scarso senso di identità personale, che li
porta a concentrarsi molto sul mondo esterno: la teatralità nell'espressione emotiva
non è sinonimo di intensità, ma di una grande distanza con il proprio mondo interno
emozionale ed affettivo. i soggetti istrionici sono particolarmente impressionabili,
danno un'importanza eccessiva alle opinioni altrui e tendono frequentemente a
considerare le relazioni personali più intime di quanto non siano in realtà.
La rigida-isterica tende a ricercare il padre come oggetto d’amore e a vivere la madre
come rivale, la frustrazione produce irrigidimento e porta a sviluppare un atteggiamento di orgoglio.
L'isterica moderna si concede la fisicità dell'attività sessuale, ma la dissocia dall'amore romantico.
Il conflitto interiore si presenta meno intenso e si limita, nella sua espressione, a pianti e strilli improvvisi.
Dal momento che l'eccitazione romantica esiste solo al di fuori della famiglia patriarcale,
l'isterica fa la civetta con gli altri uomini. Seduce gli altri, ma non seduce per fini sessuali.
Anzi accade spesso che dopo un corteggiamento al momento di passare ai fatti si tiri indietro,
con grande sorpresa di chi la/lo corteggia. Spesso utiilizza come scusa per allontanarsi dei
malesseri fisici che sa perfettamente di non avere.

Sono vari i personaggi ispirati a questo tipo di personalita’:

Don Giovanni, Padre Pio, Salvador Dalì, Renato Zero, Cappellaio matto, la Checca isterica, il malato immaginario, Mew mew Paddy ecc.

Sono animali totem di questo tipo di personalita’:

Scimmia, scoiattolo, civetta, camaleonte ecc.

Edited by Lapillo+ - 2/6/2022, 04:06
view post Posted: 9/12/2021, 11:46 Studi sulla conclamata incostituzionalita' del c.d. Green Pass - Blog Bakeca
CITAZIONE
Da Osservatorio permanente per la legalità costituzionale "Stefano Rodota'"

Il 14 giugno 2021 è stato approvato dal Parlamento e dal Consiglio il Regolamento (UE)
2021/953 che ha previsto un certificato verde digitale per agevolare la libera circolazione sicura
dei cittadini nell’UE durante la pandemia da COVID-19. Esso non dovrebbe tuttavia costituire, come
già esplicitato nella proposta della Commissione, presupposto indispensabile per la libera
circolazione, libertà che risulta essere pilastro fondamentale nel processo di integrazione dell’Unione,
o per esercitare altri diritti fondamentali 1 .

L’attestazione sarà fruibile da ogni cittadino europeo e dai suoi familiari, ma il punto 12 del
Regolamento UE 2021/953 rimanda al Regolamento UE 2021/954 l’estensione delle misure per il
rilascio del certificato verde anche ai cittadini di Paesi terzi che si trovino o soggiornino legalmente
negli Stati membri e siano autorizzati a viaggiare all’interno dell’Unione.

Il certificato avrà validità in tutti gli Stati membri dell’Unione – così da consentire che le
restrizioni attualmente in vigore possano essere revocate in modo coordinato – e attesterà l’avvenuta
vaccinazione contro il Covid-19 (senza distinzione alcuna rispetto al tipo di vaccino inoculato), il
risultato negativo a un test molecolare o antigenico rapido o la guarigione dal virus.

Le autorità nazionali saranno responsabili del rilascio del certificato (da parte di strutture
ospedaliere, centri vaccinali, autorità sanitarie o centri che erogano i test) e la relativa versione digitale
potrà essere salvata su un dispositivo mobile. Sia questa che la versione cartacea del certificato
disporranno di un codice QR contenente le informazioni essenziali e di un sigillo digitale, a garanzia
dell’autenticità del certificato.

Nel corrispondere alla necessità di tutela dei dati personali, i certificati comprenderanno solo
una serie limitata di informazioni, che non dovranno essere conservate nei Paesi visitati. A fini di
verifica, verranno controllate solo la validità̀ e l’autenticità̀ del certificato, constatando da chi sia stato
rilasciato e firmato. Tutti i dati sanitari dovranno essere conservati unicamente dallo Stato membro
che ha rilasciato il Green pass.

Il Parlamento europeo e il Consiglio nel denominare il certificato «EU digital certificate
Covid-19», hanno altresì stabilito che esso sarà valido dal 1° luglio 2021, che avrà durata di 12 mesi
e che potrà essere rilasciato dagli Stati membri solo dopo la seconda dose vaccinale (ove prevista).
Esso impedirà̀ agli Stati membri di imporre una quarantena obbligatoria o un test anti-Covid a coloro
che siano in possesso della suddetta certificazione 2 .

Il Green pass europeo ha dunque una funzione di armonizzazione e di libera circolazione,
coerente con i valori fondanti l’Unione. Esso descrive una situazione fattuale (vaccinato, guarito,
detentore tampone negativo recente) ritenuta sufficiente dall’ Europa per non offrire ai Paesi membri
la possibilità di imporre ulteriori aggravi di accesso e di circolazione ai detentori del Green pass 3 .

Nulla il Green pass dice sulla maggiore o minore contagiosità di chi lo detiene, pur
presupponendo che chi si trova in una di queste tre condizioni sia potenzialmente meno pericoloso
dal punto di vista della diffusione del vaccino rispetto a chi non vi si trovi.

Giova tuttavia considerare che tutte e tre le condizioni certificate dal Green pass non sono
garanzia scientifica di non contagiosità. Infatti: a) come risulta da bugiardini e moduli di consenso
informato i vaccini non proteggono contro l’infezione ma solo contro la malattia; b) i tamponi mantengono una percentuale non trascurabile di errore c) la guarigione non è garanzia di non
contagiosità 4 .

Si tratta di aspetti che non si possono trascurare tanto nella fase in cui il vaccino è ancora in
fase sperimentale (avendo ottenuto solo un’autorizzazione di emergenza) quanto a sperimentazione
avvenuta se la capacità di limitare il contagio non dovesse risultare confermata.

3. L’introduzione della certificazione verde: continuità o
discontinuità con il Green pass europeo?

Anche in Italia, con il Decreto-legge n. 52/2021, in parte già modificato, dopo meno di un
mese, con il Decreto-legge n. 65/2021, sono state introdotte le c.d. “Certificazioni verdi COVID-19”.
Anch’esse sono volte a comprovare lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2, la
guarigione dall’infezione o l’effettuazione, con risultato negativo, di un test molecolare o antigenico
rapido al Covid- 19.

La novella legislativa specifica che, a partire dal 6 agosto 2021, la certificazione, nell’ipotesi
di vaccinazione, è valida per nove mesi a far data dal completamento del ciclo vaccinale o, nell’ipotesi
di avvenuta somministrazione della sola prima dose vaccinale, dal quindicesimo giorno successivo
alla sua somministrazione fino alla data prevista per il completamento del ciclo vaccinale 5 , che deve L’attestazione di avvenuta guarigione, rilasciata dalla struttura ospedaliera presso la quale è
stato effettuato il ricovero del paziente affetto da Covid-19 o, per i pazienti non ricoverati, dai medici
di medicina generale e dai pediatri di libera scelta avrà invece validità di sei mesi. Essa cesserà di
avere validità se, nel periodo di vigenza semestrale, l’interessato venga identificato come positivo al
SARS-CoV-2. (ciò rafforza quanto detto supra sul dubbio collegamento fra le informazioni
contenute nel Green pass e l’aspetto della contagiosità). Quanto al test molecolare o antigenico
rapido, avrà validità di quarant’otto ore dalla sua esecuzione.

Nel nostro Paese, ai fini della certificazione, saranno altresì equivalenti le attestazioni
rilasciate in conformità al diritto vigente negli Stati membri dell’Unione, nonché quelle rilasciate in
uno Stato terzo a seguito di vaccinazione riconosciuta nell’Unione Europea e validata da uno Stato
membro.

Le nuove disposizioni, nell’ottica del migliore coordinamento in ambito europeo, saranno in
vigore sino alla data di vigenza degli atti delegati per l’attuazione delle disposizioni di cui alla
proposta di regolamento europeo citata supra e sottolineano, sempre in questa logica, la necessaria
interoperabilità delle certificazioni verdi, l’utilizzo del gateway europeo, nonché́ la necessità di
rispettare la normativa per la protezione dei dati personali 6 .

A dispetto della natura informativa piuttosto che normativa del Green pass, tesa, secondo
il dettato normativo europeo 7 , ad agevolare la circolazione ed evitare “le quarantene”, il dibattito sull’
utilizzo interno al territorio nazionale è risultato progressivamente attribuire alla certificazione in
questione contenuti normativi. La differenza assume rilevanza giuridica sia sul piano teorico, che applicativo. Infatti, mentre
anche in mancanza di Green pass è possibile accedere a qualunque paese europeo (soltanto si
potrebbe essere oggetto di quarantena), traslato nel diritto interno le conseguenze assumono carattere
normativo-prescrittivo.

In questo senso, sembrerebbe esprimersi il d.l. n. 105 del 23 luglio 2021 rubricato “Misure
urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio
in sicurezza di attività sociali ed economiche” con il quale, oltre a prorogare lo stato
d’emergenza al 31 dicembre 2021, all’art. 3, comma 1, si prevede che “A far data dal 6 agosto 2021,
è consentito in zona bianca esclusivamente ai soggetti muniti di una delle certificazioni verdi COVID-
19, di cui all’articolo 9, comma 2, l’accesso ai seguenti servizi e attività:…”. Ma su questo punto
torneremo, in particolare sulla differente natura giuridica del Green pass europeo da quello italiano
e sulla legittimità costituzionale del suddetto Decreto-legge.

Sulla base del suddetto quadro normativo, scaturente dall’interazione tra ordinamento europeo
ed ordinamento interno, proviamo a riflettere se gli effetti che sembra si vogliano attribuire al Green
pass, si muovano all’interno del perimetro costituzionale e soprattutto dei principi fondativi della
nostra forma di Stato, che nel solco delle tradizioni liberal-democratiche sono tesi a bilanciare e a
coniugare libertà individuali con doveri inderogabili (artt. 2 e 3 Cost.).
Inoltre, proviamo ad interrogarci se il suddetto quadro normativo risulta compatibile “con i
regolamenti (UE) 2021/953 e 2021/954 del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 giugno 2021”
come richiede l’art. 4 comma 3, punto2) dello stesso d.l. n. 105/2021.

Ma ancora prima, facciamo un passo indietro, domandandoci innanzitutto, qual è l’obiettivo
primario della normativa europea? Da una parte, ovviamente la tutela della salute, quale diritto
fondamentale della persona e interesse della collettività che, com’è noto, nel nostro ordinamento
giuridico, trova il proprio fondamento giuridico nell’art. 32 Cost.; dall’altra agevolare la libera
circolazione sicura dei cittadini in possesso del Green pass, ovvero di uno dei su indicati requisiti per il rilascio dello stesso, verso i quali gli Stati membri UE non potranno imporre una quarantena
obbligatoria o un test anti-Covid.

Nella “logica europea”, il trattamento differenziato, tra chi detiene i requisiti per il rilascio del
Green pass e chi non li detiene - se il fine è l’armonizzazione dei requisiti di accesso ai Paesi
membri - potrebbe essere ragionevole (come, mutatis mutandis il passaporto diplomatico o la
corsia preferenziale per i frequent flyers) in quanto teso ad agevolare la circolazione in sicurezza
e non a limitarla.

Considerato, inoltre, che il libero rifiuto di persone che “hanno scelto di non vaccinarsi”, non
potrebbe – stando alla lettera del Regolamento UE 2021/953 nella versione rettificata dei primi di
luglio – rappresentare un motivo legittimo per limitare la libertà di circolazione nell’UE, consentendo
loro di accedere a forme alternative al vaccino come il test molecolare o antigenico rapido, che, pur
con fisiologica incertezza scientifica comproverebbero invece la negatività al COVID.

Al momento l’impressione è che con l’ultimo suddetto Decreto-legge, l’ordinamento giuridico
italiano non recepirebbe le scelte del diritto europeo in materia di Green pass, ovvero la
facilitazione della libertà di circolazione in sicurezza tesa a sopprimere la quarantena obbligatoria. Al
contrario il d.l. n. 105/2021 sembrerebbe conferire al Green pass natura di norma cogente ad effetti
plurimi di discriminazione e trattamento differenziato 8 .

Prima dell’entrata in vigore dell’ultimo decreto-legge, che impedisce ai cittadini privi di
Green pass di svolgere determinate attività e di poter accedere ad una serie di luoghi, che
contribuiscono al benessere psico-fisico ed alla tutela della dignità umana, il quadro normativo espresso dal nostro ordinamento sembrava porsi in armonia con quello europeo e non se ne
ravvisavano profili di possibile illegittimità costituzionale.

Esso, infatti, appariva rispettoso al contempo del principio fondativo della protezione della
dignità delle persone, i cui diritti fondamentali devono essere garantiti a ciascuno “sia come singolo,
sia nelle formazioni sociali 9 ove si svolge la sua personalità” (art. 2 della Costituzione) e della tutela
della salute quale bene collettivo, indicando ai soggetti linee guida da seguire per circolare
liberamente nel rispetto dell’interesse collettivo alla salute, senza che il fondamentale diritto alla
salute del singolo, inteso nella sua più ampia accezione di benessere psico-fisico, fosse postergato al
primo.

Inoltre, va sottolineato come il Green pass, nella versione originaria, interveniva sul
principio della libera circolazione, in quanto strumento di facilitazione e non di compressione di una
libertà, ovvero quella di spostarsi liberamente tanto entro i confini nazionali quanto entro lo spazio
europeo, e la cui disciplina costituiva un’esplicitazione a livello nazionale della normativa
regolamentare europea 10 .

In relazione al suddetto Decreto-legge, sorgono pertanto plurimi ordini di problemi, perché
diverse sono le dimensioni giuridiche coinvolte: 1) sotto il profilo generale, possibile violazione
dell’ordinamento giuridico europeo, poiché mentre in ambito europeo il Green pass ha valenza
informativa, assume viceversa nel nostro ordinamento valenza obbligatoria e prescrittiva;
2) presunta violazione del dato costituzionale, laddove, pur in assenza di un obbligo vaccinale e di un serio dibattito parlamentare come accaduto in Francia, s’introducono forme di discriminazione e di
trattamento differenziato nei confronti dei soggetti non titolari del Green pass.

Una scelta che implica valutazioni di politica sanitaria nazionale incidenti sull’esercizio di
diritti fondamentali richiede, infatti, l’assunzione di una decisione in un quadro di trasparente dibattito
pubblico e con il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali: pur non condividendone gli esiti, si
dà atto del processo decisionale impiegato in Francia per l’adozione del pass sanitario che ha visto
il coinvolgimento del Consiglio di Stato, del Parlamento e del Consiglio costituzionale, adito dalle
minoranze parlamentari e dallo stesso Primo ministro Jean Castex promotore, insieme al Presidente
Emmanuel Macron, del disegno di legge governativo.

Sotto il profilo procedurale, il Governo francese ha dunque scelto la via maestra dell’atto
legislativo e del dibattito parlamentare per adottare una misura che, al pari di quella italiana, impatta
su diritti e libertà fondamentali, mentre l’azione del Governo italiano si è appiattita sulla logica
emergenziale del decreto legge, sottraendo ancora una volta al Parlamento il potere di orientare –
anche attraverso il contributo delle minoranze parlamentari che sono logicamente escluse dalla
deliberazione sul decreto legge, dominio della maggioranza governativa - la scelta politica in un
ambito, come quello dell’adozione del Green pass, nel quale principi fondamentali, diritti
individuali di libertà e interesse della collettività alla salute devono trovare una loro equilibrata
coesistenza.

In merito al primo punto, il nostro ordinamento con l’ultimo Decreto-legge sembrerebbe
esprimere un modello divergente e dicotomico da quanto rappresentato nel su citato quadro
ordinamentale europeo, pertanto sulla base degli artt. 11 e 117, comma 1 Cost. e della giurisprudenza
della Corte costituzionale, tale d.l. andrebbe disapplicato dal giudice ovvero, in subordine, attivato il meccanismo del rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia 11 . Infatti, non si tratterebbe di una
divergenza minore e superabile nel quadro di un libero esercizio di discrezionalità politico-legislativa,
ma saremmo in presenza della configurazione di un altro modello di governance della
pandemia, fondato su forme discriminatorie, piuttosto che estensive dell’esercizio dei diritti.

Mentre il quadro normativo europeo configura un modello di governance basato sul
ragionevole trattamento differenziato, teso ad agevolare la libertà di circolazione in sicurezza, nel
modello de quo sembrano trovare spazio provvedimenti di carattere normativo e/o amministrativo,
tali da generare irragionevoli e non proporzionati trattamenti differenziati al punto da incidere su
ampie fette della vita sociale dei cittadini.

Inoltre, la normativa europea (il considerando 6 del Regolamento UE 2021/953) riconosce
il potere degli Stati membri di stabilire limitazioni – sempreché proporzionali e non discriminatorie -
al diritto di circolazione, ma occorre che esse siano “strettamente limitate nella portata e nel tempo”:
anche sotto questo profilo si rivela stridente il contrasto con la normativa europea del Decreto-legge
n. 105 del 2021, che prevede l’ulteriore proroga di sei mesi dello stato di emergenza – a dispetto delle
precedenti proroghe tutte trimestrali - e l’estensione del possesso della certificazione COVID-19
all’accesso a un numero imprecisato di servizi commerciali, culturali e ricreativi.

In relazione al secondo punto, con l’entrata in vigore del d.l. n. 105/2021 la certificazione
diviene, ai sensi dell’art. 3, comma 1, il presupposto per adottare trattamenti differenziati in ordine
all’utilizzo di determinati servizi ed all’accesso in luoghi aperti al pubblico. In questi casi, non si
tratterebbe più soltanto di agevolare la libertà di circolazione in sicurezza, ma di imporre trattamenti
differenziati, la cui ragionevolezza e proporzionalità andrebbe misurata caso per caso, stante l’assenza
di un obbligo vaccinale. In sostanza, la certificazione verde finirebbe per costituire l’imposizione, surrettizia e
indiretta, di un obbligo vaccinale per quanti intendano circolare liberamente e/o usufruire dei suddetti
servizi o spazi. Ne conseguirebbe la violazione della libertà personale, intesa quale legittimo rifiuto
di un trattamento sanitario non obbligatorio per legge, o comunque di continue e quotidiane pratiche
invasive e costose quali il tampone.

Resta sullo sfondo la questione se il Green pass, nella versione precettiva introdotta dal
Decreto-legge n. 105/2021, possa costituire valido strumento per imporre quelle limitazioni alla
libertà di circolazione per motivi di “sanità” pubblica previste dall’art. 16 della Costituzione, che
attenta dottrina tiene distinta dalla libertà personale ex art. 13 Cost., sebbene si tratti di libertà
strettamente connesse 12 .

Se da un lato si può sostenere che la riserva di legge formale contenuta nell’art. 16 Cost. sia
stata rispettata dall’adozione del Green pass con Decreto-legge, dall’altro occorre interrogarsi se
il Green pass, per essere ragionevole e proporzionato in termini di costi/benefici, sia effettivamente
l’unico strumento in grado di garantire la sicurezza sanitaria dei cittadini e dunque tale da imporre
limiti legittimi alla libertà di circolazione, così come consente la Costituzione.

Da un’attenta lettura dell’art. 3 del Decreto-legge n. 105/2021, sembrerebbe che s’intenda
attribuire al Green pass la valenza di “lasciapassare” per l’accesso ai servizi (attività ricreative e/o sportive e/o culturali), riferendosi, dunque, più alla sfera della libertà personale, intesa quale diritto
di svolgere attività che sviluppino la propria dimensione psicofisica (art. 2 in combinato disposto con
l’art. 13 Cost.), piuttosto che alla sfera della libertà di circolazione. Infatti, quest’ultima non subirebbe
limitazioni dall’introduzione del Green pass, ben potendo i non vaccinati circolare
“liberamente” sul territorio nazionale, fintantoché l’indice regionale dei contagi lo consentirà.

Ma anche a voler ritenere il Green pass uno strumento limitativo della libertà di
circolazione, la questione si infrange sulla carenza del presupposto giustificativo della natura
prescrittiva dello stesso, che non potrebbe collegarsi esclusivamente alla “sua” fonte di produzione
(il decreto-legge), ma che andrebbe identificato nella preventiva imposizione dell’obbligo vaccinale
con legge, nel rispetto del parametro del principio di legalità sostanziale e formale.

La prova di resistenza, per testare la legittimazione giuridica del Green pass, è dunque
costituita dall’assenza di obbligo vaccinale, per cui soltanto una legge che imponga la vaccinazione
obbligatoria – ove sussistano i presupposti legali e scientifici - potrebbe costituire valido fondamento
giuridico al Green pass di tipo prescrittivo.

Si passa dunque da un modello europeo che propone di agevolare la libertà di circolazione in
sicurezza, impostato su un concetto di responsabilità individuale e collettiva, ben riconducibile, nei
suoi aspetti strutturali e funzionali, ad i modelli liberal-democratici, ad un modello prescrittivo e
discriminatorio, nel quale la dimensione della doverosità, pur presente in Costituzione, si troverebbe
priva di un fondamento giuridico costituzionale, ed in ogni caso apparirebbe sproporzionata rispetto
alle esigenze tese a garantire l’esercizio responsabile di libertà individuali. . Green pass e obbligo vaccinale:
simul stabunt simul cadent?
In assenza della generalizzata obbligatorietà del vaccino, che sarebbe comunque
costituzionalmente discutibile, o comunque necessaria di seri e rigorosi approfondimenti, non solo in
virtu’ della natura sperimentale dei vaccini utilizzati, ma anche dalla mancanza di prova circa la sua
capacità di limitare il contagio (effetto sull’ infezione e non solo sulla malattia), rendere il patentino
verde requisito necessario per esercitare il diritto alla circolazione o per accedere a determinati
luoghi/servizi, comporterebbe, di fatto, in violazione dell’art. 32 Cost., la scelta tra il vaccinarsi o il
sottoporsi a continui test o, peggio ancora, rinunciare a priori all’esercizio di propri diritti 13 .

Pertanto, in presenza di un oggettivo ampliamento di trattamenti differenziati, a partire dal 6
agosto 2021, il punto nodale resta la percorribilità giuridica dell’obbligo vaccinale con legge dello
Stato; ovvero affidare al Parlamento la volontà politica di un’imposizione normativa, che troverebbe
il proprio fondamento giuridico costituzionale nell’art. 32 Cost. pur nell’ incertezza scientifica circa
l’impatto verso terzi della scelta personale fra il vaccinarsi e il non farlo.

Sul punto, restano le diffuse perplessità ed interrogativi: è possibile introdurre un obbligo
vaccinale generalizzato, almeno sino a quando il vaccino – e i suoi richiami – siano sottoposti ad
autorizzazione condizionata 14 dell’EMA di validità annuale rinnovabile – condizionata perché ancora
in fase sperimentale e non siano effettivamente e pienamente disponibili negli Stati membri? Il tema di fondo è dunque se è da ritenersi legittimo e conforme alla Costituzione che un
Decreto-legge attribuisca al certificato verde valore normativo e doverosità giuridica, comprimendo
un complesso di libertà individuali, in assenza di obbligo vaccinale.

Il diritto alla salute può determinare, come del resto è, ed è stato, limiti ad altri diritti
costituzionalmente garantiti; può legittimamente con legge, nei limiti dell’art. 32 Cost., prevedere
l’obbligo del vaccino, ma non giustificherebbe, né legittimerebbe, in assenza di una interpositio
legislatoris (obbligo vaccinale ex lege) atti sproporzionati ed irragionevoli che possano
determinare ingiustificati trattamenti differenziati 16 .

Si aggirerebbe così, nella sostanza, la riserva di legge assoluta, con una serie di atti che
porterebbe al medesimo obiettivo, nell’ assenza di una base fattuale ragionevole tanto per
l’imposizione vaccinale (esclusa in tutti i Paesi europei anche per le categorie a rischio) quanto per una sua implementazione de facto. Porre in essere una rete di limitazioni all’esercizio di diritti
costituzionalmente garantiti, attraverso provvedimenti, che appaiono, come si è cercato di dimostrare,
dalla debole sostenibilità giuridica, determinerebbe un obbligo vaccinale surrettizio.

Se l’obiettivo è quello di vaccinare tutta la popolazione, occorrerebbe esprimerlo con un
chiaro e netto atto di indirizzo politico, ovvero con una legge formale, la quale allo stato, tuttavia,
non sembrerebbe poter resistere ai limiti costituzionali vigenti, in virtù della sperimentalità e delle
limitate conoscenze scientifiche circa l’impatto sull’ infezione.

La legge, pur con le suddette perplessità, dovrebbe, in relazione al principio di legalità ed alla
riserva di legge assoluta, essere messa in condizione di svolgere un proprio ruolo centrale, soprattutto
quando occorre porre in equilibrio, in un modello liberal-democratico, la tutela dei diritti con
l’adempimento dei doveri inderogabili, in un quadro basato su eguaglianza e solidarietà.

Che il decreto legge non rappresenti un’idonea base giuridica per l’introduzione e l’utilizzo
dei certificati verdi è stato fatto presente anche dal Garante per la Protezione dei dati personali proprio
in relazione alla questione del trattamento sistematico e non occasionale dei dati personali
anche relativi alla salute su larga scala comunicati attraverso il Green pass: richiamando la
sentenza della Corte costituzionale n. 20 del 21 febbraio 2019, secondo cui deve esistere
proporzionalità tra finalità di interesse pubblico perseguita e trattamento dei dati personali.

Il Garante nel parere n. 156 del 21 aprile 2021 ha ritenuto con riferimento al dl n. 52/2021 -
tra l’altro adottato in dispregio delle procedure previste dalla normativa sulla privacy - che “soltanto
una legge statale può subordinare l’esercizio di determinati diritti o libertà
all’esibizione di tale certificazione” Anche il decreto-legge n. 105/2021, che presenta una pluralità di contenuti non omogenei 17
(proroga dello stato di emergenza, proroghe in materia processuale, misure di organizzazione
sanitaria, certificazione verde, misure in materia di impiego pubblico, ecc.) mantiene il medesimo
livello di opacità lamentato dal Garante per la Protezione dei dati personali: l’art. 3, che modifica le
condizioni di impiego del Green pass secondo la tecnica del ritaglio normativo, nulla dice in merito
alle specifiche finalità per le quali posso essere utilizzate le dette certificazioni, non consentendo, in
tal modo, di verificare se i trattamenti dei dati introdotti dalle certificazioni covid siano proporzionati
o meno.

Un trattamento differenziato, ragionevole e proporzionato, sarebbe dunque possibile, ma
dovrebbe trovare il proprio fondamento giuridico in una fonte legislativa certa, coerente con il
bilanciamento di cui all’art. 32 Cost., e fondata su ragionevoli e sperimentate basi scientifiche.

Il timore invece, è che il Decreto-legge di cui all’oggetto, così come strutturato, nella sua
farinosa governance, possa incrementare il profluvio di incertezza e discrezionalità diffusa dettate
da trattamenti differenziati.

In questo scenario, andrebbe in sofferenza anche il diritto di difesa di cui all’art. 24 Cost. per
carente giustiziabilità per eventuali danni irreversibili da somministrazione vaccinale considerata la
conclamata natura sperimentale del vaccino anti-COVID. Va evidenziato come non sia affatto scontata la corresponsione di un indennizzo a fronte di
un eventuale danno da vaccino anti-COVID ai sensi della legge 210/92 posto che ad oggi è sempre
stato necessario un intervento ad hoc della Corte costituzionale per estendere la vigenza della legge
succitata di volta in volta anche alle vaccinazioni non obbligatorie ma solo raccomandate.

Ne deriverebbe quindi un paradosso insuperabile giacché il danneggiato da farmaco
sperimentale, per di più caldeggiato al punto da costituire discriminante per l'esercizio di libertà
fondamentali, e quindi surrettiziamente obbligatorio, godrebbe di trattamento deteriore rispetto al
danneggiato da un qualunque vaccino raccomandato per il quale la Corte costituzionale sia già
intervenuta e sul quale sia già disponibile ampia letteratura medico scientifica per sostenere il nesso
di causalità (come ad esempio il vaccino antinfluenzale o il vaccino trivalente - morbillo parotite
rosolia).

Ulteriore rischio, peraltro, è che in quadro opaco, dai fragili fondamenti giuridico-
costituzionali, e per di più antinomico a quello espresso dal diritto UE, s’inseriscano provvedimenti
regionali differenziati (magari adottati dai soli Presidenti di Regione), comportamenti amministrativi
non omogenei, interventi giurisprudenziali non univoci.

E allora si ripropone la domanda che fonda questo scritto: perché non è possibile seguire la
via maestra indicata dall’art 32 Cost., evitando ingiustificati, irragionevoli e sproporzionati
trattamenti differenziati, anche su base locale, tramite l’imposizione con legge dell’obbligo del
vaccino?

E la risposta al momento sembrerebbe essere la seguente: mentre è stato sicuramente in
passato possibile per altri vaccini, non lo è, allo stato delle nostre conoscenze, per i vaccini anti
COVID 19, i quali possono essere ragionevolmente incentivati ma non imposti (neppure a categorie
a rischio), come dimostra fra l’altro la richiesta del consenso informato. Probabilmente il motivo risiede nel fatto che tale imposizione, per non trasformare il diritto
alla salute in diritto tiranno 18 , deve essere sostenibile, ovvero ragionevole e proporzionale. La
copertura dell’art 32 della Costituzione ammette l’imposizione di un sacrificio al singolo ma solo a
fronte di un beneficio collettivo certo ed anche a condizione che il sacrificio sia certamente
vantaggioso, in termini di salute, anche per il singolo stesso: requisito che non può dirsi soddisfatto
laddove il farmaco sia ancora in fase sperimentale (così la sentenza storica della Corte Cost. 307/90,
richiamata anche dalla recente sentenza Corte Cost. 5/2018).

Doveroso anche richiamare la sentenza n. 118/1996 della Corte costituzionale che, in
riferimento a un danno alla salute conseguente alla vaccinazione antipolio, ha stabilito che: “… in
nome del dovere di solidarietà verso gli altri è possibile che chi ha da essere
sottoposto al trattamento sanitario (o, come in caso della vaccinazione
antipoliomelitica che si pratica nei primi mesi di vita, chi esercita la potestà di
genitore o la tutela) sia privato della facoltà di decidere liberamente. Ma nessuno
può essere semplicemente chiamato a sacrificare la propria salute a quella degli
altri, fossero pure tutti gli altri”.

Come è noto, obblighi vaccinali figurano già (e da anni) nel nostro ordinamento e la Corte
costituzionale li ha giudicati legittimi 19 ; il nodo problematico è l'obbligatorietà per vaccini ancora in
fase sperimentale di cui, per ovvie ragioni, non si possono conoscere gli effetti a medio e lungo
termine né sul vaccinato né sulla collettività sociale in chiave di diffusione del virus.

In tal senso, va ricordato che in Europa, solo la Francia, oltre all’Italia, ha introdotto l'obbligo
per il personale sanitario, e che il Consiglio d'Europa ha sinora escluso la legittimità dell’obbligo. Allo stato quindi, sulla base delle considerazioni sin qui esposte, non sembrerebbe legittima,
in assenza dell’obbligo vaccinale, ed in difformità con il quadro normativo europeo, l’emanazione di
un Decreto-legge che attribuisca al certificato verde una dimensione normativa e prescrittiva, tale da
generare trattamenti differenziati irragionevoli e sproporzionati.

L’auspicio è che in sede di conversione del suddetto Decreto-legge, le considerazioni esposte
nel presente lavoro possano essere oggetto di ulteriori riflessioni, e nel caso, di un complessivo
ripensamento. 5. Green pass, diritto a (non) vaccinarsi e principio di non
discriminazione
Dal 6 agosto 2021, saremo in presenza di trattamenti differenziati per andare al ristorante, al
teatro, ai centri culturali, e già si parla di introdurli progressivamente anche per l’esercizio di diritti-
doveri fondamentali, come andare a scuola o al lavoro.

Il rischio, come si è detto, è che l’obbligo vaccinale, pur in assenza di legge, lo diventi in
modo surrettizio, anche per giustificare il trasferimento di poteri di polizia in capo a soggetti del tutto
privi di qualifiche. In tal senso appare di debole sostenibilità giuridica l’art. 3 comma 3 del decreto
legge de quo che attribuisce ai titolari o gestori di servizi il potere di verificare l’accesso ai predetti
servizi e attività e che ciò avvenga nel rispetto delle prescrizioni adottate.

Insomma, si configura un potere di polizia diffuso esercitato, de facto, da persone non
immediatamente individuabili, e soprattutto esercitabile su libertà fondamentali.

La previsione nell’art. 3 comma 4, del dl n. 105/2021 risulta in aperta contraddizione con la
nota prot. 7742 del 6 maggio 2021 con la quale il Ministro della Salute, rispondendo ai rilievi
presentati dal Garante per la Protezione dei dati personali nel citato parere n. 156/2021, ha precisato
che «saranno esclusivamente esibite alle Forze di polizia, al personale dei Corpi di
polizia municipale munito della qualifica di agente di pubblica sicurezza e al
personale delle Forze armate di cui si avvalga eventualmente il Prefetto per le
verifiche sugli spostamenti tra regioni, senza la possibilità di raccolta,
conservazione e successivo trattamento».


Si crea in tal modo un modello normativo fluido e invasivo, a prima lettura non rispettoso del
principio di legalità formale e sostanziale, con poteri difficilmente controllabili, ma soprattutto che mette in forte tensione tutte le garanzie di cui alle libertà individuali, così come consegnateci dai
nostri Costituenti.

Ne risulterebbero inevitabilmente compresse libertà costituzionali fondamentali (libertà
personale e libertà di circolazione prime fra tutte) e violati principi costituzionali fondamentali come
il principio di eguaglianza, il principio di legalità ed il principio della certezza del diritto.

Manteniamo dunque lucidità ed il giusto distacco che deve avere il giurista: lo scontro non è
tra si vax e no vax, tra si Green pass e no Green pass, o su chi non si vaccina che confida
sull’immunità di gregge scommettendo sul fatto che lo facciano gli altri, e chi invece si comporta da
cittadino diligente, lo scontro non è tra responsabili ed irresponsabili.

Come pure, chi decide di non vaccinarsi – è bene ricordarlo - esercita una scelta legittima in
assenza di obbligo vaccinale e il suo rifiuto va protetto e non ammantato di moralismo apocalittico.
La banalizzazione e volgarizzazione di tali argomentazioni rischia di alimentare, al contrario,
una frattura sociale ed antropologica; il tema di fondo è come tutelare la salute nel rispetto della
Costituzione, riuscendo a distinguere provvedimenti costituzionalmente orientati da provvedimenti
che si muovono al di fuori del perimetro costituzionale.

Il diritto alla salute, quale diritto fondamentale del singolo e interesse della collettività resta
una priorità assoluta, ma da perseguire con provvedimenti che, come si è detto in premessa, si
articolino con equilibrio tra tutela dei diritti ed inderogabilità dei doveri.

Infine, non lascia indifferenti il fatto che il Consiglio d’Europa, nella risoluzione del 27
gennaio 2021, stante l’attuale non obbligatorietà del vaccino e la contestuale necessità di rispettare il
pieno esercizio della libertà di autodeterminazione degli individui, nel richiamare altresì gli artt. 8 e
9 della CEDU e l’art. 5 della Convenzione di Oviedo del 1996 sui diritti dell’uomo e la biomedicina,
abbia risolutamente affermato la necessità di assicurare che nessuno venga discriminato per non
essersi fatto vaccinare. Le condizioni imposte per ottenere la certificazione verde, tuttavia, come si è
già espresso, lasciano perplessi sulla effettiva corrispondenza a questa raccomandazione. In conclusione, come notato in dottrina 20 , va detto che al momento, tuttavia, non vi è
sufficiente disponibilità a livello globale di vaccini e ciò evidenzia un altro cruciale aspetto della
questione in gioco, quella dell’eguale accesso alle cure: essa dipende da una pluralità di fattori, tra
cui le risorse messe a disposizione da parte degli Stati; la loro brevettazione, produzione,
commercializzazione e distribuzione; la certificazione da parte delle agenzie farmaceutiche nazionali
e internazionali, etc.

In tal senso, non possiamo fare a meno di notare come l'attivismo del Governo italiano
riguardo all'estensione del Green pass strida con l'assenza di azioni concrete rispetto alla questione
della sospensione dei diritti brevettuali relativi ai vaccini in commercio, nel quadro dell'accordo
TRIPs.

Se è vero che la suddetta estensione è finalizzata al raggiungimento dell'immunità di gregge,
non si capisce come quest'ultima possa essere raggiunta senza un'estensione della vaccinazione a
popolazioni a noi assai vicine (si pensi, per esempio, alla Tunisia). E ciò, al netto di ogni
considerazione sulle motivazioni solidaristiche o umanitarie, che anche da un punto di vista
internazionalistico, dovrebbero spingere in questa direzione.

Non si può dunque discorrere di un effettivo diritto a vaccinarsi; sta anzi determinandosi una
ennesima disparità tra Stati – quali Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Regno Unito e Stati Uniti –
che hanno raggiunto in poco tempo livelli soddisfacenti o medio soddisfacenti di copertura vaccinale
, e Stati – quali quelli delle zone del sud globale– che, non avendo risorse sufficienti per soddisfare
gli appetiti delle grandi case farmaceutiche che detengono i brevetti e un’organizzazione sanitaria
efficiente, non hanno ancora iniziato la somministrazione del vaccino o nei quali essa è appena agli
inizi. L’introduzione di un patentino, con i requisiti richiesti per ottenerlo, torna dunque a proporre,
con molta evidenza, in alcune aree del pianeta (Cina, Europa, Israele, etc.) il tema dell’eguaglianza
tra individui, dell’equità e della solidarietà, intesa non solo come responsabilità individuale nel
proteggere la salute altrui, ma anche quale responsabilità collettiva, dei cittadini, dello Stato e delle
istituzioni, affinché le conseguenze della pandemia e delle misure restrittive imposte per affrontarla,
non determinino nuove diseguaglianze e fratture, o accentuino le già esistenti, radicandole
ulteriormente.

31 luglio 2021 Osservatorio per la Legalità Costituzionale * L’Osservatorio permanente per la legalità costituzionale è un organismo di studio indipendente istituito nel febbraio del
2020. I suoi studi rappresentano la sintesi fra opinioni di giuristi di estrazione diversa. Fra questi, costituzionalisti come il Direttore, Prof. Alberto Lucarelli, Marina Calamo Specchia, Fiammetta Salmoni e Michele della Morte, civilisti come Ugo Mattei, Piergiuseppe Monateri e Luca Nivarra, l’internazionalista Pasquale de Sena e l’amministrativista Sergio Foa. Le opinioni dell’ osservatorio sono di natura scientifica e non sono sovrapponibili a quelle della Coop. Generazioni Future/Rodotàessere indicata nel Green pass.

CITAZIONE
Raccolta informazioni e consigli pratici riguardo al cosiddetto Green Pass,
Aggiornamento del 25/11/2021.
Versione 02. S.E.&O.
___________________
_______________________________________________________
D: «Chi può chiedere le nostre generalità o invitarci ad esibire il documento di identità?».
R: «Gli agenti della Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanzia, gli agenti della
Polizia Penitenziaria, hanno facoltà di chiedere le generalità o invitare ad esibire un
documento di identità, anche fuori dal loro orario di lavoro, in quanto in servizio
permanente».
MA essi NON POSSONO in alcun modo chiedere di esibire il GREEN PASS (o
Certificato Verde) PERCHÉ CONTIENE DATI SANITARI SENSIBILISSIMI.
ESSI POSSONO CHIEDERTI SOLO I DOCUMENTI, MA NON POSSONO
CHIEDERTI IL GREEN PASS.
D: «Chi può chiederti di esibire il Green Pass (o Certificato Verde)?».
R: «Possono chiederti (MA NON OBBLIGARTI) a esibire il Green Pass: il proprietario di
una palestra, un ristoratore, un esercente, il direttore di una biblioteca, il bagnino di una
piscina, ecc.».
MA essi NON POSSONO in alcun modo chiederti di fornire un DOCUMENTO DI
IDENTITÀ. NON NE HANNO TITOLO».
IL GREEN PASS, SE NON ACCOMPAGNATO DA DOCUMENTO
DI IDENTITÀ DEL TITOLARE, NON HA VALIDITÀ.
__________________________________________________________________________
OSSERVAZIONE: I POLITICI E I MEDIA CONFONDONO IL POPOLO CON
AFFERMAZIONI FALSE E BEN DIVERSE DALLE NORME SCRITTE.
__________________________________________________________________________
Avvocato Alessandro Fusillo
Difendersi Ora
La certificazione verde (green pass) non è obbligatoria
e chi la chiede commette reato
https://www.difendersiora.it/documenti/sch...e-obbligatorio1. Il “green pass” obbliga al vaccino o all’effettuazione di un tampone ogni 48 ore. Ciò
è illegale in base alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea che all’art. 3
dispone: “Ogni individuo ha diritto alla propria integrità fisica e psichica. Nell’ambito
della medicina e della biologia devono essere in particolare rispettati: il consenso libero e
informato della persona interessata, secondo le modalità definite dalla legge”.
2. Il Regolamento CE 953/2021 stabilisce al “considerando” 36 che “È necessario evitare
la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per
motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti
COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno
ancora avuto l'opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate.
Pertanto, il possesso di un certificato di vaccinazione, o di un certificato di vaccinazione
che attesti l'uso di uno specifico vaccino anti COVID-19, non dovrebbe costituire una
condizione preliminare per l'esercizio del diritto di libera circolazione o per l'utilizzo di
servizi di trasporto passeggeri transfrontalieri quali linee aeree, treni, pullman, traghetti o
qualsiasi altro mezzo di trasporto. Inoltre, il presente regolamento non può essere
interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati”.
3. Le norme europee prevalgono su quelle nazionali. Infatti, l’art. 9 del decreto-legge
52/2021, che introduce il “green pass” prevede espressamente l’applicabilità delle norme
italiane solo se compatibili con il Regolamento CE 953/2021. Pertanto, il “green pass” è
FACOLTATIVO.
4. Il Consiglio d’Europa con la risoluzione n. 2631 del 27 gennaio 2021 ha disposto:
“L’assemblea invita gli stati membri e l’Unione Europea ad assicurare: - che i cittadini
siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno può essere
sottoposto ad una pressione politica, sociale o di altro genere affinché si vaccini se non
desidera di farlo; - che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato a causa di
possibili pericoli per la salute o perché non vuole farsi vaccinare”.
5. La Costituzione italiana vieta la discriminazione. Infatti, l’art. 3 dispone: “Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione; di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali”. Di contro, le norme sul green pass obbligatorio per l’accesso ai ristoranti e ad
altre attività discriminano tra cittadini in considerazione delle loro condizioni
personali sanitarie.
6. La discriminazione è vietata, inoltre, dall’art. 21 della Carta dei diritti fondamentali
dell’Unione Europea: “È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in
particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le
caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni
politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il
patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali”.
7. La CEDU (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo) vieta anch’essa la
discriminazione all’art. 14: “Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella
presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, inparticolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni
politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una
minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione”.
8. Anche la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo vieta ogni discriminazione
all’art. 2: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente
Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua,
di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di
ricchezza, di nascita o di altra condizione”.
9. Pertanto, chiunque impedisca l’ingresso in un ristorante, una palestra, un cinema, una
piscina a chi non sia provvisto del “green pass” sta commettendo il reato di violenza
privata (art. 610 c.p.): “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare
od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”.
10. Inoltre, in base all’art. 187 del RD 635/1940 (Regolamento di Esecuzione del Testo
Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) gli esercenti non possono senza un legittimo
motivo rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne
corrisponda il prezzo. Le norme sul “green pass”, in quanto illegali e inapplicabili, non
costituiscono legittimo motivo per il rifiuto delle prestazioni del gestore di un pubblico
esercizio.
_______________________________________________________________________________________
Fonte: Telegram, So[QQ]uadro Channel 05/08/2021
SUGGERIMENTI PRATICI DA UN AMICO IN POLIZIA
Quando vi chiederanno di esibire il GREEN PASS:
1. Iniziate a video-riprendere (il video non dovrà essere divulgato ma solo conservato
ai fini della prova in un eventuale giudizio).
2. Domandate in forza di quale atto e/o provvedimento vi viene chiesto di esibire dati
sensibili.
3. Chiedete l’intervento delle Forze dell’Ordine.
4. Chiedete al P.G. di accertare le generalità della persona (voi non avete facoltà di
farlo) che vi ha chiesto l’esibizione del Certificato Verde e impedito l’accesso al
locale/struttura.
5. Chiedete di verificare che la persona e tutti i presenti all’interno della struttura siano
in possesso di Certificato Verde.
6. Chiedete di verificare che la struttura sia in regola con la normativa anticovid e con
tutte le autorizzazioni (amministrative e sanitarie).
Questo, tanto per iniziare.
__________________________________________________________________________Articolo 28 della Costituzione Italiana
L’articolo riguarda la responsabilità dei funzionari e dipendenti pubblici nell’ipotesi di
comportamenti lesivi dei diritti dei Cittadini.
«I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli Enti Pubblici sono direttamente
responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in
violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli
enti pubblici».
__________________________________________________________________________
Codice di Procedura Penale, Art. 610 (Violenza privata).

“Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche
cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni.
La pena è aumentata se concorrono le condizioni previste dall'articolo 339”.
Spiegazione dell’art. 610 Codice Penale.
Il bene giuridico oggetto di tutela è la libertà morale, e dunque la libertà psichica, contro
ogni turbativa determinata anche semplicemente da attività di disturbo e molestia.
Il delitto di violenza privata è posto a tutela del bene giuridico della libertà morale, da
intendere sotto il profilo della libertà di autodeterminazione della volontà e dell’agire di una
persona. L’offesa realizzata da tale fattispecie lede, quindi, la libertà morale dell’individuo,
annullandola o, comunque, limitandola.
________________________________________________________________________________
LEGGE N. 196 DEL 30/06/2003
in vigore dal 01/01/2004
Sostituisce la legge del 31/12/1996, nr. 675
“Il trattamento dei dati personali avviene secondo le norme del regolamento (UE)
2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016, di seguito
«Regolamento», e del presente codice, nel rispetto della dignità umana, dei diritti e delle
libertà fondamentali della persona”.
Nel rispetto della vigente normativa sulla privacy, per nessuna ragione può essere
richiesta forzatamente la presentazione del GREEN PASS, che può essere
esclusivamente volontaria.
Questo perché nel GREEN PASS sono contenute informazioni sensibili che vanno oltre a
quelle strettamente necessarie per accedere a un locale o ad una manifestazione.
Pertanto, obbligarne l’esibizione comporta violazione della Legge nr. 196 del
30/06/2003.
__________________________________________________________________________Prof. Beniamino Deidda
Direttore della Scuola Superiore di Magistratura.
GREEN PASS & ILLEGITTIMITÀ
COSTITUZIONALE E PROCEDURALE
«In questo Paese tutti ignorano la legge. “O ti vaccinano o ti licenziano” è un reato di
estorsione ai sensi dell’articolo 629 CODICE PENALE.
Il corpo umano e la Salute Personale NON SONO SACRIFICABILI per la Tutela della
Salute PUBBLICA.
C’è una sentenza al riguardo: Corte Costituzionale – Sentenza 308/1990: “Non è ammesso
il sacrificio della salute individuale a vantaggio della collettività”.
Ciò significa che il diritto individuale alla salute è sempre salvo, anche a fronte
dell’interesse collettivo GENERALE.
Norimberga 1945: “La somministrazione di farmaci (i vaccini lo sono) contro la volontà
del soggetto è un crimine contro l’umanità”.
Oviedo 2000: “Un trattamento sanitario (come il vaccino) può essere praticato solo se
l’interessato ha dato il suo consenso libero e informato”.
Art. 32 della Costituzione Italiana: “Nessuno può essere obbligato a un determinato
trattamento medico se non per disposizione di legge.
La legge non può comunque violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Tribunale di Roma, sez. 6 civile, con ordinanza n. 45986/2020 R.G. del 16 dicembre 2020
dichiara:
“- ILLEGITTIMI TUTTI I DPCM dal 31/01/2020;
- illegittimo nel metodo e nel merito tale stato di emergenza;
- nulli TUTTI gli atti da essi derivanti”.
… altro non pertinente ...».
p.s.: precisazione personale. Laddove si indica “Trattamento Sanitario” o “Trattamento
Medico”, si integra anche la pratica del cosiddetto “Tampone” in quanto si tratta di un
trattamento sanitario che, tra l’altro, dovrebbe essere praticato esclusivamente da medico
specialista.
__________________________________________________________________________
GAZZETTA UFFICIALE N. 175 (anno 162°) del Venerdì, 23 luglio 2021
DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021, n. 105Art. 4. Comma 2, lettera e), punto 2), SI FA RIFERIMENTO al decreto-legge 22 aprile
2021, n.52, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, n. 87.
1
«9. Le disposizioni dei commi da 1 a 8 continuano ad applicarsi ove compatibili con i
regolamenti (UE) 2021/953 e 2021/954 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14
giugno 2021.»
1… segue Regolamento: «Pertanto il possesso di un certificato di vaccinazione, o di un
certificato di vaccinazione che attesti l’uso di uno specifico vaccino anti COVID-19, non
dovrebbe costituire una condizione preliminare per l’esercizio del diritto di libera
circolazione o per l’utilizzo di servizi di trasporto passeggeri transfrontalieri quali linee
aeree, treni, pullman, traghetti, o qualsiasi altro mezzo di trasporto. Inoltre, il presente
regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a
essere vaccinati».
__________________________________________________________________________
Regolamento UE 2021/953 – ARTICOLO 17
__________________________________________________________________________
PERTANTO NON C'È LA COMPATIBILITÀ RICHIESTA
ALL’ART. 4 DEL DECRETO-LEGGE DEL 23 LUGLIO 2021IL GREEN PASS, O CERTIFICATO VERDE, COSÌ COME CONCEPITO DAL
CONSIGLIO DEI MINISTRI, DISCRIMINA INFATTI I NON VACCINATI,
COSTRINGENDOLI AD EFFETTUARE UN TAMPONE A PAGAMENTO, A FRONTE
DEI VACCINI CHE SONO GRATUITI, PER ACCEDERE NEI LUOGHI DI CUI
ALL’ART. 3 DEL DECRETO-LEGGE 23 luglio 2021, n. 105.
IL REGOLAMENTO EUROPEO, COME TUTTE LE LEGGI PROMULGATE DALLA
UE, È SOVRANAZIONALE, STA SOPRA CIOÈ LE LEGGI DELLE NAZIONI
EUROPEE.
UNA LEGGE ITALIANA NON POTRÀ MAI, QUINDI,
ANDARE CONTRO UNA LEGGE DELLA LEGISLAZIONE EUROPEA.
NE CONSEGUE CHE IL DECRETO GREEN PASS NON POTRÀ MAI
ESSERE CONVERTITO IN LEGGE, ED È CHIARAMENTE
UN OBBLIGO SURRETTIZIO ALLA VACCINAZIONE.
__________________________________________________________________________
Stefania Sodacci
Video:

Una chicca sul Green Pass di cui si parla poco, ma ha grande valenza.
Lo sapete che il G.P. è APP del Ministero delle Finanze? Non della Salute! Andatevi a
leggere le condizioni relative alla privacy dell'App del green-pass.
Al punto 3 dell'App IO (legata al GP) vi è la possibilità di ricevere notifiche da enti tipo
Agenzia Entrate o INPS su eventuali pagamenti o insolvenze.
Attualmente tali avvisi non hanno valore di notifica ai sensi di legge.
Infatti sempre al punto 3 loro dicono "al momento"...
Al punto 4 ci informano che possono trattare i nostri dati con l'ausilio di terze parti
anche estere.
Però ci ricordano che tali enti o terze parti sono indipendenti da loro, per cui non sono
responsabili per errori, disservizi, manchevolezze ... etc.
Ovviamente al punto 5 comma C ci informano che l'utente è l'unico responsabile per
tutte le attività, le operazioni e le transazioni effettuate sull'App IO.
Al punto 5 comma D invece ci deliziano con una totale manleva di responsabilità in
carico a:
- Loro stessi.
- I loro dipendenti.
- Dirigenti.
- Amministratori.Al punto 6 invece PagoPA (App IO) ci ricorda che non sono responsabili dei servizi per
conto degli Enti e terze parti, e quindi rispondono esclusivamente delle "funzionalità"
dell'App.
In pratica, ed in conclusione, per andare a sedervi al bar e consumare un cacchio di caffè e
cornetto, o farvi una misera vacanzina da 4 o 5 giorni, vi state facendo contare pure i peli
del cu** e in molti ne vanno pure orgogliosi.
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NON Ē TUTTO … MA CE N'È A SUFFICIENZA.
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OMISSIONI DEI SINDACI
D. Lgs. 1/2018 (Codice della Protezione Civile)
Art. 12 – Funzioni dei Comuni ed esercizio della funzione associata nell’ambito del Servizio
nazionale della protezione civile
1. Lo svolgimento, in ambito comunale, delle attività’ di pianificazione di protezione civile e
di direzione dei soccorsi con riferimento alle strutture di appartenenza, è funzione
fondamentale dei Comuni.
2. Per lo svolgimento della funzione di cui al comma, i Comuni, (…) assicurano
l’attuazione delle attività di protezione civile nei rispettivi territori (…) e, in particolare,
provvedono, con continuità:
a) all’attuazione, in ambito comunale delle attività’ di prevenzione dei rischi, in
particolare, per quanto attiene alle attività di presidio territoriale, (…) come recepiti dai
diversi ordinamenti regionali (Domanda: cari sindaci, cosa avete fatto a gennaio e febbraio
per PREVENIRE I RISCHI?!?);
b) all’adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla pianificazione
dell’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in
ambito comunale; (…)
e) alla predisposizione dei piani comunali di protezione civile (…) e, sulla base degli
indirizzi nazionali e regionali, alla cura della loro attuazione (Cari sindaci, cosa prevede il
piano di Protezione Civile del vostro Comune, l’avete magari persino approvato, ma…
l’avete letto? L’avete messo in pratica??);
f) al verificarsi (e dice “al verificarsi, NON in previsione, NON per prevenire, bensì AL
VERIFICARSI. Quindi… le misure di cui al DL 19/2020 e successivi avreste potuto
ATTUARLE al verificarsi di un evento, NON, genericamente, “in considerazione della
diffusione del virus”, anche perché le misure extra legem, ce l’hanno detto tanti tribunali, NON POSSONO essere emesse a scopo preventivo!) delle situazioni di emergenza di cui
all’articolo 7, all’attivazione e alla direzione dei primi soccorsi alla popolazione e degli
interventi urgenti necessari a fronteggiare le emergenze a livello comunale; (…)
5. Il Sindaco, in coerenza con quanto previsto dal decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267, e successive modificazioni, per finalità di protezione civile è responsabile, altresì:
a) dell’adozione di provvedimenti contingibili ed urgenti di cui all’articolo 54 del decreto
legislativo 18 agosto 2000 n. 267, al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli per
l’incolumità pubblica, anche sulla base delle valutazioni formulate dalla struttura di
protezione civile (Valutazioni FORMULATE, il che, trattandosi di un atto amministrativo e
di misure non previste dalle leggi ordinarie, significa DOCUMENTATE, non meramente
nominate fra le motivazioni di una ordinanza) costituita ai sensi di quanto previsto
nell’ambito della pianificazione di cui all’articolo 18, comma 1, lettera b);
b) dello svolgimento, a cura del Comune, dell’attività’ di informazione alla
popolazione sugli scenari di rischio, sulla pianificazione di protezione civile e sulle
situazioni di pericolo determinate dai rischi naturali o derivanti dall’attività’ dell’uomo (E
qui, cari sindaci, siete tutti chiamati in causa: avete dato le giuste informazioni ai vostri
cittadini, avete avvertito la popolazione del fatto che non avevate dichiarato alcuna
emergenza sul territorio o avete pubblicato post che elencavano “obblighi” e “divieti” mai
attuati con ordinanza? Avete fatto dirette Facebook in cui raccomandavate di ubbidire ai
dpcm, ben sapendo che non possono essere efficaci sui cittadini senza la vostra firmetta, con
relativa assunzione di responsabilità, su un’ordinanza legittima e opportunamente
documentata ai sensi della Legge 241/90? Avete anche voi pubblicato in albo pretorio i
riassunti dei dpcm, facendo credere ai vostri concittadini che fossero dogmi, mentre spettava
a voi ATTUARE le misure necessarie, secondo i principi di proporzionalità e urgenza,
nonché modulandole in base al reale andamento epidemiologico?? Avete fornito
correttamente il numero dei malati o avete spacciato i positivi a tampone non diagnostico
come “casi COVID” – senza sintomi erano al massimo casi SARS-Cov-2 – per nascondere
la vostra ignavia?);
c) del coordinamento delle attività’ di assistenza alla popolazione colpita nel proprio
territorio a cura del Comune, che provvede ai primi interventi necessari e da’ attuazione a
quanto previsto dalla pianificazione di protezione civile, assicurando il costante
aggiornamento del flusso di informazioni con il Prefetto e il Presidente della Giunta
Regionale in occasione di eventi di emergenza di cui all’articolo 7, comma1, lettere b) o
c). (E qui notiamo che, sebbene l’emergenza di livello b) o c) coinvolga anche altra
amministrazioni, rispettivamente Regione e Stato, il potere attuativo resta sempre
saldamente nelle mani del Sindaco! Infatti sia il Consiglio dei ministri che la giunta
regionale – NON il Presidente di Regione, ma la giunta, organo collegiale! – hanno compiti
di mero indirizzo e coordinamento, ovvero forniscono le linee guida che i sindaci devono
adottare e applicare, secondo necessità e seguendo i principi del buon governo e della collaborazione, sul territorio che solo loro conoscono e gestiscono con cognizione di causa e
nel rispetto dell’ordinamento giuridico!)
6. Quando la calamità naturale o l’evento non possono essere fronteggiati con i mezzi
a disposizione del comune o di quanto previsto nell’ambito della pianificazione di cui
all’articolo 18, il Sindaco chiede l’intervento di altre forze (e come lo chiede questo
intervento? Ma con un atto amministrativo ufficiale, motivato e PUBBLICO, ovviamente!
Ovvero, usando le parole della vecchia 225/92 o di moltissime leggi regionali di Protezione
Civile – la maggior parte delle quali non sono state aggiornate dopo il 2018 – DICHIARA
LO STATO DI CRISI, di calamità ovvero l’emergenza di livello a). Ma per fare questo,
deve poter dimostrare di avere dispiegato tutte le risorse a disposizione del Comune e che
queste siano insufficienti a gestire il problema, quindi… disinfezioni stradali à go-go,
spaccio di mascherine autoprodotte dagli amici degli amici, volontari di Protezione Civile
che consegnano medicine e pasti a domicilio e tante altre attività assolutamente necessarie
in una “pandemia” mai ufficialmente dichiarata né dalla OMS né del Ministero Salute. E
siccome, purtroppo, non si è riusciti neanche così a terminare le risorse, e firmare ordinanze
senza dichiarazione dell’emergenza era un pochino rischioso dal punto di vista legale,
l’unica alternativa era far credere a tutti che i dpcm fossero “legge”, che i poveri sindaci non
potessero far altro che ubbidire, magari mostrandosi solidali con la popolazione sofferente,
con i locali a cui nessuno ha mai davvero ordinato di chiudere, con i bambini a cui nessuno
ha mai veramente imposto la distanza sociale o la mascherina, con i malati a cui sono state
negate le cure, gli interventi chirurgici “non urgenti”, con gli anziani che non osavano
neanche uscire a sgranchire le gambe e che magari poi sono morti per trombosi…
l’importante era non firmare nulla!) e strutture operative regionali alla Regione e di forze e
strutture operative nazionali al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza,
coordinando i propri interventi con quelli della Regione (…).
Ma veniamo al D. Lgs. 267/2000, citato dal Codice di Protezione civile stesso,
andiamo a vedere quali siano davvero, nel dettaglio, i compiti di un Sindaco!
D. Lgs. 267/2000 (Testo Unico Enti Locali – TUEL)
Art. 50 – Competenze del sindaco e del presidente della provincia
5.In particolare, in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere
esclusivamente locale (checché ne dicano certi giuristi, e nonostante le virgole
mancanti – il legislatore le avrà dimenticate per scarsa dimestichezza con la
sintassi italiana?? – la lingua è chiara e anche la legge: le emergenza sanitarie nel nostro Paese sono di competenza del 118 e NON del Consiglio dei Ministri!
Ergo, finché non subentrino le autorità sanitarie, in caso di tali emergenze spetta
al Sindaco prendere i primi provvedimenti. Ha qualcosa a che vedere questo con le
emergenze di Protezione Civile? NO!) le ordinanze contingibili e urgenti sono
adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale. Le medesime
ordinanze sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale,
in relazione all’urgente necessità di interventi volti a superare situazioni di grave
incuria o degrado del territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di
pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana, con particolare riferimento alle
esigenze di tutela della tranquillità e del riposo dei residenti, anche intervenendo
in materia di orari di vendita (Quindi CHI avrebbe potuto far chiudere gli esercizi
commerciali? Il Sindaco e solo lui, non certo con dpcm!), anche per asporto, e di
somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche. Negli altri casi l’adozione
dei provvedimenti d’urgenza, ivi compresa la costituzione di centri e organismi di
referenza o assistenza, spetta allo Stato o alle regioni in ragione della dimensione
dell’emergenza e dell’eventuale interessamento di più ambiti territoriali
regionali. (OHHH! E quali sono questi “altri casi”? beh, per esempio una
pandemia dichiarata dalla OMS, con tanto di attivazione del Piano pandemico,
deve essere gestita dal Ministero della Salute, una emergenza di Protezione Civile
invece prevede ordinanze del capo dipartimento della Protezione Civile – ocdpc -,
istituito in seno al Consiglio dei ministri, un incendio boschivo viene gestito dalla
Regione – art. 11 del D. Lgs. 1/2018 -, ma sempre e solo il Sindaco può emettere
ordinanze extra legem che vincolino i cittadini sul territorio comunale – vedi
comma 6, riportato subito sotto)
6. In caso di emergenza che interessi il territorio di più comuni, ogni sindaco
adotta le misure necessarie fino a quando non intervengano i soggetti competenti
ai sensi del precedente comma.
Art. 54 – Attribuzioni del sindaco nelle funzioni di competenza statale
4. Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto
dei principi generali dell’ordinamento (per intenderci, un Sindaco ha facoltà di
derogare persino alle leggi ordinarie dello Stato – e nel nostro intero ordinamento
può farlo SOLO lui! – ma non alla Costituzione – quindi non può toccare i diritti
civili dei cittadini, che non per nulla sono definiti “inviolabili” – né alcuna materia
in cui vi sia riserva di legge – ad esempio, per quanto attiene alla libertà di
movimento, la riserva di legge è persino DOPPIA, quindi di non uscire di casa non
ce lo impone proprio nessuno!), provvedimenti contingibili e urgenti al fine di
prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana. I provvedimenti di cui al presente comma sono preventivamente
comunicati al prefetto anche ai fini della predisposizione degli strumenti ritenuti
necessari alla loro attuazione. (…)
5. Qualora i provvedimenti di cui ai commi 1 e 4 possano comportare
conseguenze sull’ordinata convivenza delle popolazioni dei comuni contigui o
limitrofi, il prefetto indice un’apposita conferenza alla quale prendono parte i
sindaci interessati, il presidente della provincia e, qualora ritenuto opportuno,
soggetti pubblici e privati dell’ambito territoriale interessato
dall’intervento. (Nota a margine: secondo voi, una ordinanza che, contrariamente a
quanto consentito in legge, disponga l’obbligo di indossare la mascherina,
comporta conseguenze sull’ordinata convivenza con gli abitanti dei comuni
attigui?? Mettiamo che io voglia andare al mercato del Paese vicino, ma lì il
Sindaco abbia disposto dei divieti o degli obblighi contrari alla Costituzione e ai
diritti umani e i cittadini siano stati convinti a suon di dirette Facebook che ciò sia
perfettamente normale… potrei avere qualche problema, potrei finire lapidata o
minacciata da questi poverini manipolati da ordinanze non proprio ben motivate?
Se della legittimità di tali assurde restrizioni fossero malauguratamente convinte
anche le forze dell’ordine, per ignoranza o connivenza che sia, potrei finire a
discutere con loro e magari minacciata di azioni penali, previste a febbraio 2020 da
un decreto-legge poi abrogato per manifesta illegittimità? Potrei trovarmi
impossibilitata a visitare un parente caro in ospedale o potrebbe essermi negato un
pubblico servizio, come ad esempio l’accesso agli uffici comunali o al
commissariato di Polizia grazie all’ignavia o alla malafede del Sindaco, che magari
abbia emesso una collezione intera di ordinanze illegittime e si rifiuti di rispondere
alle istanze di accesso agli atti emergenziali, che sono un diritto sacrosanto del
cittadino??)
6. In casi di emergenza, (…) ovvero quando a causa di circostanze straordinarie si
verifichino particolari necessità dell’utenza o per motivi di sicurezza urbana, il
sindaco può (NON “deve”, ma può… se risultasse assolutamente necessario, con
atto motivato e basato sui soliti criteri di proporzionalità, economicità, efficacia,
imparzialità, pubblicità e trasparenza nonché nel rispetto dei “principi della
collaborazione e della buona fede”, come previsto dall’art. 1 della Legge
241/90) modificare gli orari degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e dei
servizi pubblici, nonché, d’intesa con i responsabili territorialmente competenti
delle amministrazioni interessate, gli orari di apertura al pubblico degli uffici
pubblici localizzati nel territorio, adottando i provvedimenti di cui al comma 4.
11. Nelle fattispecie di cui ai commi 1, 3 e 4, anche nel caso di inerzia del sindaco
o del suo delegato nell’esercizio delle funzioni previste dal comma 10, il prefetto
può intervenire con proprio provvedimento.12. Il Ministro dell’interno può adottare atti di indirizzo per l’esercizio delle
funzioni previste dal presente articolo da parte del sindaco.
Spero che ora siano chiare per tutti le enormi e gravissime responsabilità dei nostri
“primi cittadini” e le profonde irregolarità nella gestione di questa emergenza,
dichiarata il 31 gennaio 2020 in base al D. Lgs. 1/2018, il quale, però, era lo
strumento meno adeguato in assoluto fra tutti quelli a nostra disposizione, per
gestire una emergenza sanitaria.
Per tutte queste ragioni, ritengo assolutamente fondamentale inviare la richiesta di
accesso agli atti per chiedere ai Sindaci, Prefetti e Regioni se abbiano o meno
dichiarato l’emergenza e procedere poi con delle denunce sistematiche relative alle
inadempienze e , soprattutto, alle informazioni false e manipolatorie con cui la
popolazione è stata indotta a credere di dover rispettare i DL “emergenziali” e in
base alla quale ha ricevuto, e spesso pagato, dei verbali di accertamento che non
sono neanche titoli esecutivi.
Spero davvero che tanti cittadini partecipino, inoltrando ognuno il proprio esposto,
e chiedano risarcimento alle amministrazioni!
Qui avete il video del mio intervento alla manifestazione in piazza del Plebiscito a
Viterbo di sabato 28 agosto 2021. Come al solito, non fate troppo caso ai capelli…
LINK AL VIDEO:
https://rumble.com/vluxde-laura-carosi-int...one-di-viterbo-
del-28082021.html
Fonte articolo, avvocato Laura Carosi:
https://lauracarosi.com/2021/08/30/le-emer...-scritto-nelle-
leggi/
view post Posted: 29/4/2021, 13:15 Sassolini in riva al mar.. - Blog Bakeca



Credo proprio che questa particolarissima modalta' di corso in FAD rimarra' per sempre come segregata nei miei ricordi, come anno in cloud di questa mia vita, e non tanto per il suo il suo tenore letterale o per l' arricchimento del curriculum. Rimarra' piuttosto scolpito nella mia memoria come fosse una pietra miliare romana o come tutti quei sassolini dell'ingiuria lanciati a tanti, ma a me in particolar modo, che diventano pietra filosofale solo per alcuni e fanno fiorire il nostro spirito conducendoci alla piu' gentile e cavalleresca conoscenza di noi stessi e del mondo.
Parlo sempre e comunque da una prospettiva terrestre perche' e' da li che provengo come testardo segno di terra del Toro, pur essendo parecchio cambiato negli anni, sia nella costituzione fisica che spirituale, come equivocano sempre gli amici di UniAleph. Da ateo a gnostico nel 2011, e ora da gnostico a quasi mistico, pur sempre non dogmatico nel 2021, il passo non e' stato agevole, ma mai impossibile a compiersi. Come scriveva papa Benedetto XVI nel 2011 gli atei sono molto importanti perche' aiutano i falsi credenti a ritrovare la fede. Lo farebbero attraverso il gioco degli opposti, della negazione o della satira. Lo dicevo non a caso a Lei, giosa Littizzetto, amante delle prugne viola come me, poco dopo averla conosciuta, non troppo casualmente, ad una stazione fin troppo interconessa col 5G. Lo ridico a Voi perche' se c'e' chi un poco e' cambiato nel tempo, allora tutto puo' cambiare e contemporaneamente rimanere gattopardo maculato com'e', tutto puo' scorrere, nulla crearsi o distruggersi realmente. Tutto si trasforma nella vita come lo Zolfo che attraverso il mercurio feconda il sale della terra. L'oro alchemico giace dentro di Noi. Non giudichiamo mai gli altri con troppa fretta e accettiamo il dono d'amore. Lasciamoci sempre il beneficio del dubbio e non la sua tribolazione alle spalle. Impariamo a lasciare andare. Sciogliamo il doppio legame. La troppa coerenza non sia un freno al cambiamento. Saltiamo fuori dal treno della dipendenza affettiva e usciamo dal suo condizionamento che ci tiene incollati al vecchio Noi.
Dalla mia prima roulette rosa del 2011, reale o immaginaria che fosse, molte cose sono cambiate, benche' il fatto di essere cresciuto con un portatile-laptop dai 25 anni in su mi abbia permesso di mantenere intatti importanti ricordi che probabilmente avrei rimosso dalla mia memoria senza shot al monitor e dischi rigidi. Lode a tutti gli informatici che hanno contribuito a costruirli, fruttariani o meno, laddove sembrava impossibile, laddove la fantascienza ha toccato la scienza per ritornare ad essere fantascienza passando per la realta' aumentata. Piaccia o non piaccia una grossa benda e' stata tolta e la ferita risanata quasi del tutto, e comunque vada sara' un successo come cantava quel Piotta leopardato nel 1999, quando ero un decisamente poco solare adolescente dimenticato dalla Vita, in cerca di conforto nella musica. Oggi ho compreso molto bene il doppio legame che lega il 2011 al 2021. Oggi come allora era una forma bypassata d'amore che non comprendevo perche' non mi apparteneva. Che non poteva diventare la mia legge semplicemente perche' non ce l'avevo ancora scritta dentro nessun blocknotes intellegibile di giurisprudenza. Per via dell'ambiente familiare in cui ero cresciuto, per via delle trentennali vicende processuali di mio padre e del grande fratello, che mi hanno destabilizzato non poco l'umore e confuso i cinque sensi. Ero molto piu' aggressivo di adesso, avevo meno conoscenze di psicologia, spiritualita', arte e vita, e troppo immaturo era ancora il mio rapporto con web e social per riuscire a districarmene indenne. Ad accrescere la mia ira del 2011, oltre alla giovane eta' e alle piu' spontanee forme di mobbing che ancora non comprendevo, ma a malappena percepivo, stava anche il fatto che durante la prima roulette avevo a che fare con un cerchio solo in apparenza dipinto di rosa, verso il quale la mia aggressivita' era naturalmente piu' intensa, a scapito della comprensione del non detto e dell'antico culto di Iside-Ishtar come autentico strumento di pace. Oggi lamia lotta spirituale si tinge rosa, senza disturbi oppositivi-provocatori, perdono rapido e indolore come Pick e un amore piu' cristico-giudaico che egoico-caino. Il vaso di Pandora e' stato scoperchiato come si deve, il libro del mondo con parole cangianti illustrato con la giusta attenzione.

Se il ritmo martellante della musica hip-hop che ascoltavo assiduamente nel 2011 abbia stordito il mio cuore come cantava Silvia e influito sulla mia maggiore aggressivita', come in un malcompreso Ken il guerriero divenuto archetipo junghiano, anziche' nella sua versione cantata del Bagatto non saprei dirlo con certezza, ma sicuramente e' una parte della mia crescita che rimarra' per sempre dentro me, come lettera Aleph di inizio, anche per via di errori e tentativi, giravolte e correzioni con la penna rossa o verde da parte dei numerosi Elii e degli improbabili supereroi Shpalman che hanno forgiato il mio spirito critico con le loro pseudo storie tese e amene avversita' da vitello d'oro, prendendo facilmente il posto lasciato vuoto da catechismi e insegnanti di teorie mai messe in pratica. Quanto la letteratura, il cinema, le favole del fantabosco e i miti greci, con i loro paladini della giustizia, gli antieroi, gli orchi, i mostri e i pagliacci, le scimmie volanti o gli pseudomondi fantastici alla Phil Dick, ora solo formalmente velati come nei dipinti di Magritte, abbiano contribuito a indirizzarmi nel 2011 verso l'odio pieno e il rancore, fuori dall'Eden solo febbrilmente riappacificato di Gustave Thibon, non mi e' dato saperlo con esattezza. Fatto sta la vita riprende antichi modelli narrativi per venirne a sua volta rimodellata come pongo e dalle spirali d'odio che disegna la roulette rosa diventa difficile uscire fuori. Si pone cosi' la possibilita' concreta che questa carica d'odio possa venire strumentalizzata per scopi piu' o meno nobili, per far piu' fiorini che fiori, esulando da ogni percorso di crescita personale o collettiva, indirizzando verso l'autodistruzione personale, la droga, l'alcol o qualunque altra ragione di devianza e pericolosita' sociale da assistente sociale o semplice madre premurosa dal naso arricciato.

Ma per tornare all'oggi e mettere una pietra miliare sul passato, senza rimuovere mai del tutto dalla coscienza, come diceva il buon Freud tanto ironicamente pansessualizzato, penso che non dimentichero' mai le esperienze di questo corso di storia di un impiegato, un pochetto mago-alchimista che ha amalgamato le mie emozioni senza un nome, da santo che non suda, da essere capovolto comunicativamente promiscuo, messo duramente alla prova nella sua capacita' di autocontrollo. Quei pochi che hanno cercato di sostenermi senza contrattare orari, come in una non poco rissosa riunione condominiale, pur dandomi un minimo di ragione per lamentarmi o cantandosela allegramente, quegli altri che sono rimasti in religioso silenzio ad ascoltarmi come le tre scimmiette sapienziali e quegli altri che invece hanno fatto di tutto per alimentare il clima di tensione da anni alcolici di Ouzu e farmi cadere in facili tranelli emozionali, DSA-Maslow, spontanee imprecazioni masino-grilline o repentine fughe da pericoli immaginari, giaguari della savana, rinoceronti di Ionesco o semplici indimenticabili unicorni rosa. Mai dimentichero' il videogioco che si e' attivato sul mio desktop, sul mio telefono perennemente intercettato dall'intelligenza artificiale, sui miei numerosi profili social oggetto di stalkers analysis stile Social dilemma, nella vita reale fin sotto casa davanti l'Istituto dei ciechi, al panificio della IA rosa, al chiosco con il bimbo che non piange e quindi non puo' essere Dio Littizzetto travestita da sorella dello zio di Marco Masini, o davanti al Ver-so, per un cornetto robotico stile Blade Runner o dal sapore di Dea Kali.

Ognuno con un ruolo, ognuno con un contributo ad un insieme che mi ha fatto sentire parte di un tutto sapientemente architettato come nelle migliori antiche societa' sommerse di Atlantide, come nei convivi tra antichi filosofi greci, come nelle giostre e nei balli in maschera cantati da Fabrizio De Andre'. Financo sulla web cam tinta di rosa, mentre parlo di porci di Epicuro e indizi di masochismo tra Stoici guardoni. Tutte queste attenzioni nel bene o nel male non possono che farmi sentire profondamente amato, piu' di qualunque silenzio e principio del nessun contatto io possa contraccambiare, piu' di qualunque comunicazione simbolica o d'incontro con persone che mi conoscono senza che io conosca loro e che vogliono solo farsi riconoscere nella loro infinita solidarieta' comunitaria, anche sotto la Granda a chilometri dalla Sicilia o a Torino tra poveri albanesi fraterni e san giorgi terrificanti come colpi di tosse che uccidono. Ognuno con un messaggio in codice, un linguaggio alieno che ruota e fa i cerchi nel grano, ognuno parte di una universalita' di esseri che forma il mondo e lo rende unico nel suo specismo evolutivo. L'esclusione di me universitario da questa universalita' umana, lo scherno inutile dei fantasmi trolls, il mirino mirino addosso della pistola di Gigen, neanche fossi io il nemico pubblico e voi la civilta' evoluta, l'affettatrice della spada di Goemon come in un sushi bar, la derisione e la beffa come per il Gobbo di Notre Dame, la limitazione degli affetti in quanto mela marcia giudicante che potesse far marcire le altre mele affianco non ha fatto che rafforzare in me la convinzione che ero soltanto una mela troppo matura per affiancarla alle altre mele del fantabosco, troppo poco interessate alla narrazione per comprendermi davvero, in perenne autoinganno di se' stesse e degli altri. Troppa energia in circolo Francesco, nessuna inaccettabile sovversione. Solo troppo fuori dal comune per non dover uscire dal comune con i droni di sorveglianza dietro.

Cogliere in questo modo la mela adamitica della conoscenza e' stato un gran bel regalo di compleanno, lo ammetto. Pochi droni e molti doni dal vitange dell'usato catanese. Catania un animale domestico che ti ama incodizionatamente di un amore puro, caldo come morra cinese, senza farsi troppe domande su come e se sei diventato improvvisamente appassionato del genere fantasy. Non e' mai tardi per comprendere e cominciare con l'escarnazione di quelle leggi dei 7 specchi esseni che per troppo tempo ho dovuto incarnare sulla mia pelle. Tra telefonate anonime, stalkers telefonici e attrici tarantole da dimenticare, che lasciano il posto a coinquilini mendicanti serbi e bancarelle di senegalesi, tra idrofobici di nobilta' decaduta e nobili rupofobiche russe che mangiano pizza a sbafo in memoria dei sudori di Aliterme, tra studenti nigeriani che parlano il russo solo di notte e qualche indiano di troppo in casa, tra pseudo-sciocchi e storie di gatti neri che volano dal balcone, tra colloqui di lavoro disperati e treni persi verso mete piu' crocerossa che rosa, io ero straniero alla vita come ognuno di loro, eppure in qualche modo parte di un tutto, di un lato oscuro universale che mi isolava in quest'Isola in quanto ostaggio della Vita stessa. Tra estate passate con polacchi bendati che riescono pure ad allagarmi casa ed egiziani finti tonti che mi rendono l'aria nauseabonda togliendosi le calzature anzitempo per poi prendere il largo con troppe zavorre da recuperare, io ho compreso il senso dell'umana tolleranza, del perdono delle debolezze e della legge dell'odio che nasconde un amore inaccessibile financo a se' stessi.

L'essenziale e' visibile agli occhi, ma oggi proprio non posso guardarci dentro direbbe il principino aviatore di Alda, saltando fuori dal suo disegno illustrato a forma di elefantino. Essere narciso non vuol dire soltanto esseri stronzi con il prossimo, ma e' qualcosa di molto piu' complesso mi ricordano dalla marina di Bologna, senza bisogno di big data da analizzare, senza ultimi testimoni della cappa perduta per un punto da quell'abate di Asello. Distorcere il messaggio, negare per il piacere di farlo non c'entra con il negazionismo fine a se' stesso. Me ne sono reso conto grazie a lei, e come monaco Zen ora sono fuori di me. Solo sciarade dall'ultimo disco di Caparezza in uscita per il mio 38 esimo compleanno, giusto in tempo per il 7 maggio del 2021. Exuvia, non lo diresti e' lo stesso cantore del silenzio dei colpevoli che mi affliggeva nel 2011, e invece si scopre che era silenzio degli innocenti, con dei mimi imbiancati che mi suggerivano solo una Erre, e stava per errore, mentre mi invitavano ad un verso che io non riuscivo a versare, perche' esageravo di concretezza, mentre invece dovevo andare dritto all'ufficio immaginazione.
Non sono piu' lo stesso, la metamorfosi ovidiana e' iniziata. Son cambiato, mi avete cambiato Voi che portate il nome di un fiore assieme alla morte addosso come scriveva Pirandello. Mi avete aperto quegli occhi che prima vedevano solo qualche zombie da schivare in un livello di Doom e delle ombre scintillanti, ma assai vaghe come nel mito della caverna di Platone o nei migliori successi di Vinicio Capossela. Mi avete donato le ali per volare come un angelo cauto, come un'ape laboriosa dagli occhi puri di un bambino, come quel piccolo cattivissimo Me che somatizzava il dolore dei genitori e che per qualche tempo e' diventato la bambolina Wodoo del mio povero corpo di fachiro. Erano i messaggi di auguri di un ex-gioiellere gambizzato a rincuorarmi per le festivita' mancate come i non compleanni di Alice. Avevo tolto il cappellin del rapper-filosofo e Voi me lo avete fatto reindossare. Con lezioni stregatte sulla comunicazione empatica e sulla risoluzione dei conflitti di prossimita' mi avete ridato la vista che avevo perso, nostante quegli occhiali che avevo rimesso da poco grazie a Fernando e i suoi amici, spagnoli solo di origine, ma dipinti ancora come temibili usurpatori del trono.
Come voi non riuscivo a vedere ancora bene, almeno non ci riuscivo del tutto, mi mancava giusto quel pezzo di lente focale di Archimede, ero come un arci senza vescovo, ancora a meta'. Ho chiuso un occhio e vi ho perdonato in anticipo, senza sussurrare nessun mortacci Vostra. E voi aridanghete. Se volete andate a ballare in Puglia e ascoltatevi Caparezza oppure esercitatevi in un'altra opera silenzio se tanto insistete. Amorevoli stalkers in cerca di amore fusionale materno, adesso so che il vostro silenzio degli innocenti non c'entrava con il non farmi giocare a volley o a rimpiattino, che quegli alike haters sulla mia musica preferita, che poteva farmi cadere condottiero Saulo o rialzare monaco Zen, erano un silenzio assenso a quella vita che per primi Vi negavate, dietro cui si nascondeva un odio bendato per la vita stessa in ogni sua forma. Era il tanto odiato e al tempo stesso amato Merluzzo di Zio Checco Santuzzo che puzzava. Erano Alici che io stesso rifiutavo di pescare, per pigrizia o eccessivo egocentrismo. Io non volevo pescarle, loro mi rifuggivano perche' mi avevate dipinto pescecane, e quindi nessuna Alice potevo sviare verso la tana di Bianconiglio, verso nessun itinerario dantesco fare il Cicerone di merluzzi, verso alcun tesoro dei Pirati potevo condurre la marinaia Sailor durante quella ilare immersione ad Aci, tra destini programmati che non si possono mai programmare come si vuole. Ahime' non potevo neanche guidare verso un colore piu' rosato quel toro gigante aizzatomi dal Destino nei pressi del gran mare muccato..

Profondissimo mare di Dalla, onda granda che mi segue e mi conforta come un respiro di vita. Sarai un faro che mi illumina ovunque io vada, adesso lo so.

Sono solo sassolini e ne ho sicuramente dimenticati tantissimi sulla riva del mar..

morto??? (:

Edited by Lapillo+ - 29/4/2021, 14:31
view post Posted: 6/1/2021, 19:14 Il nemico e' la gnosi. Intervista di Vox Italia a Ettore Gotti Tedeschi - Blog Bakeca
Intervista a tutto campo con l'economista e banchiere Ettore Gotti Tedeschi, già Presidente dello Ior che analizza il "Grande Reset" di oggi alla luce di una approfondita analisi storica, geopolitica ed economica che non lascia spazio ad ipotesi o congetture.



CITAZIONE
"L'uomo di oggi ha cancellato Dio, ma cancellando il Creatore le azioni e le condotte della creatura finiscono con il perdere di senso" Lapsus molto particolare: "l'uomo creo' l'uomo." ;Commenti memorabili: "Grazie a Dio, esiste la Gnosis. Caritas in veritate. Ipazia era l'ultima gnostica visibile e l'hanno massacrata. Come mai? " La Gnosi è l'aspetto cognitivo che si sviluppa per pochi durante la ricerca di Dio, è la cosiddetta "illuminazione". Non si può dire che la conoscenza sia il nostro nemico, è pura follia, si potrebbe casomai dire che alcuni uomini CON tale conoscenza l'abbiano usata, o continuino ad usarla, contro il bene comune." "il nemico è dentro l'uomo e non fuori, poi la Gnosi è una conoscenza di cui anche i Vangeli sono portatori (andateglielo a dire a San Paolo che era gnostico). La Gnosi è semplicemente la traduzione in parole della Mistica e la Mistica sta alla base della parola Rivelazione. La Fisica moderna ha scoperto leggi e dinamiche del mondo che rispecchiano le parole (pur metaforiche) della Genesi. by John lamb lash" "la megalomania è una patologia mentale dell' essere umano ed il potere una patologia della società, ma se calcoliamo che la patologia della società è la proiezione della patologia mentale dell' essere umano facciamoci un po due conti!" ; " Dire che il capitalismo è contraddizione è una banalità, Hegel immagina la storia come un susseguirsi di tesi, antitesi, sintesi, ovvero una continua contraddizione superata ad un livello superiore, ma le forze insite in ogni storia sono diverse per potere tale che alcune impongono il loro disegno, altri lo subiscono, ed è qui che al reset, essendo idea di parte, si deve opporre la forza contraria di chi non trova il proprio interesse in quella visione"L’elogio di qualsiasi tipo di globalismo e' una sciocchezza . Dio ha creato nazioni, non una societa globale, che sarebbe una ripetizione del torre di Babele e l’introito al regno dell’anticristo." "C'e' una europa dei padri fondatori, federalista che serviva a valorizzare i singoli Stati mantenendone l'identita'. Se Jean Monnet tornasse indietro non partirebbe piu' dall'economia ma dalla cultura. La difficolta' di fare l'Europa e' una differenza di religioni. Francia laicista e religioni protestanti portano alla tasformazione del cattolicesimo. La gnosi ha creato il relativismo in cui siamo oggi. La gnosi e' il nemico. Cosi non parlo Zarathustra. Tutta la crisi dell'uomo contemporaneo si basa sull'aver negato Dio. Se fare il male rende di piu' che fare il bene perche' fare il bene?"; "Il mondo nuovo spezza l'anima tra web e telecamera e intanto la massa rimane apatica. Vivamo un'epoca che ha gia' toccato il fondo, carica d'odio e' la macchina del nuovo mondo" Multicit. carpiate
view post Posted: 12/5/2020, 23:15 Gli ipermoralisti secondo la psicanalisi - Blog Bakeca
freud-complesso-di-edipo

L’ ipermoralismo nevrotico e la perversione "normale" in psicanalisi: tre casi

CITAZIONE
Alla base della psicanalisi si pone l’assunto che il bambino è per sua natura antisociale per via dei suoi istinti libidici ed aggressivi e che, solo successivamente impara ad arginare i suoi istinti antisociali attraverso l’angoscia per la loro riprovazione operata dal Super-Io.
Il neonato non fa ancora distinzione tra l’Io ed il mondo esterno: per lui esiste soltanto ciò che percepisce. La mamma ch’è uscita dal campo visivo non esiste più; quando egli la percepisce di nuovo, essa è rientrata nell’universo. Lo sguardo materno sui propri figli sara’ essenziale per un sano sviluppo del Super-Io. Sul confine tra l’Io (organi dei sensi) e il mondo esterno, si concentra la libido narcisistica, che fa sentire all’individuo la limitazione tra Io e mondo esteriore. La scarsità o mancanza di questo involucro di libido determinano un sentimento di estraneità o di irrealtà per quanto si percepisce attraverso l’area denudata da libido. Nelle psicosi la libido narcisistica si ritira su confini antichi, che includevano anche parti del mondo esteriore fino a ristabilire la fase egocosmica dell’Io infantile in cui sono di norma presenti deliri e allucinazioni;
Per la psicanalisi la criminalità è il prodotto di una educazione difettosa. Tale educazione difettosa è legata al mancato superamento del complesso di Edipo per gli uomini e di quello di Elettra per le donne. Come nell’antico mito greco tutti gli uomini nascono con una innata tendenza criminale al parricidio, alla concupiscenza incestuosa della madre, alla rivalità e alla gelosia tra fratelli e sorelle. È soltanto nel punto in cui viene liquidato il Complesso di Edipo, che le tendenze criminali vengono ricacciate, e si interdice con più o meno successo l’esteriorizzazione motrice (cioè la formazione dinamica della libido) ; così che secondo il grado di questa operazione il soggetto si volge verso il tipo morale oppure verso il tipo criminale.
Così che, riassumendo il pensiero degli psicoanalisti, il Genil-Perrin finisce coll’affermare che la criminalità non è una tara costituzionale, ma il prodotto di un’educazione difettosa. Nel primo caso trasforma i propri istinti ricacciati in tendenze sociali ; nel secondo caso lascia loro libero corso. L’uomo normale conserva qualche relitto di questi istinti sotto una forma inoffensiva (sogni, fantasie, sintomi nevrotici, boxe, corsa di tori, guerra, la funzione espiatoria della pena ecc. )
Il fanciullo teme il proprio Super-Io come teme i suoi educatori e i suoi parenti quando si sente spinto verso desideri illeciti. Questo timore infantile ancestrale si trasformerà nell’adulto per tutta la sua vita nel suo Super-Io, ossia nella sua coscienza o giudice interiore. Nella psicologia della folla e in quella collettiva riscontriamo spesso la proiezione del Super-Io su un per¬sonaggio che sia assurto ad un’immensa autorità, o che si sia imposto come tale, per modo che il Super- Io della collettività risulta sostituito da quest'autorità, mentre il potere critico della folla viene abolito. Tale proiezione può anche effettuarsi su entità immaginarie, sul destino, sulla divinità, e via di seguito.
"La psicanalisi ci ha fatto capire l'intimo collegamento tra complesso del padre e la fede in Dio; ci ha mostrato che un Dio personale, psicologicamente, non è altro che un padre ingigantito" (S. Freud, Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci)

Il parricidio e la venerazione post-mortem del padre è all’origine di tutte le religioni dell'antichità. Gli istinti aggressivi verso il genitore dello stesso sesso agiscono sulla formazione del Super-Io durante la fase Edipica.
A seconda di come viene costruito il Super Io, inteso come istanza morale di autocontrollo dell’ Es durante la fase edipica, possiamo individuare l’origine di almeno tre tipi morali e di altrettante sfumature della umana personalita’, spesso considerate come in contrapposizione tra loro, ma che la psicanalisi “solve et coagula” in un'unica istanza originaria: la sessualita’ perversa polimorfa del bambino. Poiché la disposizione alla nevrosi è una disposizione umana generale, anche la perversione obbedisce alla stessa legge e diventa una disposizione umana generale e quindi la normalità

A il tipo morale che per orrore dell’incesto si introverte, ma non rinuncia alla propria identita’ di genere (es. ascetismo religioso)

Moralista che per orrore dell’incesto rinuncia alla sessualita’ e predica affinche’ gli altri facciano lo stesso. es. Ascetismo religioso, monachesimo ecc. Per le femminucce gli istinti di Elettra legati alla rivalità della madre nella conquista del padre possono trasformarsi nel desiderio di castita’ della madre, quale occasione mancata di conquistare il padre durante la fase edipica. Attraverso meccanismi di razionalizzazione questi desideri inconsci condurrebbero le donne adulte alla difesa del valore della verginita’ fisica, quale modalita’ inconscia di realizzare a posteriori il desiderio di castita’ materna, in cui si occulterebbero le ragioni del sollievo psicologico di alcune donne nel promuovere la castità delle prole di sesso femminile.
Le vocazioni religiose sarebbero dunque, come molte manifestazioni artistiche del resto (pensiamo a un D’Ali o a un De Chirico), forme di sublimazione dell'energia di aggressione, cosicche’ l’amore per la figura paterna si trasforma in amore per Dio padre, mentre l'odio per la madre si sublima nella repressione dei propri istinti sessuali, in base ad un modello nevrotico inteso come negativo della perversione infantile e azione differita dello stesso trauma infantile di negazione.

B Il tipo morale che per orrore dell’incesto si introverte fino a rinunciare al proprio sesso (es. omosessuali)


L’installazione delle tendenze omosessuali viene spiegata da Freud semplicemente come una diversa modalità di superamento del complesso edipico attraverso la fuga del soggetto dall’orrore parricida del complesso del Padre, mediante rinuncia al proprio sesso e l’identificazione con il genitore di sesso opposto. Mentre l’installazione delle tendenze eterosessuali o del proprio stesso sesso vengono viceversa spiegate come superamento dell’orrore parricida del complesso del Padre mediante strategie di fronteggiamento, in particolare attraverso l’identificazione del bambino con il genitore del suo stesso sesso o figure parentali affini, che porteranno alla formazione del super-io maschile. Anche se rinuncia allla propria identita' sessuale (senza considerare l'ipotesi dell'ermafroditismo fisico congenito) anziche' ricorrere al fronteggiamento eterosessuale, l'omosessuale rimane un ipermoralista proprio come il moralista ascetico. Il negativo della nevrosi determinera' il grado della sua perversione normale in senso psicanalitico.


C Il tipo morale che per orrore dell’incesto si estroverte (es. pervertiti, parafiliaci)

Il pervertito sessuale è, come il criminale nevrotico, un essere iper morale, in quanto la perversione è l’esponente dell’orrore che esso ha dell’incesto e del desiderio di sfuggire al complesso d’Edipo.
Se il sintomo nevrotico costituisce, un modo di espressione “camuffata” di impulsi sessuali, per cui i sintomi nevrotici sono in realtà l’attività sessuale dei nevrotici. Il sintomo nevrotico esprime in modo mascherato un tipo particolare di impulsi che se fossero espressi manifestatamente sarebbero facilmente riconoscibili come impulsi perversi. Nasce da qui la formula freudiana ispirata al gergo fotografico, secondo la quale la nevrosi è la ‘negativa’ della perversione.
Le sole misure adeguate e possibili consistono, secondo Alexander , nel tollerare le perversioni degli adulti, nell’isolare quei perversi che riescano nocivi per la società, e soprattutto nell’evitare il costituirsi delle perversioni, educando la gioventù razionalmente ed evitando la repressione della sessualità perversa normale.( Genil-Perrin)
Le vicende relative alle tre fasi dello sviluppo sessuale del bambino, orale, anale e fallica/genitale, costituirebbero dunque tanti piccoli “crocevia” per il consolidarsi di tendenze psicologiche devianti che a partire dall’età infantile si manterranno in ’età adulta. Ad es. il masochismo e il carattere sadico –anale, intessuto di asocialità, di testardaggine e di diffidenza; l’esibizionismo riconducibile alla fase anale pregenitale; il narcisismo ancorato alla fase orale e alla formazione dinamica della libido ecc.


Comprendiamo dunque in conclusione quanto sia importante il compito dell’educatore dell’infanzia nell’occuparsi del corretto sviluppo sessuale infantile, prevenendo sul nascere quella che diverra’ la delinquenza degli adulti.

www.nelfuturo.com/psicoanalisi-e-sessualita-seconda-parte





view post Posted: 20/4/2020, 17:17 Canzoni sui disturbi di personalità "drammatici" - Blog Bakeca
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CITAZIONE
Borderline, istrionico, narcistico: canzoni per i disturbi di personalità "drammatici"

Dr. Matteo Pacini
Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

I cosiddetti "disturbi di personalità" sono inclinazioni di pensiero, emotività e comportamento che caratterizzano alcune persone, in maniera piuttosto spiccata e rigida, cioè senza la capacità di modulazione rispetto alle opportunità e agli ostacoli esterni. Ma soprattutto, se di disturbo si parla, si può intendere in senso medico che la persona ne soffre, perché allo stesso tempo non può trovare soddisfazione comportandosi in maniera diversa da quello che la sua personalità gli indica come giusto, sensato e corretto, e d'altra parte si rende conto che questo suo modo di fare lo condanna a insuccessi, conflitti o emarginazione.
I disturbi di personalità sono probabilmente un modo di descrivere gli stessi disturbi chiamati con altri nomi, focalizzandosi più sugli aspetti relazionali che non sui sintomi evidenziati sulla persona o indicati dalla persona.
Quelli del gruppo B comprendono i profili borderline, istrionico, narcisistico e antisociale. Si tratta di profili non esclusivi, ovvero chi ha tratti di un tipo spesso ne ha anche degli altri tipi, per cui sono delle modalità che possono coesistere in varie combinazioni. Sono anche detti personalità "drammatiche", perché il loro aspetto saliente è l'emotività e le relazioni conflittuali, intense ed esplosive, o ambivalenti, con fasi di forte legame e investimento e fasi di delusione e distruttività. Spesso chi ne soffre oscilla tra momenti di forte senso dell'identità, con estrema chiarezza di obiettivi, valori e persone di riferimento o di ispirazione, e periodi di perplessità generale, demotivazione, crisi di identità, pensieri di rinuncia e di fuga. Si potrebbe dire che il narcisismo è più maschile, il borderline ambisesso, l'istrionico più femminile, intendendo anche il "maschile" e il "femminile" come configurazioni cerebrali più che soltanto come sesso anagrafico.
La vita sentimentale turbolenta è una caratteristica, e per questo abbiamo scelto per dare un'idea di cosa siano un trittico di canzoni. "Sei bellissima" di Loredana Berté potrebbe ben rappresentare la personalità narcisistica femminile. In questa canzone è rievocata una storia d'amore finita, forse da molto tempo, che però fa soffrire ancora chi canta. Nella sua solitudine presente, la donna ricorda le prime fasi della storia, quando lui forse giocava a far l'innamorato, ma sembrava esserlo davvero e perdutamente. Dopo di che, nel tempo lo stesso uomo è divenuto freddo, e alle parole d'amore si sono sostituite quelle di indifferenza o di disprezzo. Questa seconda parte è forse solo il venir meno dell'amore, vissuto dal narcisista come una caduta dal paradiso, un venir meno dell'attenzione a lui dedicata. Quando l'istrionico non può essere più acclamato, e si accorge di non poter più sedurre, di non poter più suscitare interesse, la sua via d'uscita è stare sempre sul palco, al centro della storia e dell'attenzione, ma cambiando parte. Da maschera allegra a maschera disperata. Spesso con questo atteggiamento l'istrionico allontana definitivamente da sé le persone amate, o crea conflitti durante fasi fisiologiche di raffreddamento dei rapporti, che vive come tradimento e ferita profonda. La cosa migliore che l'istrionico trova negli altri è il pensiero di piacere loro, che gli altri siano un "pubblico" entusiasta, ansioso di nuove performance e sedotto automaticamente da qualsiasi apparizione o esibizione.
Il narcisista ha anch'egli un profondo legame con l'ammirazione che gli altri gli rivolgono, ma non tende ad essere protagonista, semplicemente si compiace di come gli altri lo considerano, deve mantenere una parte, una maschera, senza provocare, ma misurando nei comportamenti degli altri quanto riesce a condizionarli e a influenzarli. Quando gli altri "sfuggono", o semplicemente non sono disposti a superare certi limiti, la reazione narcisistica è di rabbia e ostilità, perché la persona che non asseconda e non segue il narcisista nelle sue proposte è percepita come rifiutante, fonte di umiliazione. Il narcisista concepisce un legame come una lealtà incondizionata, e l'eccezione a questa legge come un tradimento, una provocazione, che in un certo senso si attendeva. Il contrattacco è violento, ostile, impositivo. Questa reazione è di solito fallimentare, perché suscita semplicemente paura, ostilità reciproca, guai legali per l'inizio di atteggiamenti assillanti o di minaccia, se non peggio. Il narcisista è cantato da Luigi Tenco in "Angela", in cui l'uomo tratta la sua donna con sufficienza, facendola sentire poco importante, sfruttando il suo amore per farla soffrire e sentirsi quindi dalla parte di chi è più forte, lasciandola e riprendendola per non farla mai sentire sicura. Ma quando lei lo lascia, stanca di tutto questo, lui reagisce con disperazione, cercando di riprenderla stavolta con la carta della pietà e del pentimento. Fallita questa, spesso inizia la fase aggressiva.
Spesso il narcisista, quando ha successo con un partner, ne accumula altri, arrivando a gestire in maniera problematica più relazioni contemporaneamente.
Il soggetto borderline è particolarmente turbolento e instabile, così da non essere in grado di distinguere tra "fantasmi" emotivi, come paure, sogni e speranze e realtà su cui prendere decisioni o fare mosse, o costruire ricordi. Così, il soggetto borderline vive nel suo mondo emotivo, ma ciò che attribuisce agli altri, o che si aspetta dagli altri, o che rimprovera agli altri sono sostanzialmente suoi vissuti emotivi. Dopo di che, spesso in questa conflittualità continua finisce anche per far funzionare male i rapporti, con conseguenti fallimenti oggettivi, abbandoni e delusioni. La reazione del borderline alla delusione è estrema, spesso con autolesionismo, gesti impulsivi distruttivi o di provocazione, assunzione di droghe o il venir meno alla proprie responsabilità essenziali. Il borderline attribuisce umori e malumori agli altri, crea amici e nemici a seconda dell'umore, ricorda torti subiti o giorni felici a seconda dell'umore che colora il ricordo. Il borderline vive con il suo umore del momento, ed è questa la chiave con cui rilegge da capo tutta la sua storia, ad ogni giro, con conseguente frammentazione della propria storia e della propria identità. Nella canzone "Gli uomini non cambiano" Mia Martini interpreta bene questo modo di sentire, in cui l'illusione che gli altri cambino è rivoltata come accusa a chi "non cambia", deludendo le aspettative. Una storia di illusioni e delusioni, senza riuscire a "entrare" in rapporto con gli altri se non con un'illusione, e alla fine nella convinzione che l'illusione sia quel che dovrebbe esserem, e la delusione un mancato riconoscimento al proprio entusiasmo e alla propria genuinità sentimentale.
In generale, questi disturbi hanno quindi in comune la centralità della vita sentimentale, la tendenza a incolpare gli altri per il fallimento dei propri sforzi amorosi, e la tendenza a cercare rapporti in cui realizzare le proprie illusioni fino al punto di provocare le delusioni temute con gli stessi comportamenti che hanno alimentato le illusioni. Il narcisista con il controllo, l'istrionico con il bisogno di ammirazione, il borderline con l'impulsività allontanano i partner, e utilizzano queste stesse armi per vendicarsene: l'istrionico con le accuse, il narcisista con l'idea di vendetta, il borderline con gli atti violenti su se o sugli altri.

Angela di Luigi Tenco

Sei Bellissima di Loredana Berté


Gli uomini non cambiano di Mia Martini

Anche fragile di Elisa


Il pagliaccio di Cesare Cremonini

L'istrione di Massimo Ranieri e Renato Zero
view post Posted: 28/3/2020, 16:09 Elaborazione del lutto e ripudio della guerra - Blog Bakeca
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CITAZIONE
Vite precarie. I poteri del lutto e della violenza. (2004) J. Butler

Teorica di primo piano nel vasto panorama femminista e dei gender studies statunitensi, Judith Butler (1956), ebrea di origine, insegna Retorica e Letterature comparate alla Berkeley University della California. Definirla una femminista postmoderna può essere corretto, ma riduttivo e vago. la stessa Butler si è dimostrata a più riprese scettica rispetto all’opera di Luce Irigaray, una delle più note ispiratrici del cosiddetto pensiero della differenza. Negli ultimi anni l autrice e' giunta ad una revisione critica del suo pensiero anni novanta, reimpostando la propria visione all'interno del filone gender attraverso la rivalutazione degli studi hegeliani sulla dinamica servo padrone e gli studi della femminista italiana Caravero sul filosofo ebreo Levinas.
Judith Butler nel suo saggio su “I poteri del lutto e della violenza” cerca di rispondere a due grossi interrogativi. Quali vite umane contano in quanto vite? E cosa rende una vita umana degna di lutto collettivo?
L’elaborazione del lutto comincia con il riconoscimento che la mia identità è legata al mio essere intrinsecamente sociale.Il dolore ci porta a esperire uno stato di ex-stasis (letteralmente un essere fuori di me, una sensazione di spossessamento), generatrice di ignoranza e contemporaneamente motore della risposta. In psicoanalisi, si parla di un nesso indissolubile tra lutto- scoperta dell'identità- e introiezione degli altri.
Esempio non utilizzato dall’autrice, ma comunque pertinente, è il mito di Edipo. L’eroe, pur avendo risolto l’enigma sull’Uomo, si inganna sulla sua identità di uomo. Per dirla con Hanna Arendt, "gli uomini e non l’Uomo, vivono sulla terra e abitano il mondo". Inizio del vero processo di individuazione è proprio il lutto derivato dalla scoperta del matricidio e del parricidio. A questo punto soltanto, Edipo si riconosce nella determinazione delle sue numerose relazioni ambivalenti. Uno dei significati di introiezione è appunto il processo attraverso cui gli altri "non solo continuano a vivere all’interno del confine dal quale io sono delimitato, ma permeano in modo impercettibile il mio modo d’essere. L’identità è il risultato del processo e non e' una garanzia di risultato. L'errore tragico di Edipo risiede nell’affermare che "mai uno sarà uguale a molti" (v. 845): marito e figlio, padre e fratello. La molteplicità, al contrario, abita il labdacide Edipo e lo smentisce.
Per Freud elaborare un lutto significa riuscire a sostituire un oggetto libididinale con un altro. La mancata incorporazione dell'altro, di cui e' espressione sintomatica la situazione emotiva della melanconia, risulta essenziale per una corretta elaborazione del lutto. Per Butler l'elaborazione del lutto non implica necessariamente l'oblio dell'altra persona o che qualcos'altro intervenga per prenderne il suo posto. Il lutto e' una predisposizione ad auto sottoporsi ad una trasformazione. Ma questa trasformazione non puo' essere del tutto pianificata perche' non conosciamo esattamente che cosa abbiamo perso. Malinconia non a caso significava in origine proprio “non conoscere”, a sottolineare il dolore per una perdita che non ci e' possibile sondare pienamente e che fa del lutto una condizione enigmatica.
Quando perdiamo qualcuno o veniamo allontanati da una comunita' possiamo intuire che questa condizione di lutto presto o tardi finira' con la creazione di un nuovo ordine di vita altrove. Ma possiamo anche intravedere qualcosa che riguarda cio' che siamo e che e' emerso in noi proprio a causa di quella perdita o di quell'allontanamento. Quello che ho perso in me a causa dell' allontanamento da te e' una relazionalita' che non e' possibile calcolare come la somma di me e te, ma e' la modalita' in cui me e te interagiamo.
L'elaborazione del lutto non e' percio' qualcosa che ci riporta ad una dimensione privata e depolicizzante, ma al contrario rappresenta la premessa di una comunita' politica basata sul riconoscimento della dipendenza reciproca e su di una responsabilita' etica condivisa. Cio' che il dolore ci rivela e' la nostra dipendenza dalle relazioni con gli altri.
Tutti quei movimenti politici LGBT che lottano per l'autodeterminazione e la difesa dell'integrita' del proprio corpo, che ci appartiene e in quanto tale puo' essere liberamente disposto lottano per delle giustissime cause, ma dimenticano che i loro corpi non appartengono soltanto a loro stessi, ma sono dei corpi che hanno una sfera pubblica, ci ricorda la Butler. Nel momento in cui si lotta per la propria autodeterminazione bisogna lottare anche per il proprio inserimento all'interno di una comunita'. Si tratta quindi di una identita' che deve portare tracce degli altri. Quando si parla di incorporazione nella elaborazione del lutto si parla proprio del riconoscimento degli altri. Si parla del fatto che coloro che fanno parte del mio passato, continuano a vivere in me, permeando in modo impercettibile il mio modo di essere.
Per fare esperienza del dolore, traducendolo in una risorsa politica occorre che riusciamo a trasformare la preoccupazione narcisistica della malinconia, che e' rifiuto del lutto, nell' attenzione verso la vulnerabilita' altrui. Solo cosi' possiamo contrastare quella percezione distorta per cui alcune vite sono piu' vulnerabili di altre e quindi per noi piu' degne di lutto.
Una volta compresa radicalmente l’ineliminabile esperienza di vulnerabilità in cui la nostra natura si realizza, il passo successivo consiste nell’analizzare quale posto occupi la violenza nelle relazioni vissute e quali siano i modi di rispondere a un lutto tanto individuale quanto collettivo.
Quella che si impone per la Butler e' una riflessione sulla situazione globale in atto dopo l'attentato delle Torri Gemelle del 2001.Tanto il governo quanto buona parte della stampa statunitense hanno reagito all’attentato delle Torri Gemelle con l’invito ad allontanare il ricordo del dolore in nome della necessità di una reazione immediata: esempi sono l’esortazione a "bandire la melanconia" di William Safire (New York Times) e la dichiarazione "abbiamo smesso di piangere i nostri morti" pronunciata dal presidente Bush a dieci giorni dalla tragedia. Ma più che la melanconia in questo modo è stato bandito il lutto, il rifiuto del quale coincide appunto con la stessa melanconia. La corsa allo scontro militare preventivo non rappresenta altro che il tentativo patologico di restituire ciò che è ormai perduto, di riportare il mondo a un ideale ordine precedente. E’ un delirio di dominio la cui controparte diviene l’isteria razziale e l’istanza paranoica di controllo e di protezione da un nemico che potrebbe essere chiunque.
Seguendo alla lettera le parole di Butler, il necrologio deve essere concepito come "uno strumento che regola la distribuzione pubblica del lutto. Esso è il mezzo attraverso cui una vita può o meno riuscire a diventare pubblicamente degna di lutto, un’icona dell’autoriconoscimento di una nazione". Tornando al mito, basti pensare ad Antigone per capire quanto il riconoscimento pubblico di lutto abbia a che fare con le leggi fondative di una nazione e con la sua identità. Le modalità di rifiuto del cordoglio orientano quindi le scelte politiche di uno Stato. In che modo? Se, come abbiamo detto, la vulnerabilità è la cifra primaria dell’umano, negare il lutto significa negare riconoscimento alla vulnerabilità, ma con la vulnerabilità negare di conseguenza anche lo statuto di umano alla persona che subisce l’esclusione. Il nemico viene disumanizzato e relegato alla condizione di spettro. La violenza su un’entità del genere può essere giustificata proprio perché non viene affatto riconosciuta: la violenza militare viene derealizzata. Negare realtà alle perdite è il nocciolo della patologia melanconica su cui si radica la possibilità di una guerra infinita al terrorismo.
Capita di rado di ascoltare dei morti palestinesi per mano israeliana, o di qualunque altro morto afghano o iracheno (Guerra del Golfo) per mano della forza militare americana. Fino a che punto gli arabi, in genere musulmani, sono tenuti fuori dalla sfera dell'umano per autocompiacimento o per proposito di scriteriata vendetta? In che modo i parametri culturali ci pongono dei limiti riguardo a cio' che puo' essere considerato come degno di lutto collettivo? Se la violenza e' perpetrata contro coloro che non sono reali allora non c'e' ferita o annientamento di quelle vite perche' si tratta di vite irreali gia' negate in partenza.
Nel silenzio del giornale su queste morti che non sono degne di lutto non c'e' evento, non c'e' malinconia, e non rimane che l'identificazione con gli esecutori della violenza. Questo ci insegnava il giornalista americano Daniel Pearl quando chiedeva di ricordare i nomi dei palestinesi morti nel memoriale presentato al giornale San Francisco Chronicle. Occorre riflettere sulle pratiche di esclusione e depersonalizzazione di quelle vite che non vengono giornalisticamente compiante. A seguito dell 11 settembre agli americani viene chiesto di stare in guardia senza sapere esattamente da chi, cosicche' ogni americano e' libero di immaginare e personificare il terrore. Il risultato e' la diffusione di un razzismo polimorfo, razionalizzato dall'appello all'autodifesa e al rafforzamento della sovranita' nazionale. Ogni cittadino e' chiamato ad essere un soldato semplice dell'esercito di Bush,
Nei giorni successivi al 7 luglio su internet sono circolati migliaia di messaggi con il motto "we are not afraid", noi non abbiamo paura. Il gioco alla disumanizzazione si ripete immutato.
Il bando della paura rispecchia la dinamica sottesa al rifiuto melanconico del lutto. In termini puramente psicologici la paura è il sentimento che permette il riconoscimento di un pericolo. Non avere il senso del pericolo che stiamo correndo significa cadere ancora e di più nella megalomania, nel delirio narcisistico e misconoscere l’oggettività del reale. Significa non voler abbandonare l'idea primomondista che il mondo intero sia appannaggio sovrano degli americani, non voler abbandonare quella hybris che impedisce di tessere relazioni internazionali caratterizzate da spririto egualitario. Gli USA affermano la propria sovranita' mondiale nel momento in cui le sovranita' nazionali entrano i crisi. Effettuano bombardamenti unilaterali e stabiliscono quando e dove instaurare la democrazia, a vantaggio di chi e con mezzi spaventosamente antidemocratici.
Avere paura della paura poi coincide esattamente con la sensazione che ci prende durante delle crisi di panico.Il pericolo è necessario a svelare la verità del mondo, il pericolo permette la svolta. Ma, continua il filosofo Heidegger, "il pericolo rimane nascosto e occultato. Questo occultamento è ciò che il pericolo ha di più pericoloso". Bisogna guardare in faccia la paura: ciò non significa eliminarla, ma conoscerla, fidarsi di essa e concederle ascolto. Un ascolto che generi come risposta una reale svolta politica.

Il ripensamento etico compiuto, precisa Butler, non si muove in direzione di un nuovo umanesimo, ma verso una ontologia dell’umano in cui sono le norme di esclusione/inclusione dalla realtà ad essere discusse. La disumanizzazione non è il prodotto di un discorso, ma è il suo margine rimosso. Obiettivo politico non è l’inclusione dei soggetti esclusi, ma il riconoscimento del loro statuto di limite alle nostre identità. Ciò significa abbandonare "l’insistenza sul soggetto quale precondizione dell’agire politico" poiché essa nasconde e mistifica le relazioni di dipendenza, tanto più fondamentali nell’ottica di una comunità politico-economica globale.

www.youtube.com/watch?v=nui8g4oZKuc
view post Posted: 11/11/2019, 14:38 Il mezzo è il messaggio diceva McLuhan - Blog Bakeca
Fonti

        


The Sapir-Whorf Hypothesis. By Daniel Chandler

Within linguistic theory, two extreme positions concerning the relationship between language and thought are commonly referred to as 'mould theories’ and 'cloak theories'. Mould theories represent language as 'a mould in terms of which thought categories are cast' (Bruner et al. 1956, p. 11). Cloak theories represent the view that 'language is a cloak conforming to the customary categories of thought of its speakers' (ibid.). The doctrine that language is the 'dress of thought' was fundamental in Neo-Classical literary theory (Abrams 1953, p. 290), but was rejected by the Romantics (ibid.; Stone 1967, Ch. 5). There is also a related view (held by behaviourists, for instance) that language and thought are identical. According to this stance thinking is entirely linguistic: there is no 'non-verbal thought', no 'translation' at all from thought to language. In this sense, thought is seen as completely determined by language.

The Sapir-Whorf theory, named after the American linguists Edward Sapir and Benjamin Lee Whorf, is a mould theory of language. Writing in 1929, Sapir argued in a classic passage that:
Human beings do not live in the objective world alone, nor alone in the world of social activity as ordinarily understood, but are very much at the mercy of the particular language which has become the medium of expression for their society. It is quite an illusion to imagine that one adjusts to reality essentially without the use of language and that language is merely an incidental means of solving specific problems of communication or reflection. The fact of the matter is that the 'real world' is to a large extent unconsciously built upon the language habits of the group. No two languages are ever sufficiently similar to be considered as representing the same social reality. The worlds in which different societies live are distinct worlds, not merely the same world with different labels attached... We see and hear and otherwise experience very largely as we do because the language habits of our community predispose certain choices of interpretation. (Sapir 1958 [1929], p. 69)
This position was extended in the 1930s by his student Whorf, who, in another widely cited passage, declared that:
We dissect nature along lines laid down by our native languages. The categories and types that we isolate from the world of phenomena we do not find there because they stare every observer in the face; on the contrary, the world is presented in a kaleidoscopic flux of impressions which has to be organized by our minds - and this means largely by the linguistic systems in our minds. We cut nature up, organize it into concepts, and ascribe significances as we do, largely because we are parties to an agreement to organize it in this way - an agreement that holds throughout our speech community and is codified in the patterns of our language. The agreement is, of course, an implicit and unstated one, but its terms are absolutely obligatory; we cannot talk at all except by subscribing to the organization and classification of data which the agreement decrees. (Whorf 1940, pp. 213-14; his emphasis)
I will not attempt to untangle the details of the personal standpoints of Sapir and Whorf on the degree of determinism which they felt was involved, although I think that the above extracts give a fair idea of what these were. I should note that Whorf distanced himself from the behaviourist stance that thinking is entirely linguistic (Whorf 1956, p. 66). In its most extreme version 'the Sapir-Whorf hypothesis' can be described as consisting of two associated principles. According to the first, linguistic determinism, our thinking is determined by language. According to the second, linguistic relativity, people who speak different languages perceive and think about the world quite differently.
On this basis, the Whorfian perspective is that translation between one language and another is at the very least, problematic, and sometimes impossible. Some commentators also apply this to the 'translation' of unverbalized thought into language. Others suggest that even within a single language any reformulation of words has implications for meaning, however subtle. George Steiner (1975) has argued that any act of human communication can be seen as involving a kind of translation, so the potential scope of Whorfianism is very broad indeed. Indeed, seeing reading as a kind of translation is a useful reminder of the reductionism of representing textual reformulation simply as a determinate 'change of meaning', since meaning does not reside in the text, but is generated by interpretation. According to the Whorfian stance, 'content' is bound up with linguistic 'form', and the use of the medium contributes to shaping the meaning. In common usage, we often talk of different verbal formulations 'meaning the same thing'. But for those of a Whorfian persuasion, such as the literary theorist Stanley Fish, 'it is impossible to mean the same thing in two (or more) different ways' (Fish 1980, p. 32). Reformulating something transforms the ways in which meanings may be made with it, and in this sense, form and content are inseparable. From this stance words are not merely the 'dress' of thought.

The importance of what is 'lost in translation' varies, of course. The issue is usually considered most important in literary writing. It is illuminating to note how one poet felt about the translation of his poems from the original Spanish into other European languages (Whorf himself did not in fact regard European languages as significantly different from each other). Pablo Neruda noted that the best translations of his own poems were Italian (because of its similarities to Spanish), but that English and French 'do not correspond to Spanish - neither in vocalization, or in the placement, or the colour, or the weight of words.' He continued: 'It is not a question of interpretative equivalence: no, the sense can be right, but this correctness of translation, of meaning, can be the destruction of a poem. In many of the translations into French - I don't say in all of them - my poetry escapes, nothing remains; one cannot protest because it says the same thing that one has written. But it is obvious that if I had been a French poet, I would not have said what I did in that poem, because the value of the words is so different. I would have written something else' (Plimpton 1981, p. 63). With more 'pragmatic' or less 'expressive' writing, meanings are typically regarded as less dependent on the particular form of words used. In most pragmatic contexts, paraphrases or translations tend to be treated as less fundamentally problematic. However, even in such contexts, particular words or phrases which have an important function in the original language may be acknowledged to present special problems in translation. Even outside the humanities, academic texts concerned with the social sciences are a case in point.

The Whorfian perspective is in strong contrast to the extreme universalism of those who adopt the cloak theory. The Neo-Classical idea of language as simply the dress of thought is based on the assumption that the same thought can be expressed in a variety of ways. Universalists argue that we can say whatever we want to say in any language, and that whatever we say in one language can always be translated into another. This is the basis for the most common refutation of Whorfianism. 'The fact is,' insists the philosopher Karl Popper, 'that even totally different languages are not untranslatable' (Popper 1970, p. 56). The evasive use here of 'not untranslatable' is ironic. Most universalists do acknowledge that translation may on occasions involve a certain amount of circumlocution.

Individuals who regard writing as fundamental to their sense of personal and professional identity may experience their written style as inseparable from this identity, and insofar as writers are 'attached to their words', they may favour a Whorfian perspective. And it would be hardly surprising if individual stances towards Whorfianism were not influenced by allegiances to Romanticism or Classicism, or towards either the arts or the sciences. As I have pointed out, in the context of the written word, the 'untranslatability' claim is generally regarded as strongest in the arts and weakest in the case of formal scientific papers (although rhetorical studies have increasingly blurred any clear distinctions). And within the literary domain, 'untranslatability' was favoured by Romantic literary theorists, for whom the connotative, emotional or personal meanings of words were crucial (see Stone 1967, pp. 126-7, 132, 145).

Whilst few linguists would accept the Sapir-Whorf hypothesis in its 'strong', extreme or deterministic form, many now accept a 'weak', more moderate, or limited Whorfianism, namely that the ways in which we see the world may be influenced by the kind of language we use. Moderate Whorfianism differs from extreme Whorfianism in these ways:
* the emphasis is on the potential for thinking to be 'influenced' rather than unavoidably 'determined' by language;
* it is a two-way process, so that 'the kind of language we use' is also influenced by 'the way we see the world';
* any influence is ascribed not to 'Language' as such or to one language compared with another, but to the use within a language of one variety rather than another (typically a sociolect - the language used primarily by members of a particular social group);
* emphasis is given to the social context of language use rather than to purely linguistic considerations, such as the social pressure in particular contexts to use language in one way rather than another.

Of course, some polemicists still favour the notion of language as a strait-jacket or prison, but there is a broad academic consensus favouring moderate Whorfianism. Any linguistic influence is now generally considered to be related not primarily to the formal systemic structures of a language (langue to use de Saussure's term) but to cultural conventions and individual styles of use (or parole). Meaning does not reside in a text but arises in its interpretation, and interpretation is shaped by sociocultural contexts. Conventions regarding what are considered appropriate uses of language in particular social contexts exist both in 'everyday' uses of language and in specialist usage. In academia, there are general conventions as well as particular ones in each disciplinary and methodological context. In every subculture, the dominant conventions regarding appropriate usage tend to exert a conservative influence on the framing of phenomena. From the media theory perspective, the sociolects of sub-cultures and the idiolects of individuals represent a subtly selective view of the world: tending to support certain kinds of observations and interpretations and to restrict others. And this transformative power goes largely unnoticed, retreating to transparency.

Marshall McLuhan argued in books such as The Gutenberg Galaxy (1962) and Understanding Media (1964) that the use of new media was the prime cause of fundamental changes in society and the human psyche. The technological determinism of his stance can be seen as an application of extreme Whorfianism to the nature of media in general. Similarly, the extreme universalism of the cloak theorists has its media counterpart in the myth of technological neutrality (Winner 1977; Bowers 1988). My own approach involves exploring the applicability of moderate Whorfianism to the use of media











L'ipotesi Sapir-Whorf di Daniel Chandler

All'interno della teoria linguistica, due posizioni estreme riguardanti la relazione tra linguaggio e pensiero sono comunemente chiamate "teorie dello stampo" e "teorie del mantello". Le teorie dello stampo rappresentano il linguaggio come "uno stampo in termini di categorie di pensiero" (Bruner et al. 1956, p. 11). Le teorie del mantello rappresentano l'opinione secondo cui "il linguaggio è un mantello conforme alle consuete categorie di pensiero dei suoi parlanti" (ibid.). La dottrina secondo cui il linguaggio è "l'abito del pensiero" era fondamentale nella teoria letteraria neoclassica (Abrams 1953, p. 290), ma fu respinta dai romantici (ibid .; Stone 1967, Ch. 5). C'è anche una visione correlata (sostenuta dai comportamentisti, per esempio) che linguaggio e pensiero sono identici. Secondo questa posizione il pensiero è interamente linguistico: non esiste un "pensiero non verbale", nessuna "traduzione" dal pensiero alla lingua. In questo senso, il pensiero è visto come completamente determinato dal linguaggio.
La teoria di Sapir-Whorf, che prende il nome dai linguisti americani Edward Sapir e Benjamin Lee Whorf, è una teoria della lingua stampata. Scrivendo nel 1929, Sapir sosteneva in un brano classico che:

Gli esseri umani non vivono nel mondo oggettivo da soli, né soli nel mondo dell'attività sociale come normalmente inteso, ma sono in gran parte alla mercé del linguaggio particolare che è diventato il mezzo di espressione per la loro società. È abbastanza un'illusione immaginare che ci si adegui alla realtà essenzialmente senza l'uso del linguaggio e che il linguaggio sia semplicemente un mezzo accidentale per risolvere problemi specifici di comunicazione o riflessione. Il fatto è che il "mondo reale" è in gran parte inconsciamente costruito sulle abitudini linguistiche del gruppo. Non esistono mai due lingue sufficientemente simili per essere considerate come rappresentative della stessa realtà sociale. I mondi in cui vivono diverse società sono mondi distinti, non semplicemente lo stesso mondo con etichette diverse attaccate ... Vediamo e ascoltiamo e altrimenti sperimentiamo in gran parte come facciamo perché le abitudini linguistiche della nostra comunità predispongono determinate scelte di interpretazione. (Sapir 1958 [1929], p. 69)
Questa posizione fu estesa negli anni '30 dal suo studente Whorf, che, in un altro passaggio ampiamente citato, dichiarò che:
Analizziamo la natura seguendo le linee stabilite dalle nostre lingue native. Le categorie e i tipi che isoliamo dal mondo dei fenomeni non li troviamo perché fissano ogni osservatore in faccia; al contrario, il mondo è presentato in un flusso caleidoscopico di impressioni che deve essere organizzato dalle nostre menti - e questo significa in gran parte dai sistemi linguistici nelle nostre menti. Tagliamo la natura, la organizziamo in concetti e attribuiamo significati come facciamo, in gran parte perché siamo parti di un accordo per organizzarlo in questo modo - un accordo che si mantiene in tutta la nostra comunità linguistica ed è codificato nei modelli della nostra lingua. L'accordo è, ovviamente, implicito e non dichiarato, ma i suoi termini sono assolutamente obbligatori; non possiamo parlare affatto se non sottoscrivendo l'organizzazione e la classificazione dei dati che l'accordo decreta. (Whorf 1940, pp. 213-14; la sua enfasi)

Non tenterò di districare i dettagli dei punti di vista personali di Sapir e Whorf sul grado di determinismo che ritengono coinvolti, anche se penso che gli estratti di cui sopra diano una buona idea di cosa fossero. Dovrei notare che Whorf prese le distanze dalla posizione comportamentista secondo cui il pensiero è interamente linguistico (Whorf 1956, p. 66). Nella sua versione più estrema 'l'ipotesi di Sapir-Whorf' può essere descritta come composta da due principi associati. Secondo il primo determinismo linguistico, il nostro pensiero è determinato dalla lingua. Secondo il secondo, la relatività linguistica, le persone che parlano lingue diverse percepiscono e pensano al mondo in modo diverso.

Su questa base, la prospettiva whorfiana è che la traduzione tra una lingua e l'altra è quantomeno problematica e talvolta impossibile. Alcuni commentatori lo applicano anche alla "traduzione" del pensiero non equilibrato nel linguaggio. Altri suggeriscono che anche all'interno di una sola lingua qualsiasi riformulazione delle parole ha implicazioni per il significato, per quanto sottile. George Steiner (1975) ha sostenuto che qualsiasi atto di comunicazione umana può essere visto come una sorta di traduzione, quindi la portata potenziale del whorfianismo è davvero molto ampia. In effetti, vedere la lettura come un tipo di traduzione è un utile promemoria del riduzionismo della rappresentazione della riformulazione testuale semplicemente come un determinato "cambiamento di significato", poiché il significato non risiede nel testo, ma è generato dall'interpretazione. Secondo la posizione whorfiana, il "contenuto" è legato alla "forma" linguistica e l'uso del mezzo contribuisce a modellarne il significato. Nell'uso comune, parliamo spesso di diverse formulazioni verbali "che significano la stessa cosa". Ma per quelli di una persuasione whorfiana, come il teorico letterario Stanley Fish, "è impossibile significare la stessa cosa in due (o più) modi diversi" (Fish 1980, p. 32). Riformulare qualcosa trasforma i modi in cui i significati possono essere fatti con esso, e in questo senso, la forma e il contenuto sono inseparabili. Da questa posizione le parole non sono semplicemente il 'vestito' del pensiero.

L'importanza di ciò che si perde nella traduzione varia, ovviamente. Il problema è generalmente considerato più importante nella scrittura letteraria. È illuminante notare come si sentiva un poeta riguardo alla traduzione delle sue poesie dallo spagnolo originale in altre lingue europee (lo stesso Whorf non considerava le lingue europee significativamente diverse l'una dall'altra). Pablo Neruda ha osservato che le migliori traduzioni delle sue stesse poesie erano l'italiano (a causa delle sue somiglianze con lo spagnolo), ma che inglese e francese "non corrispondono allo spagnolo - né nella vocalizzazione, né nella collocazione, o nel colore o nel peso di parole ". Ha continuato: 'Non si tratta di equivalenza interpretativa: no, il senso può essere giusto, ma questa correttezza della traduzione, del significato, può essere la distruzione di una poesia. In molte delle traduzioni in francese - non dico in tutte - la mia poesia sfugge, nulla rimane; non si può protestare perché dice la stessa cosa che si è scritto. Ma è ovvio che se fossi stato un poeta francese, non avrei detto quello che ho fatto in quella poesia, perché il valore delle parole è così diverso. Avrei scritto qualcos'altro '(Plimpton 1981, p. 63). Con una scrittura più "pragmatica" o meno "espressiva", i significati sono generalmente considerati meno dipendenti dalla particolare forma delle parole utilizzate. Nella maggior parte dei contesti pragmatici, le parafrasi o le traduzioni tendono ad essere trattate come fondamentalmente meno problematiche. Tuttavia, anche in tali contesti, si possono riconoscere particolari parole o frasi che hanno una funzione importante nella lingua originale per presentare problemi speciali nella traduzione. Anche al di fuori delle discipline umanistiche, i testi accademici che si occupano di scienze sociali ne sono un esempio.

La prospettiva whorfiana è in forte contrasto con l'estremo universalismo di coloro che adottano la teoria del mantello. L'idea neoclassica del linguaggio come semplice abito del pensiero si basa sul presupposto che lo stesso pensiero possa essere espresso in vari modi. Gli universalisti sostengono che possiamo dire quello che vogliamo dire in qualsiasi lingua e che tutto ciò che diciamo in una lingua può sempre essere tradotto in un'altra lingua. Questa è la base per la confutazione più comune del whorfianismo. "Il fatto è", insiste il filosofo Karl Popper, "che anche lingue totalmente diverse non sono traducibili" (Popper 1970, p. 56). L'uso evasivo di "non non traducibile" è ironico. La maggior parte degli universalisti riconosce che la traduzione può talvolta comportare una certa circonlocuzione.
Gli individui che considerano la scrittura fondamentale per il loro senso di identità personale e professionale possono sperimentare il loro stile scritto come inseparabile da questa identità, e nella misura in cui gli scrittori sono "attaccati alle loro parole", possono favorire una prospettiva whorfiana. E non sorprenderebbe se le posizioni individuali verso il whorfianismo non fossero influenzate da fedeltà al romanticismo o al classicismo, o verso le arti o le scienze. Come ho sottolineato, nel contesto della parola scritta, l'affermazione di "non traducibilità" è generalmente considerata più forte nelle arti e più debole nel caso di articoli scientifici formali (sebbene gli studi retorici abbiano sempre più offuscato ogni chiara distinzione). E all'interno del dominio letterario, la "non traducibilità" era favorita dai teorici letterari romantici, per i quali i significati connotativi, emotivi o personali delle parole erano cruciali (vedi Stone 1967, pp. 126-7, 132, 145).
Mentre pochi linguisti accetterebbero l'ipotesi Sapir-Whorf nella sua forma "forte", estrema o deterministica, molti ora accettano un whorfianismo "debole", più moderato o limitato, vale a dire che i modi in cui vediamo il mondo potrebbero essere influenzati da il tipo di linguaggio che usiamo. Il whorfianismo moderato differisce dal whorfianismo estremo in questi modi:
* l'accento è posto sul potenziale di pensare di essere "influenzati" piuttosto che inevitabilmente "determinati" dal linguaggio;
* è un processo a doppio senso, quindi anche "il tipo di linguaggio che usiamo" è influenzato da "il modo in cui vediamo il mondo";
* qualsiasi influenza è attribuita non al "linguaggio" in quanto tale o ad una lingua rispetto ad un'altra, ma all'uso all'interno di una lingua di una varietà piuttosto che di un'altra (in genere un socioletto - la lingua utilizzata principalmente dai membri di un particolare gruppo sociale) ;
* viene data enfasi al contesto sociale dell'uso della lingua piuttosto che a considerazioni puramente linguistiche, come la pressione sociale in determinati contesti per usare la lingua in un modo piuttosto che in un altro.
Certo, alcuni polemicisti preferiscono ancora la nozione di linguaggio come camicia di forza o prigione, ma esiste un ampio consenso accademico a favore del moderato whorfianismo. Qualsiasi influenza linguistica è ora generalmente considerata correlata non principalmente alle strutture sistemiche formali di una lingua (lingua per usare il termine di Saussure) ma a convenzioni culturali e stili di utilizzo individuali (o parole). Il significato non risiede in un testo ma sorge nella sua interpretazione e l'interpretazione è modellata da contesti socioculturali. Convenzioni riguardanti quelli che sono considerati usi appropriati del linguaggio in particolari contesti sociali esistono sia negli usi "quotidiani" del linguaggio sia nell'uso specialistico. In ambito accademico esistono convenzioni generali e particolari in ogni contesto disciplinare e metodologico. In ogni sottocultura, le convenzioni dominanti sull'uso appropriato tendono a esercitare un'influenza conservatrice sull'inquadramento dei fenomeni. Dal punto di vista della teoria dei media, i socioletti delle sottoculture e gli idioletti degli individui rappresentano una visione sottilmente selettiva del mondo: tende a sostenere determinati tipi di osservazioni e interpretazioni e a limitarne altri. E questo potere trasformativo passa in gran parte inosservato, ritirandosi alla trasparenza.
Marshall McLuhan ha sostenuto in libri come The Gutenberg Galaxy (1962) e Understanding Media (1964) che l'uso dei nuovi media è stata la principale causa di cambiamenti fondamentali nella società e nella psiche umana. Il determinismo tecnologico della sua posizione può essere visto come un'applicazione dell'estremo whorfianismo alla natura dei media in generale. Allo stesso modo, l'estremo universalismo dei teorici del mantello ha la sua controparte mediatica nel mito della neutralità tecnologica (Winner 1977; Bowers 1988). Il mio approccio prevede l'esplorazione dell'applicabilità del whorfianismo moderato all'uso dei media.


view post Posted: 11/11/2019, 14:19 Il mezzo è il messaggio diceva McLuhan - Blog Bakeca
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L’interpretazione del linguaggio umano è da sempre un argomento che ha appassionato linguisti, sociologi e giuristi. Comprendere come e perché il traduttore possa essere considerato una sorta di “traditore” dell’originale messaggio formulato in un’altra lingua per via delle differenti (e a volte quasi impercettibili) sfumature di significato è questione di non poco conto per chi si accinge a scrivere una poesia, un trattato di sociologia o a redigere un scritto difensivo da sottoporre al vaglio di un magistrato. In socio-linguistica almeno due teorie cercano di spiegare perché linguaggio e pensiero possono risultare non esattamente identici e concidenti. La c.d. “teoria dello stampo” di Whorf e Sapir, che pone l’accento sul concetto di comunità linguistica, al cui interno vige un accordo implicito e non dichiarato affinchè la classificazione dei dati e del mondo avvenga in una certa maniera, e la c.d “teoria del mantello” per cui la lingua è soltanto “l’abito del pensiero”, che sarebbe possibile "cambiare" con facilità ogni qualvolta ci si accinge ad un lavoro di traduzione-interpretazione. Ogni atto di comunicazione presuppone una codifica ed una decodifica del messaggio e quindi una sua interpetazione. Mentre la teoria del mantello tende a sminuire e minimizzare gli effetti che un cattivo lavoro di traduzione-intepretazione possa produrre sul piano della comprensione, oltre che del peso delle parole e delle sfumature semantiche ( il che può essere vero se si tratta di tradurre un testo contenente dati oggettivi come ad esempio la relazione tecnica di un consulente scientifico o di un bilancio), la teoria dello stampo tende ad enfatizzare il ruolo della traduzione come perdita di significato per i parlanti di lingue differenti, considerato che la lingua non è un fenomeno astratto ma si costruisce a partire da un mondo ed una comunità linguistica che l’adopera. Ma non solo, la teoria dello stampo indaga anche il fenomeno della codificazione linguistica all’interno di una comunità come causa di conservatorismo comportamentale per tutti i suoi membri, oscillando al suo interno tra una visione più forte e deterministica (a cui ricorrono più di frequentemente coloro che vogliono polemizzare sul divario tra forma e contenuto, significato e significante in termini di relativismo linguistico e incomunicabilità tra due distinte comunità) ed una posizione più soft che invece, pur evidenziando il ruolo dell’interpretazione come atto di traduzione implicito che può collocarsi anche all’interno di una stessa comunità linguistica (G.Steiner, 1975), lascia spazio ad un’influenza meno rigidamente predeterminabile sugli appartenenti di una comunità linguistica. Si tratta di teorie del linguaggio che se studiate in maniera analitica permettono di evidenziare come da un lato l'appartenenza ad una comunità linguistica possa rappresentare una sorta di "camicia di forza o prigione" per la comunicazione (il mezzo è il messaggio sosteneva già McLuhan), dall'altro come il nostro stesso linguaggio e quindi l'interpretazione, pur mediata dai contesti socio-culturali di appartenenza, possa essere rielaborata in base alla nostra personale sensibilità e a ciò che più di simile ad essa vediamo riflesso nel mondo, sino alla creazione di socioletti, dialetti o slang giovanili influenzati per imitazione da movimenti artistico-musicali e spot pubblicitari. Del resto se anche i sostenitori della teoria del mantello (per cui si può tradurre-interpretare universalmente qualsiasi scritto) ammettono che alle difficoltà di traduzione-interpretazione si sopperisce in genere con una circonlocuzione, ricorrendo quindi perlomeno a parole differenti da quelle usate in origine (Stanley Fish), si comprende facilmente perchè la versione più morbida della teoria whorfiana dello stampo sia oggi la teoria maggiormente apprezzata e condivisa all'interno della comunità scientifica.

Esempio di slang giovanile anni '90 davvero al limite della incomunicabilità...



CITAZIONE
Un chico contro tutti a posto
mo hello sto bello io gastro
crucifix Isnefs viene via col
Friskies passami sto a di'
pressami spingimi in play
nei tuoi Technics per il megamix
con il Fritz-beat bella li' badui'
mettimi in giro attip' freesbee
o megli Skunk spliff stecche
ai tempi del libano Piscopo
dedito al pushing in gusci
di cremeria sette g paraa dia
sangue mix e via trip post trip
strippo post strippo Gio' spleen
post spleen splatterring flippo
mo sto freak mostro su hard-disk
o su nastro impasta c'ho TH esco
estro astro minimo fino alla fine
di fino dentro casino fuori Pellino
enuncia pronuncia rappafuncia spacca
blues pappa bumcia chico ecuchame
mo vuoi gabi'? Rinuncia.

Rit.
Sentimi ma non puoi prendermi
credi di conoscermi
e forse finira' cosi'
io sono l'incognita
chiusa dentro l'anima
e non si puo' uccidere
uno gia' fottuto in pieno
e solo come Nemo.

E di fisso mi vedrai in sta
landa quando la vampa blanda
flamba sta branda plana musica
karma calma salva plasma alma-salma
se la realidad si rifrange
in un prisma e' scisma congiura
impostura tale eguale a Giuda
chiodi nella carne cruda sale
sulla piaga nuda evidentemente
l'ingiuria mo trasuda masnada
vada come vada mas que nada uno
continua la sfida messo si divida
undicimila per 365 es mi vida
sfida piu' sfida piu' spinto cit'
e cit' all'accidia ma incidila
e' no-easy ma devo lacero il placet
placebo spasmi di plastica in capsula
cerebro non si piange un chico non si tange.

Rit.

Mo mi sai homo-solo mi senti
sono mo suono mo stono mo vedi di
vedermi amigo chico tio tipo va
da se' gino se no dribblo sfilo
sguillo tiflo streppo geppo jackpot
sangue amo dai mo gremo beccami in
'sto promo psico-cromo un poco loco lobo
strobo chico percepisco tienimi
sopra l'onda sfonda sonda.

Rit.
view post Posted: 18/6/2019, 01:30 La società aperta e gli open space mono-filosofici - Blog Bakeca
il-paradiso-terrestre-2
www.luigialbano.it/il-paradiso-terrestre.html

La nostra carta costituzionale parla all'art. 3 di uguaglianza sostanziale e non solo formale perchè sa bene che non siamo tutti uguali. Ogni testa è un tribunale e se ognuno eleva se stesso a proprio giudice interiore si rischia il conflitto tra giurisdizioni parallele. Per evitare questi conflitti tra uomini Città-Stato si aprono le porte alla religione e ai suoi open space mono-filosofici. Si chiude una società sotto un'unica giurisdizione e si inseriscono dei grimaldelli per forzare le menti degli uomini Città-Stato. Uno di questi grimaldelli concettuali è sicuramente la fede vissuta come mero affidamento ad un Dio taumaturgo-guaritore e panacea contro tutti i mali del mondo.

Parliamo di disturbi mentali che provocano insonnia, di conflitti tra sub-personalità, personalità schizoidi, psicofarmaci, depressione, fantasmi, stati offuscati di coscienza, tossicodipendenze varie ecc. L'Io freudiano, che per definizione non è mai stato padrone in casa propria, apre il portone al grimaldello guaritore della religione, ma può farlo solo con il consenso del paziente, che nel momento in cui riconosce la sua impotenza di fronte alla malattia, apre alle cure omeopatiche e agli effetti placebo. Tremila anni di storia delle religioni per un uomo che non riesce ad essere sciamano guaritore di sè stesso e necessita di aiuto dall'esterno. La professione medica e quella dello psicologo che la anticipa per via della psicosomatica. Mi vengono in mente le parole di un vecchio rapper di nome Kaos che ce l'aveva tanto con i sistemi religiosi, al punto da paragonarli ad una prigione mentale, con annessa cella d'isolamento per l'autoravvedimento del reo (che nel frattempo usciva pazzo per la quarantena subita dalla società).

CITAZIONE
Qua è quarantena contro ogni revisione. Pronto sia all'assoluzione che allo sconto di pena
La punizione è estrema: negarti il diritto Lo schema è prima piegarti, poi farti rigare dritto
Siccome sei il problema devi restare zitto. Abituarti a sta catena che ti ha appena sconfitto
Perché è il sistema che ti ha inflitto 'sta ferita in testa. Solo un tragitto, mi basta una via d'uscita
Questa è la mia vita, l'ho scritto in necrologio. Fine della partita ed ho trafitto l'orologio. Qua ci sono porte che non sempre puoi riaprire. Giochiamo a chi è più forte o a chi ha più voglia di impazzire
Per non sentire il male, le mie prigioni sono un incubo mentale. Tocca di uscire


Il problema è che più il paziente apre a questo aiuto esterno divino e più il suo locus of control si esternalizza, diminuendo il suo senso di autoefficacia e la sua autostima. E un lavoratore con scarsa autostima di sè non sarà mai un ottimo cittadino, o quantomeno sarebbe potuto diventare un cittadino migliore se solo fosse riuscito ad internalizzare i propri demoni interiori. Da un lato perciò la figura medica dell'esorcista, dall'altro agli antipodi quella dello psicologo. Da una lato le filosofie manicheiste cristiane, dall'altro quelle taoiste ed orientalizzanti che puntano tutta sulla composizione degli opposti. Divide et impera, mica solve et coagula. L'impero romano e i suoi scismi mai risolti. Ricordiamo il filosofo Gentile e la sua riforma scolastica tacciata da Gramsci di classismo, ma forse semplicemente ricognitiva di una condizione umana, fin troppo umana, nel senso di portatrice congenita di una debolezza intrinseca e strutturale:

CITAZIONE
La scuola di Gentile innalza l’obbligo scolastico a 14 anni ed istituisce la scuola elementare a ciclo unico. Una volta terminata la prima fase di studi, l’allievo si trova davanti a quattro strade: il ginnasio, quinquennale, che dava l’accesso ai Licei, unica via per l’Università; l’istituto tecnico ; l’istituto magistrale, destinato alla preparazione dei maestri di scuola elementare; la scuola complementare di avviamento professionale, triennale, al termine della quale non era possibile iscriversi ad alcun’altra scuola. Dal punto di vista delle materie, Gentile introduce lo studio della religione Cattolica nella scuola primaria, poiché utile a creare un minimum di spirito intellettuale nelle masse popolari. Nei Licei, invece, compare la Filosofia, affinché le nuove leve della futura classe dirigente fossero dotate di un elevato bagaglio culturale e ideale. Il concetto fondante l’azione Gentiliana è quello secondo cui gli studi, specie quelli secondari, devono essere “Aristocratici, nell’ottimo senso della parola: studi di pochi, dei migliori [...] cui l’ingegno destina di fatto, o il censo e l’affetto delle famiglie pretendono destinare al culto de’ più alti ideali umani. La limitazione delle iscrizioni è propria delle scuole di cultura e risponde alla necessità di mantenere alto il Livello di dette scuole chiudendole ai deboli e agli incapaci” E’ quindi una scuola classista, borghese, censitaria, che preclude alla gran parte del popolo l’accesso all’istruzione secondaria ed all’Università, quella partorita dalla mente del filosofo siciliano.

Quanto l'educazione possa influire sul miglioramento della natura umana e quanto invece sia imputabile ad una malvagità intrinseca innata e non rieducabile non ci è dato saperlo con esattezza. Fatto sta negli open space si ostenta la libertà di scelta, ma alla fine si ricerca il consenso con i soliti metodi del marketing e dei suoi vuoti interiori da colmare. La musica aiuta molto a rendere il clima meno noioso e perciò deprimente. Si resta tuttavia ben lontani dalla filosofia intesa come unica scienza che svincolata da un servire immediato e pratico della vita umana, si rivela fondamentale per servire l'uomo agendo sul suo spirito critico e la sua autonoma capacità di problem solving. Un minimo spirito intellettuale nelle classi popolari forse occorrerebbe coltivarlo a prescindere dalle concrete possibilità di successo. Il rischio è quello di rimanere inchiodati ad un società chiusa antica che non potendo permettersi troppi uomini Città-Stato per evidenti ragioni di sicurezza ed incolumità pubblica, si inventa il paradiso e la vita dopo la morte, traslando nel Regno di Dio le speranze moribonde di una società troppo attaccata al suo passato per costruire il suo futuro. Ma forse questo non è un rischio, è una opportunità per alcuni.

CITAZIONE
Nei testi dei filosofi greci, Popper trova la prova della "chiusura" delle società antiche, società in cui gli interessi dell'individuo sono soggetti agli interessi del gruppo. Il passaggio dalla "società chiusa" alla società aperta è avvenuto per gradi ed ha coinvolto molte generazioni. Il progresso appare tutt'altro che irreversibile, com'è caratteristica di ogni processo sociale. Nel mezzo c'è stato un cambiamento di atteggiamento che ha coinvolto la percezione che gli individui hanno del proprio universo e del posto che vi occupano. È stata la fiducia nella razionalità dell'uomo a portare la società occidentale a diventare per prima una società aperta, una società che rende libere le facoltà critiche della persona.
https://it.wikipedia.org/wiki/La_societ%C3...e_i_suoi_nemici

Il sonno della ragione genera mostri e così i mostri crescono intorno a noi. A volte quei mostri siamo noi e non ce ne rendiamo conto. L'autocritica ci salverà, forse.. Se solo Socrate non fosse morto invano come quel Cristo in croce qualche domanda in più ce la porremmo. Il sistema dell' equazione Dio-salvezza appare sotto-determinato e per quelli come me esistono infinite soluzioni. Lo strumento della ragione del resto non è utilizzabile da tutti e l'equazione Dio-salvezza resta l'unica equazione possbile per le grandi masse mono-filosofiche.

E perchè mai criticare troppo l'Equazione unica della salvezza??

https://escaperoomtorino.it/il-giudizio-finale/

:o: :o: :o:

Edited by Lapillo+ - 18/6/2019, 02:49
view post Posted: 17/4/2019, 18:03 Locus of control e benessere psico-fisico - Blog Bakeca
the--power-of-an-internal-locus-of-control.png?width=375&name=the--power-of-an-internal-locus-of-control

CITAZIONE
Nel 1954 Julian B. Rotter (https://en.wikipedia.org/wiki/Julian_Rotter), uno psicologo americano, ha definito le basi per lo studio della nostra percezione di influire sugli eventi che ci capitano.

Il “locus” (dal latino “luogo”) del controllo delle situazioni che ci capitano può essere percepito come interno o esterno.

Le persone con Locus of Control esterno sono convinte che gli eventi esterni abbiano una forte influenza sulla loro vita professionale e personale. L’influenza di fortuna, fattori imponderabili, altre persone, viene percepita come la causa maggiore delle cose che capitano. Viceversa, le persone con Locus of Control interno hanno la convinzione di poter influenzare gli eventi che li riguardano.

Questo tipo di percezione influenza notevolmente la nostra vita ed è stata oggetto di molti studi, soprattutto per quanto riguarda l’ambito lavorativo (e scolastico).

...

Baron e Ganz (1972) teorizzano il legame tra il locus of control e la motivazione intrinseca ed estrinseca.

La motivazione estrinseca avviene quando ci si impegna in un’attività per ottenere ricompense esterne all’attività stessa, come ricompense economiche, riconoscimenti, evitare punizioni, ecc.

La motivazione intrinseca avviene quando ci si impegna in un’attività per il piacere e la gratificazione legati all’attività stessa.

Numerosi studi dimostrano come la motivazione intrinseca sia predittiva della produttività più di quella estrinseca: il piacere vale più dei soldi!
...

L’effetto di un complimento su di una persona che crede di poter controllare gli eventi può aumentare la motivazione legata al piacere di fare quell’attività, al contrario, lo stesso complimento verso una persona che si sente in balia degli eventi, riduce ulteriormente la motivazione legata al piacere.

Il concetto è che chi ha un locus of control esterno viene influenzato in maniera negativa dal complimento perché sposta ulteriormente verso l’esterno la percezione del controllo.

www.culturainimpresa.com/403/


http://btr.michaelkwan.com/2009/04/20/inte...cus-of-control/


CITAZIONE
è stato individuato che un locus on control esterno è associato con il mantenimento di comportamenti non salutari come il tabagismo, la poca attività fisica e un’ alimentazione poco sana. Sempre il LOC esterno
è stato associato a rischio di problemi comportamentali durante l’adolescenza (Liu, Kurita, Uchiyama, Okawa, Liu, & Ma, 2000). Inoltre è stato rilevato che il locus esterno è correlato con un più alto livello di stress (Roddenberry & Renk,2010), un maggior sensod’impotenza di fronte al dolore (Härkäpää, Järvikoski & Vakkari, 1996), un peggioramento delle capacità di adattamento successivamente ad un evento critico (Kilmann, Laval, & Wanlass, 1978) e un minor livello di benessere soggettivo (Karatas & Tagay, 2012).

Dall’altra parte il locus of control interno è stato correlato con numerose modalità di fronteggiamento (coping) positivo ed un maggior livello di ottimismo (S Guarnera, RL Williams 1986)

www.academia.edu/9401228/La_relazi..._di_disoccupati

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CITAZIONE
Ilconcetto di controllo personale può essere suddiviso in due livelli:alto e basso... (e medio)

Gliindividuiinpossessodiunaltolivellodicontrollo hanno,dibase,lacomunecaratteristicaditrascorrereunavita
connotatadaunamigliorequalitàrispettoaglialtri.
Talequalitàèdeterminataadesempiodalfattodiavererapportiinterpersonalipiùstabili,
dall’avereallespalleunafamigliamoltounita,daiminoriproblemiemotivichedevonoessereaffrontatierisolti,
essendoquestiindividuimenomanipolabilidallecircostanze,
odalfattodiavereunastimaedun’accettazionedisémoltoalta.
Avendomaggioricapacitàdievitareeventiindesideratie,sepresenti,piùcompetenzanelgestirli,
sonomoltopiùimmuniall’ambientechelicirconda,rispondendorapidamente ed efficacementeaicambiamentie
reagendorazionalmentedifronteaprodottidaacquistare.
Sonoinoltreottimi“problemsolver”,ottimistiecomplicidisestessi,capaciquindidimantenerecosì
unasituazionedibenesseregenerale.Unindividuoconunbassolivellodicontrollo,puòinveceavervissutoesperienze
traumatizzantiche,minacciandol’equilibriopreesistente,neabbassanoledifese
eaumentanoilbisognodiforzenecessariepermantenereuncontrolloadeguato.

Talepercezionepuòderivaredadiversifattori,qualiadesempioazioniattuatedalmercatostesso,comel’esaurimento
dideterminatiarticolimoltoricercati;dallasceltadiimporreprezzitroppoaltiedallecaratteristicheproprie
deltargetdiriferimento;
oancoradafattoriesternialcontrollodelmercatocomeattacchiterroristi,gravirecessionieconomicheo
disastrinaturalioambientali(KeishaM.Cutright2011).
Questiindividuisiritrovanospessoadoverricercareuncontrollosecondarionell’ambienteincuivivono,
nellecosechefannoe,comeaccennatoinprecedenza,nellecosechecomprano.
Neidiversiambitiincuilostudiodelcontrollopersonalehaeffettirilevanti,èemersocome,
nbaseallivelloposseduto,vengonopresedecisionidifferenti.

Adesempio,inunascuola,glistudentidotatidiunaltolivellodicontrollopersonale
preferisconoavereprogrammidistudioliberiincuipossono,autonomamente,definireirisultatidavolerraggiungere;

glistudentidotatidiunlivellopiùbasso,alcontrario,preferirannoprogrammiconobiettivigiàassegnatiebendefiniti,
perridurreilfattoredirischiochepotrebbepresentarsiechenonsarebberoingradodigestire

Ilpassaggiodaunlivelloall’altro,repentinoogradualechesia,puòavvenirecosìrapidamente
danonaccorgersenesenzaanalisiapprofonditeepuntuali;èperquestocheesistonoindicidimercato
chesvolgonoilruolodisensoriesonoingradodimostrarneglieffettisullesceltediconsumo
moltopiùrapidamenteefacilitando icompiti del management.

https://tesi.luiss.it/18047/1/185981_MOLINARA_ELISABETTA.pdf

AngelVamp-10-human-90-stress

CITAZIONE
Lo stress è una risposta biologica e psicologica che si sperimenta incontrando una minaccia alla quale sentiamo di non avere le risorse sufficienti per affrontarla.
Uno “stressor” è uno stimolo (o una minaccia) che è causa di stress, come ad esempio, un esame, una separazione, la morte di una persona cara, un trasloco, la perdita del posto di lavoro.
...
Lo stress può essere positivo o negativo, a seconda del livello di risposta ai fattori di stress che incontriamo. Lo stress negativo (o di-stress) è lo stress che è fuori dal nostro controllo. Tuttavia, quando siamo esposti solo a stress lieve o moderato, siamo in grado di sperimentare il lato buono dello stress, che include il miglioramento della creatività,l’efficienza nei processi d’apprendimento,l’aumento delle performance lavorative, ecc

Secondo Lazarus e Folkman (1984), lo stress è un processo bidirezionale, che prevede da un lato i fattori di stress provenienti dall'ambiente e dall’altro la risposta dell’individuo sottoposto a questi fattori.
Sempre secondo l’autore una persona compie una valutazione cognitiva della situazione problematica in due fasi. Nella fase di valutazione primaria, un individuo tende a porre domande del tipo: "Che cosa significa questa situazione?", "Come mi può influenzare?" accompagnate da risposte tipiche a queste domande che sono : "Questo non è importante", "Questo è buono", "Questo è stressante".
Dopo aver risposto a queste domande, nella seconda parte della valutazione cognitiva è fondamentale classificare se lo stressor o la situazione rappresenta una minaccia, una sfida o un danno. La valutazione primaria è influenzata dallo stato emotivo e dallo stile attributivo. Nella valutazione secondaria il soggetto valuta le sue possibilità di fare fronte allo stressor. Pronunciando frasi come: "Posso farlo se faccio del mio meglio", "Cercherò di capire se le mie probabilità di successo sono alte o no", "Se questo fallisce, posso sempre provare un altro metodo" indica di aver utilizzato valutazioni secondarie

...

alcune persone sono più resistenti allo stress e meglio in grado di far fronte ad esso rispetto ad altri. Questo è in parte dovuto al fatto che alcune persone hanno una serie di caratteristiche di personalità che li proteggono dagli effetti dello stress. Gli psicologi chiamano tutto questo
“personalità stress-resistente”.
Una ricercatrice nel campodell’“hardiness”è la psicologa Susan Kobasa. Alla fine del 1970 ha svolto uno studio su un gruppo di dirigenti che si trovavano sotto forte stress.
Al termine dello studio, quando i dati sono stati analizzati, ha scoperto che alcuni tratti di personalità proteggevano sia dirigenti che responsabili dallo stress e dagli effetti sulla salute (Kobasa, S. C.1979). Questi tratti di personalità resistenti allo stress sono:

1. Impegno (Commitment): Quando ci si impegna per qualcosa tendiamo ad essere motivati e a mettere in atto uno sforzo maggiore. Questo ci può aiutare a trovare piacevolezza e senso alla nostra vita.

2. Controllo (Control): ci sono fondamentalmente due tipi di controllo, interni ed esterni, e questi possono acuire o ridurre una situazione stressante.

3. Sfida (Challenge): consiste su come noi percepiamo gli eventi che si verificano nella nostra vita; vedendo cioè le nostre difficoltà come una sfida piuttosto che come una minaccia e accettando che l'unica cosa nella vita che rimane costante è il cambiamento


Albert Bandura ha coniato il termine "auto-efficacia" per descrivere le credenze interne della gente circa la loro capacità di avere un impatto sugli eventi che riguardano la loro vita. Nel contesto dello stress,
l’auto-efficacia descrive le vostre convinzioni circa la capacità di gestire situazioni stressanti. Una grande quantità di ricerche hanno dimostrato che chi possiede alti livelli di auto-efficacia tende a diminuire
l’effettopotenzialmente negativo degli eventi stressanti, aumentando il senso di controllo

Secondo gli psicologi Richard Lazarus e Folkman Susan con il termine coping ci siriferisce agli sforzi cognitivi e comportamentali dell’individuo, mirati alla gestione di situazioni stressanti, che comportano percezioni di minaccia, perdita e sfida.

Tipicamente sono state individuate tre macro categorie
(Endler & Parker 1990):

Il coping centrato sul problema (Problem-focused coping)è definibile come una strategia di fronteggiamento comportamentale e rientrano in questa tipologia, peresempio, la ricerca di aiuto e l’agire direttamente in una situazione difficile. Siconcentra nel definire il problema, la pianificazione, la ricerca di soluzioni di alternative, il pesare i costi e benefici di vari scenari e soprattutto l’azione.
Con il coping centrato sul problema si cerca di esercitare un controllo e trovare una soluzione (Lazarus & Folkman, 1984) ed è utilizzato, prevalentemente, in situazioni in cui l’individuo valuta le condizioni problematiche come modificabili

Il coping centrato sul problema sembrerebbe essere quindi una strategia più efficace nella gestione di situazioni stressanti in qualche modo modificabili (come ad esempio i
conflitti relazionali) o nella diminuzione degl’e
ffetti negativi verso la propria salute e benessere (Folkman & Moskowitz, 2004). Lazarus and Folkman (1984) hanno poi definito

Ilcoping centratosull’emozione( Emotion-focused coping)come un processo cognitivo che consiste, per esempio, nelpensiero positivo e nell’espressione dell’emozioni il cui obiettivo è quello di tollerare le
situazioni stressanti. Tale processo è prevalentemente una strategia di riduzione dello stress che pare rilevarsi utile per quellesituazioni in cui non c’è nulla da fare nei confronti dello stressor ed è
spesso utilizzata in quelle situazioni in cui le persone non possono modificare le condizioni ambientali. Tale tipologia di coping è centrata sulla persona e pone il proprio focus d’attenzione sulle risposte emotive, sulla preoccupazione per se stessi e sulle reazioni sviluppate a livello di fantasia.
Il coping centrato sull’emozione sembrerebbe essere efficace in quelle situazioni dove gli stressor non sono modificabili (Lazarus & Folkman 1984). Nella misura in cui migliorerebbe il livello di confort piuttosto che ridurre lo stress di per sé sembrerebbe essere una strategia meno efficace per fronteggiare lo stress rispetto al coping centrato sul problema. In generale, il coping centrato sull’emozione sembrerebbe essere in relazione negativacon la salute dell’individuo e il suo benessere (Penley et al., 2002). Alcuni ricercatori hanno individuato una terza strategia di coping,

ilcoping centratosull’evitamento(avoidance-focused coping), con il quale le persone tentano semplicemente di schivare il problema sperando magari che il tempo lo risolva autonomamente (Endler & Parker, 1990, 1994). Più in generale il coping centratosull’evitamento, che alcuni indicano essere un sottotipo di coping centrato
sull’emozione, sembrerebbe funzionare discretamente in quelle situazioni pococontrollabili. Alcuni esempi sono: distrarsi guardando la TV o leggendo un libro, cercando attività di svago o di tipo sociale, fino al uso di droghe o alcolici.
La ricerca attiva del lavoro è una modalità di coping centrata sul problema che è particolarmente critica per i disoccupati che sono alla ricerca di un nuovo lavoro. Una meta-analisi ci indica che la ricerca attiva è un importante e un positivo predittore di riassunzione (Kanfer et al., 2001). A prima vista, si potrebbe supporre che l'attività di ricerca del lavoro sia associata ad un miglior benessere psicologico durante la disoccupazione in quanto cercando lavoro ci si sente come se si stesse facendo qualcosa di propositivo per ottenere un nuovo lavoro.

Eppure, alcune ricerche suggeriscono che sel’attività di ricerca è troppo intensa rischia di essere accompagnata da una diminuzione della salute psicologica; la ricerca del lavoro è spesso un processo scoraggiante, pieno di rifiuti ed incertezza. in particolare per quelle persone che perseverano nella ricerca senza successo. (McKee-Ryan F et al 2005, Warr et al. 1988). Altre modalità di coping centrate sul problema (ad esempio rivedere le proprie competenze lavorative, lavorare sul proprio assetto finanziario, partecipare a corsi di formazione) e coping centrato sulle emozioni (ad esempio cercare supporto sociale o ricordarsi che perdere il lavoro non è la fine del mondo) sembrerebbero possano aiutare a ridurre la sensazione di stress percepito a seguito della perdita del lavoro.

un basso livello di benessere potrebbe stimolare l’individuo a mettere in atto strategie di coping, come anche farlo restare in una situazione di stallo quando non si sentisse di essere sufficientemente capace di affrontare la situazione. Inoltre la relazione tra coping e benessere potrebbe dipendere dagli obiettivi stessi del coping (Prussia, Fugate, & Kinicki, 2001).


In linea generale è possibile sostenere l’idea originale di Lazarus e Folkman secondo i quali le strategie di coping attivo sono positivamente correlate con lo stato di benessere.
......
si potrebbe pensare che sia proprio il locus of control esterno ad influire sul mantenimento dello stato di disoccupazione. Detto in altre parole, il locus of control esterno sarebbe la causa e non l’effetto del perdurare della disoccupazione.
Chi ha un locus of control interno utilizzerebbe strategie di coping prevalentemente
“orientate al problema” ed “all’attitudine positiva” a differenza di chi ha un locus of control esterno che prediligerebbe “strategie di evitamento".
Il locus of control esterno risulta essere positivamente correlato con le strategie di evitamento mentre nel versante opposto il locus of control interno è positivamente correlato col l’orientamento al problema e l’attitudine positiva.

www.academia.edu/9401228/La_relazi..._di_disoccupati

procrastinare1

CITAZIONE
Trice e Milton (1987) hanno trovato che i procrastinatori hanno un maggiore locus of control esterno rispetto ai non procrastinatori, mentre Rothblum, Solomon e Murakami (1986)88 hanno trovato che i procrastinatori avevano una maggiore probabilità , rispetto ai non procrastinatori, di attribuire il successo degli esami a fattori esterni.
Un’altra variabile indagata in relazione al locus of control ed alla procrastinazione è il perfezionismo, inteso come una caratteristica della personalità che induce nelle persone il desiderio di essere impeccabile, la paura dell‟imperfezione, la valutazione degli errori come difetti personali e la considerazione della perfezione come l’unica strada per l’accettazione personale91. Da una parte, cercare di essere perfetti genera insoddisfazione, dall’altra può essere un modo attraverso cui la persona può migliorare diversi aspetti della sua vita. Generalmente, il perfezionismo tende ad essere visto in un contesto negativo; tuttavia, è possibile individuare due aspetti del fenomeno in questione: il perfezionismo può essere adattivo o disadattivo. Gli aspetti adattativi del perfezionismo hanno effetti positivi nella vita delle persone (ad esempio, per raggiungere gli obiettivi personali, per aumentare gli standard di vita, l’ordine, l’autosufficienza, il rispetto di sé, ecc..) mentre gli aspetti disadattivi hanno una influenza negativa nella vita umana (ad esempio, ansia, preoccupazione, procrastinazione, pressione, aggressività, rabbia, ecc..)92. In realtà, in ogni persona, la tendenza ad essere perfetta è innata. Accade però che questa si modifica nel corso della vita, in relazione non solo all‟ambiente ma anche alla persona stessa. La relazione tra locus of control e procrastinazione è stata indagata soprattutto in ambito universitario dal momento che, da diversi studi95, è emerso che circa il 95% degli studenti universitari procrastina puntualmente il completamento delle tesine

Un altro studio condotto da Brownlow e Reasinger (2000) ha mostrato che le variabili in questione sono strettamente connesse. In particolare, i risultati hanno rivelato che la scarsa motivazione estrinseca, insieme al perfezionismo (per le donne, in particolare) ed al locus of control esterno, hanno contribuito alla tendenza a ritardare le attività della scuola. I “bassi procrastinatori” accademici sono stati più motivati da entrambe le forze interne ed esterne rispetto agli “alti procrastinatori” ed hanno considerato i compiti accademici meno avversivi in generale. Inoltre, gli alti procrastinatori attribuiscono i loro successi a fattori esterni (il contesto e la fortuna), riconoscendo che fanno poco per contribuire ai loro risultati accademici, quando questi si verificano. Questi risultati suggeriscono che la motivazione ed i fattori di personalità contribuiscono alla procrastinazione accademica.

Articolo di Nicoletta Caruso tratto da
www.igorvitale.org/2017/04/16/dedic...lpa-agli-altri/

https://slideplayer.com/slide/9084935/

Edited by Lapillo+ - 17/4/2019, 19:23
view post Posted: 16/3/2019, 23:24 Oltre la crisi: Diritto amministrativo ed economia a confronto. - Blog Bakeca
Oltre la crisi: Diritto amministrativo ed economia a confronto. Relazione sui dibattiti del 19 e 20 novembre 2018, tenutisi presso l’Aula Magna della facoltà di Economia di Catania.


I sessione. Equilibrio di bilancio e discrezionalità amministrativa.

La relazione del prof. Pignataro si è soffermata sulla lettura degli articoli 81 e 97 della Costituzione a seguito dalla recente modifica costituzionale, sostenendo la tesi che nulla è sostanzialmente cambiato. La versione originaria dell’art. 81. Cost., infatti (per cui ogni legge che impone maggiori spese deve prevedere le fonti per farvi fronte. E per cui con il bilancio non si possono introdurre nuove spese) sostanziava già il principio del pareggio di bilancio, oggi introdotto anche formalmente in Costituzione. L’equilibrio di bilancio e il pareggio di bilancio sono la stessa cosa per gli economisti. Mentre gli amministrativisti contestano ciò, legandosi alla prospettiva per cui il pareggio di bilancio non consenta di fare spesa in deficit. La copertura finanziaria delle leggi può essere assicurata anche dall’indebitamento. A dircelo è stata in passato la Corte Costituzionale, che ha però ha così aperto ad processo di indebitamento pubblico che ha portato alla situazione attuale. Il debito pubblico alimenta la sfiducia dei creditori, degli acquirenti dei titoli di Stato e soprattutto degli investitori esteri. L’amministrazione deve mirare al pareggio di bilancio, ma deve farlo attraverso una programmazione pluriennale. Occorre valutare la sostenibilità della programmazione per la tutela dei risparmiatori e degli investitori internazionali. Sono problemi nazionali di cui occorre prendere sempre più consapevolezza alla luce dei gravi dissesti finanziari che coinvolgono i nostri enti locali.
Le conseguenze economiche delle decisioni pubbliche.
Il problema costituzionale dell’intervento pubblico nell’economia è affrontato dai professori Cellini e Lazzara. La Costituzione prevede la tutela del risparmio e quindi la l’ammissibilità dell’accumulo di capitale all’art. 47. Il problema dell’intervento pubblico nell’economia è sempre stato il seguente: viene prima l’economia e poi le regole? O viceversa prima le regole e poi l’economia? Al prof. Lazzara ha fatto da controcanto il prof. Cellini che ha parlato di leggi naturali dell’economia, della loro durezza, la cui ignoranza ha provocato storicamente dei guai. Citando Adam Smith ne “la ricchezza delle nazioni” il professore ci ha invitato a riflettere. Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse. Non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro interesse personale” E’ un principio valido in ogni epoca che sta alla base dell’economia di mercato. Tuttavia come non tutti gli individui acquisiscono l’autonomia morale, così non tutte le società s’innalzano al senso del bene comune e dello Stato, indentificato nell’economia di mercato in grado di autoregolarsi da sé come baluardo storico del pensiero neoliberale.



II sessione
Il Prof. Aristide Police affronta il tema dell’equilibrio di bilancio e della discrezionalità amministrativa, toccando scottanti problemi politici senza però cascarci dentro. Il problema politico è quello della discrezionalità amministrativa in tema di scelte di bilancio rigorose, che si interseca a stretto raggio con le problematiche dell’economia del benessere e dell’equa distribuzione del reddito. Si tratta di problematiche da sempre per definizione prive di una soluzione univoca e condivisa. Entrano in gioco i problemi della progressività dell’imposizione fiscale di cui all’art. 53 della Costituzione e della Costituzionalità di proposte politiche anti Flat tax, che vadano a compensare eventuali deficit di bilancio pubblico mediante il ricorso alla solidarietà sociale. La soluzione al problema delle risorse, ci dice il professore Police, non va cercata in strumenti di finanza creativa, ma nella gestione politica delle risorse. Basta solo volerlo e prendere una decisione, in un senso o nell’altro.
Il prof. Caserta affronta il tema dei migranti politici e di quelli economici.
Per farlo usa il teorema di Coase, parlando dell’equivalenza sostanziale tra intervento pubblico e soluzione di mercato. Il teorema di C. è un tentativo di dimostrare come, attraverso il mercato si possa giungere a un'efficienza, intesa come somma netta del benessere sociale superiore rispetto a quella che si può ottenere con l'intervento o di altre regolamentazioni. Per Coase in assenza di costi di transazione, tutti i modi in cui un governo può allocare inizialmente delle proprietà sono ugualmente efficienti, perché le parti interessate contratteranno privatamente per correggere ogni esternalità. Come corollario, l'enunciato implica che, in presenza di costi di transazione, un governo può minimizzare le inefficienze allocando inizialmente le proprietà alla parte a cui assegna maggiore utililità. Il divieto di emissione nell’atmosfera sanzionato dallo Stato equivalente a disciplina di risarcimento per danno provocato al vicino. Il teorema tuttavia fa molto discutere perché sostiene che l'intervento dello stato, per trovare una soluzione efficiente alle esternalità (come ad esempio l'inquinamento), sarà sempre fallimentare e che il mercato, se lasciato libero, sarà da solo in grado di risolvere questi problemi, contrattando l'esternalità come un bene qualsiasi secondo la legge della domanda e dell’offerta, purché i diritti di proprietà siano ben definiti e quindi sia possibile creare un normalissimo mercato delle esternalità.
L’esperimento di Becker è altro argomento utilizzato dal prof. Caserta per affrontare il tema dei migranti politici e di quelli economici. Becker nel 2006 ha notato come a causa di politiche inadeguate, gli Stati siano essi stessi causa di un’immigrazione illegale amplificata dalle stesse restrizioni all’ingresso e alla regolarizzazione poste per limitare l’accesso dei flussi migratori. Egli vuol fare del diritto all’immigrazione un diritto monetizzabile. La compravendita di questo diritto, sembrerebbe creare una reale scissione tra chi emigra per necessità (ad esempio dalle persecuzioni politiche) e chi invece emigra per ragioni economiche (come se le ragioni economiche non fossero comunque una necessità, che escludono di fatto una scelta del tutto legata alla razionalità). Inoltre, sempre secondo Becker la monetizzazione di questo diritto aumenterebbe la qualità e la quantità dell’integrazione dei migranti. Un’alternativa, definita “meno rivoluzionaria” dallo stesso Becker, sarebbe quella di negare l’accesso alle cure mediche e all’istruzione e di mettere all’asta un numero definito di visti, cosa che si ripercuoterebbe sulla natura degli immigrati, sulle loro caratteristiche socio-economiche di rifugiati e profughi e quindi sarebbe una garanzia, per assicurarsi contro il freeriding dei migranti irregolari.
Secondo il prof. Corso manca nel ragionamento del prof. Caserta un qualche riferimento alla realtà. Si potrebbe avere l’impressione che solo i più giovani e i più audaci emigrano. Che poi sono quelli che sono capaci di pagare il reddito più alto per il fisco. Un giurista dovrebbe sempre ricordarsi del fatto che il globo terrestre è diviso in Stati, delimitati da confini e che uno degli attributi della sovranità è di aprire i confini oppure di chiuderli. Non è che perché ci sono i diritti umani dobbiamo accogliere chiunque. Trump è criticabile per molti aspetti, ma non per questo.

I beni culturali
Si è parlato di beni culturali con la prof.ssa Tiziana Cuccia e la professoressa Maria Cristina Cavallaro. La prof. Cuccia ci ha ricordato la nozione economica di bene pubblico e del differente concetto giuridico. La nozione economica del bene pubblico implica che il consumo di un bene pubblico da parte di un certo individuo non comporti l'impossibilità per un altro individuo di consumarlo nello stesso tempo. Da qui il c.d problema del freerider, dato che è difficile o impossibile impedirne la fruizione di un bene pubblico ai soggetti che non hanno pagato per averlo. Tali difficoltà sono normalmente affrontate e risolte tramite l'intervento pubblico nell'economia. Questa soluzione è stato oggetto di critiche, dato che alcuni argomentano che possa condurre alla produzione di beni pubblici in quantità eccessiva. I beni culturali secondo le scienze giuridiche possono appartenere alle pubbliche amministrazioni a titolo di proprietà pubblica. In base all’art. 42 della Costituzione infatti la proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi previsti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale. La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità). Nell’art. 43 Cost sono inoltre stabiliti dei limiti alla proprietà privata, considerato che a fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale. Secondo l’art. 119, comma sesto, inoltre i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i principi generali determinati dalla legge dello Stato. I principi di buono andamento e imparzialità di cui all’art. 97 della Costituzione comportano una serie di obblighi per l’amministrazione nel momento in cui la stessa deve deliberare la destinazione d’uso dei propri beni. A seconda dell’uso prescelto per un tale bene, infatti, viene in rilievo un diverso statuto proprietario. Le res comune omnium (il mare, l’aria, l’etere); I beni a fruizione collettiva(il lido del mare, le strade);I beni destinati all’uso da parte delle pubbliche amministrazioni (beni della difesa nazionale); I beni privati delle pubbliche amministrazioni (patrimonio immobiliare); I beni privati sottoposti a vincoli pubblici (culturali, paesaggistici ecc.). Nel caso di beni privati sottoposti a vincoli pubblici ci troviamo spesso di fronte a casi di cattiva gestione e scarsa valorizzazione che non riescono a ad essere adeguatamente sfruttati per incrementare i flussi turistici e l’occupazione. E’ compito dell’economista collaborare attivamente con il giurista per la costruzione di una visione congiunta della nozione di bene culturale.

I contratti pubblici
Se ne è parlato tra la professoressa Rizzo e il professore ed economista Perfetti. Mentre in passato l'amministrazione pubblica aveva il dovere di agire attraverso i propri poteri d’imperio, che si estrinsecavano in atti unilaterali della P.A., oggi è indiscutibile che la stessa P.A. possa realizzare dei fini pubblici anche mediante il ricorso all’esercizio di poteri contrattuali di natura privatistica. Anche quando agisce iure privatorum per stipulare un contratto di diritto privato, tuttavia la P.A. non è mai completamente libera di formare la propria volontà, ma deve porre in essere una procedura che dia evidenza dell'interesse pubblico sotteso alla scelta negoziale operata, nel rispetto dei tradizionali principi di imparzialità, buon andamento e trasparenza dell'azione amministrativa. Si tratta di un fenomeno rilevante che ha da sempre offerto la possibilità ed il rischio di corruzione per l’amministrazione in caso di collusione con le imprese private appaltanti. Il diritto europeo vi ha fatto di recente capolino,. A partire dal 1970 sono state emanate delle direttive in tema di Public procurement, cioè delle commesse pubbliche, per cui si impone l’apertura anche alle imprese straniere. La libera concorrenza, da “politica” della Comunità europea, è divenuta vero e proprio “principio” generale dell’ordinamento comunitario che incide in modo vincolante sui sistemi giuridici degli Stati membri: l’art. 4 del Trattato istitutivo della Comunità prevede che le politiche economiche e le regolazioni giuridiche della Comunità e dei suoi Stati debbano “conformarsi” al “principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza”. L’autorità di vigilanza sulle commesse pubbliche è così diventata Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM). l’Autorità anticorruzione. L’AGCM offre alle imprese due tipi principali di rimedi nei casi in cui la concorrenza sia ostacolata o impedita nelle procedure di appalto pubblico. Il primo tipo di rimedio è nei confronti delle stazioni appaltanti, affinché adottino bandi idonei a favorire e a non ostacolare la concorrenza effettiva tra imprese. Il secondo rimedio è verso quelle imprese che, utilizzando il loro potere di mercato, concludono accordi tra loro per stabilire insieme offerte o per ripartire lotti di mercato. La giurisprudenza dei giudici amministrativi ha contribuito a potenziare l’apertura dei mercati nazionali degli appalti e a garantire la massima partecipazione delle imprese degli Stati membri della Comunità alle procedure di selezione a parità di condizioni, talora richiamando anche l’operato dell’AGCM stessa.

III sessione. Federalismo, giustizia e diritti finanziariamente condizionati.
Il professor Guccio e il prof. Piperata hanno affrontato il tema assai spinoso della spesa sanitaria. Il sistema sanitario è stato modificato radicalmente nel 1992 e nel 1999. Negli anni ‘90 ricordiamo infatti la riforma bis legge 502/1992 e ss. modifiche e la l. 517/1993. Tra i principi ispiratori di quelle riforme ricordamo l’aziendalizzazione delle USL che diventano ASL e degli enti ospedalieri che diventano aziende ospedaliere. Si introducono principi di managerialità con obiettivi da raggiungere e tutela della concorrenza tra pubblico e privato. Si introduce il sistema tariffario e come negli Usa ogni prestazione viene associata a dei costi standard al fine di aumentare l’efficienza. Si introduce l’accreditamento degli operatori privati. Si ha la riduzione del numero delle USL e spostamento delle relative competenze di controllo dal livello comunale a quello regionale cui viene affidata l’intera programmazione sanitaria regionale.
Le ASL vengono dotate di personalità giuridica e autonomia gestionale. L’Obiettivo è quello di garantire livelli di assistenza uniformi a tutti i cittadini. L’assegnazione delle risorse finanziarie avviene in funzione del FSN il cui ammontare è stabilito dalla legge finanziaria e distribuito alle Regioni in base alla quota capitaria (rapporto tra popolazione residente e consumi sanitari) mentre in passato si ricorreva a criteri di spesa storica. Ricordiamo le modalità finanziamento SSN: contributi sanitari + entrate enti locali.
Con la l. 229/99: viene completato il processo di aziendalizzazione e decentramento. Principali novità della riforma Bindi : Sistemi territoriali (nuovo assetto ASL). La creazione del distretto sanitario di base e l’integrazione socio-sanitaria: comitato dei sindaci, Pat ecc. Viene rafforzato il ruolo di Regioni e Comuni nella programmazione e valutazione dei servizi sanitari. Viene creato il dipartimento di prevenzione. La commissione per l’accreditamento e la qualità dei servizi. Inizia a mutare il rapporto tra medici e SSN. La dirigenza medica e le professioni sanitarie: introdotta della riforma Bindi l’esclusività del rapporto di lavoro della dirigenza sanitaria e delle professioni mediche. Ma con la riforma Sirchia del 2004 tutti i medici possono optare tra attività privata extramoenia e servizio pubblico intramoenia ed incentivi vengono introdotti a favore di quest’ultima opzione.
C’è una medicina privata che opera solo in strutture private e una medicina privata che opera in strutture pubbliche. Il prof. Piperata si occupa del rapporto pubblico-privato mettendo il relazione il tema con quello del ricorso a prestazioni sanitarie all’estero anche in assenza di autorizzazione da parte del SSN. Piperata ha parlato di ricorso alla medicina privata laddove il pubblico non fosse abile ad offrirla, con accollo della spesa al SSN. La Corte costituzionale si è pronunciata in proposito. Questo tipo di prestazioni vanno comunque assicurate, ma questo non significa l’irrilevanza dei costi della prestazione o l’irrilevanza delle risorse. Come la mettiamo con queste spese derivate da sentenze della Corte Costituzionale che non trovano copertura nelle leggi di bilancio? Occorre considerare la diversa struttura dei diritti sociali rispetto ai diritti di libertà. Se la tua libertà personale è limitata, la Polizia interviene e ciò ha un costo per la collettività, anche se spesso non ce ne rendiamo conto. Lo stesso avviene con l’esercizio dei diritti sociali come il diritto alla salute.
Con la l. 56/2000 si compie il primo passo verso l’autonomia finanziaria delle Regioni: si ha l’abolizione dei trasferimenti erariali alle Regioni a statuto ordinario e la rimozione dei vincoli di destinazione dell’IRAP e dell’addizionale IRPEF. Con l’adozione del c.d “patto di stabilità interno” si ha l’assunzione di responsabilità delle Regioni sul rispetto vincoli dei vincoli di finanza pubblica e partecipazione diretta alle sanzioni europee in caso di accertamento di un disavanzo eccessivo. Accordo Stato-Regioni: fissazione di tetti alla spesa farmaceutica, rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), aumento risorse finanziarie in cambio dell’ impegno a ripianare autonomamente i debiti prodotti da ciascun servizio sanitario regionale.
Anche in ambito sanitario si abbandona poi la via dell’autonomia regionale a favore di politiche di accentramento. Si pone problema dell’alternativa tra: Modello divisionale da un lato (distretti sanitari a gerarchia forte e ASL a gerarchia debole) e Modello settoriale a linea gerarchica forte dall’altro. Oggi però ci ritroviamo con due sistemi sanitari differenti in Italia: si acuiscono i differenziali tra i PIL regionali e ciò consente a Regioni come la Lombardia di spendere di più rispetto a Regioni come la Sicilia.





Il Diritto alla giustizia. Prof. Di Vita, Fraccario, Martino

I punti di partenza sono gli art. 24 e 54 della Costituzione. La nostra Costituzione, tra i “diritti inviolabili dell’uomo” riconosciuti e garantiti dall’art. 2, in linea con il principio di uguaglianza dell’art 3, dispone nell’art. 24 che “tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi”, assicurando la difesa in ogni stato e grado del procedimento, lasciando al legislatore ordinario il compito di assicurare sia i mezzi e gli istituti di difesa per i non abbienti, sia la riparazione degli errori giudiziari. Si pone il problema dell’accessibilità dei costi per l’accesso alla giustizia. Si fanno presenti i costi della durata dei processi che allontanano gli investimenti internazionali. Ci lamentiamo che la Francia e la Germania attirino più investimenti stranieri di noi. Per il prof. Pignataro c’è il debito pubblico ad allontanare gli investimenti. Per il prof. Di Vita c’è anche il malfunzionamento della giustizia, anzi il pessimo funzionamento dell’amministrazione giustizia. Mentre la giustizia è in alcuni manuali inquadrata come una funzione pubblica. Per il prof. Fabio Fraccario da alcuni anni la giustizia è definita come un servizio, probabilmente per legittimare la scarsità delle risorse e quindi le restrizioni poste all’accesso alla giustizia stessa. Ma per il prof. Tigano ed il prof. Police le risorse ci sono, il problema è solo di scelte politiche.
Da dove nasce la difficoltà d’inquadramento della giustizia (funzione o servizio)? Dal punto di vista giuridico la sentenza è esercizio di funzioni, dal punto di vista economico la giustizia è un servizio come tanti. La disciplina dello sciopero nei servizi pubblici del 1990, nello stabilire i servizi essenziali, annovera anche la giustizia accanto a trasporti, sanità ecc.

Federalismo fiscale
Ne parlano il prof. Di Caro e il prof. Fracanzani. Dopo la riforma del titolo V della Costituzione tre sono le parole chiave: devoluzione, sussidiarietà e federalismo. Le Regioni devono assicurare i LEP e far fronte a prestazioni erogate esclusivamente sulla base delle proprie entrate. Nonostante gli impegni assunti le Regioni non sono riuscite negli ultimi anni a contenere la spesa regionale, che risulta tendenzialmente crescente all’aumentare dell’autonomia delle Regioni. Il modello di Federalismo fiscale è sulla carta un ottimo metodo per sollevare lo stato centrale dalla gestione di molti settori che potrebbero essere gestiti al meglio dagli enti territoriali. L’Italia però presenta troppe disparità economiche che rendono spesso il Federalismo inapplicabile su tutto il territorio nazionale senza ledere i LEP di cui parlano l’art. 117 e 119 della nostra Costituzione. L’ individuazione dei LEP comporta infatti l'approntamento delle risorse finanziarie necessarie per garantirli; tali coperture dovrebbero gravare tanto sui soggetti tenuti a fornire le relative prestazioni quanto sullo stesso Stato con finalità perequative. È quindi solo con la piena attuazione di quanto indicato nell'articolo 119 che i LEP potranno trovare applicazione in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, garantendo gli stessi livelli nei servizi dell’istruzione, della sanità, delle politiche attive del lavoro e dell’assistenza sociale .

IV Sessione. La semplificazione amministrativa per le libertà economiche
Il tema della semplificazione. La legge 241/90 sul procedimento amministrativo contiene un titolo specifico su questo argomento. Contiene una disciplina dei pareri tecnici. Una disciplina del silenzio-assenso. La segnalazione certificata d’inizio attività (Scia), l’autocertificazione ecc. La semplificazione è’ stata mortificata perché riduce la certezza del diritto o perché c’è una resistenza culturale? La legge Madia prevede che gli atti autorizzativi non possono essere annullati d’ufficio decorsi 18 mesi dalla loro emanazione, salvo ci siano state dichiarazioni o autocertificazioni false accertate con sentenza passata in giudicato. Non è quindi sufficiente che l’amministrazione abbia il sospetto che firma sia falsa per poter annullare un provvedimento in ogni tempo ci dice il prof Corso.
La prof. Sandulli, che sembra ossessionata dalla Scia secondo il prof. Corso, dice che la Scia non fornisce nessuna sicurezza al cittadino, perché dopo di essa l’amministrazione può annullare d’ufficio, se sussistono dei presupposti rigorosi. Presupposti che l’amministrazione spesso ignora con l’avallo del giudice amministrativo. Ma maturatosi il silenzio-assenso l’amministrazione non può più provvedere e il cittadino acquista la sua libertà di agire. E’ lo stesso per la Scia. Dunque non è colpa della Scia ma dell’inosservanza dei presupposti rigorosi a cui essa è rimessa se il cittadino non ha alcuna certezza sulle sorti dell’ attività economica avviata.
Perché si semplifica? Per risolvere un problema ci vuole una legge? (allora sei un giurista) Ci vuole un incentivo? (allora se un economista). La professoressa Cacciavillani ha messo il dito nella piaga. L’ammistrazione italiana è fatta spesso da analfabeti. L’assenza di cultura economica pesa non solo sui burocrati, ma pesa anche nella cultura dei giudici e persino dei giuristi professori universitari come me, conclude il Prof. Guido Corso. Corriamo subito a leggerci un bel libro di politica economica!
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